E io mi porto via il pallone!

Buongiorno,

alla fine Silvio Berlusconi ha deciso di uscire dal PdL spegnendo la luce, e lo sta facendo, giustamente, da padrone di casa: è lui che ha dato vita al partito annunciandone la nascita sul predellino della sua auto blu, è lui che ha invitato chi voleva, è lui che ci ha messo i soldi, l'organizzazione e quanto necessario alla comunicazione (e quanto questo pesi ve lo dice quanto poco state vedendo e sentendo l'un tempo onnipresente ed invadente La Russa. E non rispondetemi "La Russa chi?!??").

E quindi è lui che riporta a casa il suo pallone, deluso dal risultato del campo, con l'intenzione di trovare una squadra diversa almeno nel nome ed in alcuni elementi che hanno dimostrato qualche velleità di giocare secondo moduli diversi. Se gli interessa, vadano a giocare con Follini e Fini, sempre che trovino un campo dove farlo. Con il pallone di Silvio si gioca al gioco di Silvio, adoranti quanto basta.

Di per sè, alla luce anche del fatto che la chiusura delle serrande sul PdL sarà accompagnata dalla riapertura verso il passato futuro di Forza Italia (Forza Italia 2.0? Nuova Forza Italia? Forza Nuova Italia?... boh!, si vedrà come dovremo considerarla) non è una notizia degna di un commento o di una riflessione. E' qualcosa di talmente evidente da essere (almeno temporaneamente) registrato persino da un Pigi Battista che al PdL non ha mai e poi mai fatto mancare la sua personale patente di partito moderato.

Purtroppo d esser degno di nota è piuttosto il fatto che oltre metà dell'elettorato italiano afferisce a due partiti (PdL / FI e M5S) la cui esistenza e la cui linea politica sono strettamente legate agli umori ed alle vicende del loro solo fondatore, privi di qualsiasi elaborazione politica interna e di alcun reale dibattito sulle sorti del Paese davanti alla figura incombente del Leader.

E, contemporaneamente, un ulteriore terzo dell'elettorato afferisce invece ad un partito, il PD, in cui il continuo dibattito interno non solo non ha sinora portato ad un progetto politico condiviso internamente, ma sembra destinato ade essere anch'esso, alla stregua degli altri due, in procinto di affidarsi mani e piedi ad un Leader altrettanto venerato e carismatico degli altri due (1), con il prevedibile corollario della morte della democrazia interna a favore di un  tifo malsano che ha già pesantemente ferito la sua credibilità.

A mia memoria la democrazia italiana non è mai stata peggio, e questo merita ben più di una riflessione.

Ciao

Paolo

(1) Non foss'altro che per il fatto che agli altri candidati è sottratta dai media ogni visibilità.

10 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

credo che il maggior danno portato dal berlusconismo al Paese sia aver ridotto in questo stato la politica.

Trent'anni di educazione al peggio dalle sue televisioni e vent'anni di delegittimazione delle istituzioni, unite al disinteresse per il declino economico, hanno prodotto una società che detesta non solo i politici, ma anche ciò che essi rappresentano.

Questo è un danno che si rivelerà più grave delle ruberie, dello sputtanamento internazionale e dei teoremi sulle amicizie mafiose.

Saluti

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

in realtà credo che la delegittimazione dell'avversario politico e tutte le sue conseguenze siano iniziate ben prima: PCI e DC si sono trattate pressochè ininterrottamente dal 1948 come nemici e pericoli per il popolo / la democrazia ben prima dell'avvento delle TV di SB.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

non parlo di delegittimazione dell'avversario.

Parlo di B che si è presentato con successo estremo come altro rispetto alla politica e alle istituzioni.

Non nasce forse lì tutto il bestiale pensiero unico per cui si addebita alla politica - indistintamente per di più - ogni male del Paese?

E non è questo atteggiamento un modo per evitare di assumersi responsabilità e trovare nuove vie?

Ciao

T.

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
No non nasce di lì. Prima di lui abbiamo avuto tangentopoli, l' ultima di una lunga serie di scandali -OPOLI. Era già tutto nel patrimonio genetico del paese.

F®Ømß°£ ha detto...

@MR

appunto: dopo tangentopoli è diventato di successo candidarsi in politica dicendosi non politici e attaccando la politica stessa.

Salvo poi comportarsi come e peggio dei cattivi politici della prima repubblica.

Con in aggiunta l'attacco dall'interno delle istituzioni.

Il risultato, Michele Reccanello, sei tu.

Ciao

T.

Michele R. ha detto...

