Quello che (forse) non capiscono

Buongiorno,

provo a farmi temporaneamente vivo per commentare le reazioni delle forze dell'ordine davanti alla conferma del blocco delle retribuzioni dei dipendenti statali improvvidamente riannunciata in prima battuta dal Ministro Madia (1) e immediatamente bollata come un ricatto da parte del Presidente del Consiglio notoriamente più aperto al dialogo del secolo.

A mio modo di vedere una tale situazione può avere due diverse spiegazioni, purtroppo entrambe  preoccupanti.

La mia prima ipotesi parte dalla constatazione che i dipendenti della P.A. sono nella stragrande maggioranza consci di dover dare il loro apporto al Paese per uscire dalla crisi e, da quanto mi sembrerebbe, tutto sommato disposti a continuare a farlo. Il che parrebbe inspiegabile davanti alla levata di scudi delle associazioni sindacali della Polizia, ma non lo è.

Non lo è perchè una estesissima e variegata categoria di lavoratori sta accettando da anni e sostanzialmente senza battere ciglio di vedere ridotti i suoi precedenti privilegi (ormai in realtà molto limitati rispetto a quanto avviene nel privato), la propria consistenza, il proprio potere d'acquisto ed anche le retribuzioni senza che per loro nulla sia cambiato dal punto di vista della possibilità di lavorare in maniera realmente più efficiente, nè sul fronte della considerazione sociale di una opinione pubblica che è stata sostanzialmetne informata di questi cambiamenti attraverso pochi insulsi trafiletti.

Opinione pubblica che, ampiamente assecondata dal sistema mediatico che sostiene Renzi, continua a considerare i dipendenti della P.A. una categoria di fastidiosi incapaci e privilegiati parassiti (2).

Per mia esperienza diretta, quelli che in gran parte già sapevano della preesistenza del blocco, che spesso non hanno mai scioperato in vita loro e che avrebbero accettato la conferma della sua proroga davanti ad una comunicazione che avesse riconosciuto il ruolo ed i sacrifici già fatti (e che conseguentemente avesse aiutato a scrollarsi di dosso l'ormai da molto tempo falso luogo comune dello statale fannullone), adesso stanno dicendo che se il sindacato non indice uno sciopero unitario di tutte le sigle e di tutta la P.A. bruciano la tessera.

E qui stanno i due fronti di quelli che non capiscono, destinati a scontrarsi senza possibilità di trovare un punto d'incontro:
  • da un lato il governo che non capisce la situazione che ho descritto ed innesca la bomba dando per scontato che comunque i dipendenti statali accetteranno rassegnati (come sinora è stato) qualsiasi atto d'imperio nei loro confronti e che non serva quindi nemmeno il benchè minimo sforzo nella comunicazione (campo nel quale peraltro quando interessa sono maestri), 
  • dall'altro quello dei dipendenti pubblici che solo in parte capiscono che scioperare per loro è semplicemente controproducente, perchè li rende invisi a un'opinione pubblica già prevenuta nei loro confronti e non danneggia il datore di lavoro, unico presupposto che potrebbe portare il governo a rivedere le sue posizioni.
Ma, come dicevo, credo che ci possa essere un a seconda e diversa chiave d'interpretazione.

La mia seconda ipotesi, forse peggiore della prima, è invece che Renzi si renda conto di ciò, e che abbia deliberatamente scelto i toni della comunicazione in modo da spingere i sindacati (che ha sempre disprezzato nemmeno tanto velatamente) ad uno scontro frontale che ha il sapore di una resa dei conti, scegliendo il tempo ed il modo e costringendoli ad affrontarlo nel momento e nei termini per loro meno propizi.

In sintesi che li stia spingendo ad uno sciopero generale della P.A. nel momento in cui è impossibile per i sindacati ottenere qualcosa, col risultato di ridimensionarli screditandoli contemporaneamete davanti all'opinione pubblica (che vedrebbe lo sciopero come una difesa castale) e davanti ai loro tesserati (che non vedrebbero alcun risultato).

Il che comporterebbe un periodo di tensioni in aggiunta a quelle già presenti ed esacerbate dalla crisi ed un inasprimento delle divisioni sociali (non nascondiamoci dietro ad un dito: la divisione tra dipendenti pubblici, dipendenti privati, liberi professionisti e datori di lavoro è uno dei pilastri su cui ha sguazzato la nostra deleteria classe politica) assolutamente negativo per il progresso di qualsiasi Stato, non solo del nostro. (3)

E anche in questo caso ci sarebbe qualcuno che non capisce, e si tratta di quell'Angelino Alfano che sta cercando di disinnescare la bomba ed inventare qualcosa per dare una parziale soddisfazione solo agli statali in divisa, come se gli altri non avessero gli stessi problemi o fossero meno degni di considerazione.

Ciao

Paolo

(1) malgrado le velate promesse di segno contrario fatte dal Premier in evidente spregio dei numeri dell'economia, il provvedimento era già nel DEF precedente ed in atto da 4 anni.

(2) i fastidiosi parassiti sono medici, infermieri, poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, operatori della protezione civile, maestri, insegnanti, militari,...

(3) Paradossalmente il fatto che solo i sindacati di Polizia sinora siano scesi sul piede di guerra (rimettendoci l'appoggio dei lavoratori e dei propri tesserati) mi fa pensare che i sindacati abbiano a cuore il destino del Paese più dello stesso Primo Ministro.

2 commenti:

Sandro59 ha detto...

Sono un dipendente privato E condivido appieno la tua seconda ipotesi.
(Dìvide et ìmpera).

PaoloVE ha detto...

...Il dipendente pubblico è diventato spesso il bersaglio sbagliato di una giustissima indignazione verso una burocrazia inutile.

Quando per ammettervi ad un bando pubblico ad esempio vi chede l'autocertificazione antimafia (autocertificazione: giuro!) lo fa (di solito giustamente molto svogliatamente) perchè una legge glielo impone in spregio a qualsiasi forma di buonsenso.

E chi crede che applicare leggi senza possibilità discrezionali sia un modo per "gestire" una qualche forma di potere forse dovrebbe chiedersi se non lo sarebbe ben di più essere lasciato libero di usare in modo lecito le proprie competenze, che normalmente ci sono in misura non inferiore che nel settore privato..

Ciao

Paolo