Locale e nazionale

Buongiorno,

nei miei post troverete spesso riferimenti al fatto che le varie elezioni vadano interpretate per quello che sono, sia nel momento in cui si vota sia in quello in cui si tirano le somme e si fanno le analisi dei risultati.

In tal senso, per restare all'attualità, ritengo che le amministrative dei giorni scorsi debbano essere interpretate per quelle che erano, cioè le elezioni deputate a scegliere i sindaci dei comuni interessati.

Analogamente per il referendum cofermativo di quest'autunno sono convinto che si debba ragionare sul valore delle riforme, perchè quello è lo scopo del referendum.

Dare a queste elezioni un valore politico nazionale oppure, peggio, volerle considerare una sorta di legittimazione (o bocciatura) di Renzi sarebbe un errore, malgrado la fortissima personalizzazione che quest'ultimo ha voluto dare alla sua politica ed a quella del partito di cui si è impossessato.

Com'è ovvio dopo una simile lunga premessa, il post verte sul fatto che, a mio modo di vedere, c'è una eccezione.

E l'eccezione sta nel fatto che il PD non è riuscito allo stato attuale ad affermarsi in nessuno dei sette capoluoghi di Regione interessati dalle ultime amministrative: a Napoli è fuori, a Roma va al ballottaggio in inferiorità rispetto al M5S e solo grazie alla decisione della destra di spaccarsi in una miriade di pezzettini, a Milano se la gioca alla pari con una destra che esprime un candidato fotocopia a quello scelto da Renzi, a Bologna, Trieste e Torino va al ballottaggio con risultati inferiori a quelli attesi e solo a Cagliari va in Giunta al primo turno ma solo a rimorchio di un sindaco che è espressione di ciò che resta di SeL.

Insomma tutto sembra indicare che il problema non stia nei singoli candidati (il che sarebbe effettivamente un problema amministrativo locale) ma nel meccanismo con cui sono stati designati dal Partito, il che si trasforma in un problema politico nazionale per il PD.

A fronte di questa situazione ed in attesa dei risultati dei ballottaggi, persino la destra che, insignificante a livello nazionale, va però al ballottaggio a Milano, Napoli, Bologna e Trieste (1) e lo fa da posizioni migliori di quanto potesse sperare, appare aver effettuato delle scelte migliori del centro sinistra.

Se nell'immediato i risultati evidenziano l'esistenza di un problema per il PD, in prospettiva potrebbero essere sintomi di situazioni ancora peggiore sia per il PD che per il suo segretario: sino a ieri l'appello era essenzialmente "Votatemi perchè con me il PD vince e va al 40% (e chi non lo fa è un gufo rosicone)", adesso questo approccio sembra essere insufficiente se non controproducente.

Ciao

Paolo

(1) e sarebbe al ballottaggio a Roma se non avesse scelto di chiamarsi fuori in maniera probabilmente feliberata dividendosi su due candidati diversi

2 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

analisi corretta. Se un'alternativa al PD credibile si concretizzerà, Renzi raccoglierà ciò che ha seminato con la sua arroganza e la sua sopravvalutazione dei risultati.

Finché le alternative sono quelle attuali può fare il bulletto. Ma i segnali preoccupanti ci sono.

E non sono solo preoccupanti per Renzi, dal momento che chi non esiste, sul panorama politico è quella sinistra che il PD dovrebbe rappresentare.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

in questa situazione il mio timore è che l'adorante codazzo dei nostri cosiddetti intellettuali abbia convinto oltre che noi italiani anche chi ci guarda dall'estero del fatto che Renzi sia la nostra ultima speranza: in tal caso ogni suo fallimento diventa un giro di corda attorno al collo dell'Italia...

Ciao

Paolo