Non hai bisogno di tirare in ballo chi si dichiara non politico, e che poi si candida. A distruggere la politica sono stati quei personaggi che citavo prima, loro sono stati il primo attacco all'interno. Poi sono arrivati 20 anni di immobilismo politico merito dei capobastone della 2 repubblica, il secondo attacco, quando invece occorreva ripianare le buche lasciate da quelli di prima. Poi sono arrivato io e alti come me che nutrono a ben vedere, la più totale sfiducia. E una merce rara e preziosa la fiducia e si dissipa con facilità...

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

"dopo tangentopoli è diventato di successo candidarsi in politica dicendosi non politici e attaccando la politica stessa"

In realtà secondo me la novità stava solo nell'attacco alla politica stessa. E forse neemmeno quella.

Perchè il ricorso a atleti, calciatori, attori, cantanti, ... era già pratica diffusa e radicata. E la retorica degli imprenditori salvatori della patria anche.

Dopodichè è innegabile che nella cosiddetta seconda repubblica vi sia stata un'accelerazione ed un imbarbarimento del fenomeno. Che anch'io credo sia stato cavalcato da SB.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

non so, non mi sembra che si vincessero le elezioni sulla base del disprezzo per "i professionisti della politica" fino agli anni ottanta. C'erano sicuramente dei casi, ma la leadership e il messaggio forte non era quello del "Ghe pensi mi" berlusconiano per cui solo chi non viene dalla politica può fare qualcosa.

In questi vent'anni il centrodestra ha fatto questo doppio gioco di dirsi diverso dai vecchi politici, salvo poi diventare esso stesso vecchia politica, non foss'altro per ragioni anagrafiche. Sempre disprezzando a parole il "teatrino", che contribuiva a tenere in piedi.

I media hanno cavalcato, per fedeltà al padrone o per conformismo, questo trend, educando una popolazione già molto ben disposta in questo senso, al disprezzo per tutto ciò che è pubblico, per le istituzioni, oltre che per chi le rappresenta. Gente pronta a inveire contro le persone che ha votato il giorno prima e pronta a lanciare monetine o fare coretti da stadio, sempre dopo.

Il centrosinistra in tutto questo è andato peggiorando di volta in volta la sua offerta politica e introiettando sempre di più lo stile berlusconiano dominante, totalmente incapace di difendere i valori democratici e le istituzioni, fino ad arrivare a oggi in cui siamo costretti a scegliere tra un nerd e un gigione, entrambi probabilmente non all'altezza del compito che li aspetta.

Il risultato è che la scelta sarà, una volta che anche il PD sarà diventato un'organizzazione di marketing, una scelta di tifo per questo o quel leader. E il dibattito politico si svolgerà a botta e risposta sagaci o volgari su twitter. Praticamente è già così.

Saluti

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

bel commento, avrebbe meritato un post.

L'unica cosa su cui dissento parzialmente è l'inizio: PCI e DC portavano a casa i loro voti anche e talvolta soprattutto grazie al disprezzo dell'avversario. E negli anni Ottanta nasceva e cominciava ad affermarsi il leghismo ed il suo becero disprezzo per la politica in generale.

Per il resto sono pienamente d'accordo con la tua analisi.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

ci tengo a precisare che il disprezzo per l'avversario è diverso dal disprezzo per la politica intesa e soprattutto per le istituzioni.

Non so se è chiaro cosa intendo: se pensiamo alla trasformazione della politica in tifo, c'è una grossa responsabilità di B, come c'è anche una responsabilità di chi a sinistra ha saputo stare al suo gioco, perdendo, invece di cambiarlo, il gioco. Ma io non parlo di questo, che come tu dici precede, a intensità inferiore, Tangentopoli.

Io parlo dell'usare come arma principale della campagna elettorale l'attacco ai politici, intesi come un'altra specie. Da debellare in quanto dannosa. Come se poi non si volesse semplicemente prendere il loro posto per fare le stesse cose. Dici bene che la Lega aveva questo messaggio in precedenza, ma essa era marginale prima di Tangentopoli e senza l'alleanza con lo spregiudicato B non sarebbe mai andata al governo.

Vorrei anche aggiungere che non ritengo che la persona Berlusconi abbia avuto un progetto malefico con questo obiettivo, la situazione storico-politica offriva questo sbocco e lui ha saputo sfruttarlo, essendo senz'altro il sintomo di una malattia. Ciò non toglie che l'effetto sulla società del suo dominio politico e soprattutto mediatico siano stati devastanti.

È da un bel po' che ho in mente un post su questo tema: esistono molti motivi per cui chi è contro Berlusconi lo detesta. È però diverso ritenere prioritario il suo disinteresse al bene comune, il suo andare a puttane, il suo essere in mille processi per reati gravi, le accuse di essere mafioso oppure il danno che ha recato alla società con la diffusione della sua cultura.

Vorrei scriverlo meglio, per cui me la prendo comoda.

Saluti

Tommaso