Referendum e dintorni: il giorno dopo

Buongiorno,

provo a fare un po' di considerazioni, sicuramente non originali, sul risultato del referendum con cui l'Italia, a larghissima maggioranza e con gran partecipazione, ha inequivocabilmente respinto in un colpo solo la proposta di riforma costituzionale ed il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ad essa aveva incatenato sè stesso e, nei suoi auspici, una buona fetta del futuro del Paese.

Come premesso, per margine e partecipazione, il risultato non è equivocabile: ad essere stati bocciati senza appello sono sia la proposta di riforma, che consideravo pessima, che Renzi, sul cui restante operato ho un giudizio comunque molto critico ma un po' migliore (1).

Personalmente non credo nemmeno che si possa pensare che si sia trattato di un voto di protesta o populista: vuoi per il fatto che la gran parte della propaganda per il SI fosse basata su slogan ed antipatia degli esponenti avversari, vuoi per le dimensioni del risultato.

In questo momento credo che il problema più grosso sia disinnescare tutta quella serie di bombe a tempo con cui Renzi (ed i media conniventi) aveva cercato di bruciare i ponti dietro le spalle del Paese in modo da costringerlo (attraverso la pianificazione e la propalazione di una realtà distorta) a percorrere la strada da lui tracciata.

Andiamo dal recuperare una qualche forma di dialogo costruttivo in Europa (dialogo ultimamente spesso sacrificato al tentativo di raccatar voti tra gli euroscettici di casa nostra) al dimostrare che l'Italia è in grado di garantire solidità politica ed economica, cosa per la quale, dopo decenni di uomini della provvidenza e con il sistema bancario più solido del mondo da salvare, abbiamo un vasto programma e qualche oggettiva difficoltà (2).

Sono convinto che le dimissioni di Renzi (3) siano un passaggio necessario perchè adesso  anni di ostentazioni di disprezzo ed insofferenza verso chiunque non gli fossse perfettamente allineato, anni di delegittimazione ed insulti verso qualsiasi avversario politico, anni di scelte che facevano coincidere la squadra di governo con un cerchio ristretto di fedelissimi spesso ciechi ma sempre plaudenti, anni di patti politici non mantenuti, finiscono col presentare il conto: per troppi Renzi non può essere un potenziale alleato, perchè è quello che sino a ieri ti sfotteva con arroganza in prima pagina e che ha sempre dimostrato di non tenere in alcun valore un accordo politico nè una promessa.

Personalmente auspico, temo a sproposito, che, dopo vent'anni spesi tra berlusconismo ed antiberlusconismo, dopo la parentesi dei governi tecnici, e dopo il ritorno dello stile politico berlusconiano che Renzi aveva apertamente scelto di cavalcare, si possa finalmente giungere ad un reale cambiamento con meno personalismi, una ricerca di consenso meno ossessivamente continua, più ascolto e più mediazione.

Ciao

Paolo

(1) a Renzi va riconosciuto il merito di aver saputo sbloccare situazioni incancrenite da tempo o mai seriamente affrontate, dall'ultradecennale precariato massivo dei docenti scolastici alle unioni civili, alla legge "dopo di noi" per dirne alcune

(2) A posteriori ho l'impressione che l'outing dell'ultimo minuto di Prodi, che sposava una riforma a suo stesso dire brutta, possa forse essere interpretato come l'anacronistico tentativo di prospettare in Europa una alternativa per il dopo voto, rispolverando una figura dialogante e riconosciuta a livello europeo in grado di riconciliare alcune delle lacerazioni politiche che attraversano il nostro Paese

(3) da Presidente del Consiglio, non da segretario del PD: piaccia o non piaccia a Bersani, qui credo abbia ancora una discreta maggioranza, anche se, dopo una sonora sconfitta, sarà sicuramente meno ampia e coesa

7 commenti:

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
sottoscrivo la chiusura del post e sottolineo che hai giustamente inserito la parola "A SPROPOSITO", infatti non vedo all'orizzonte nessuno - a parte Renzi - che abbia un minimo di leadership. A meno che i partiti si accordino per avere un nuovo PdC fuori dagli schieramenti e con caratteristiche da te già delineate, penso a Rodotà o Zagrebelsky e pochi altri che non mi sovvengono, ma la vedo dura!

Saluti.

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

trovo condivisibile l'auspicio. Non vedo tuttavia come sia possibile considerarlo realistico.

Vedremo.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ MR.:

non so se quella di Renzi possa essere definita leadership.

Credo che un politico dotato di leadership riesca a trasformare un avversario politico in un potenziale alleato. Renzi li ha trasformati TUTTI in NEMICI.

Mia moglie (che per mia fortuna non legge questo blog) direbbe probabilmente che si tratta della differenza tra l'essere autorevoli e l'essere autoritari.

E l'autorevolezza non sta certo in chi liquida il dissenso con battute da guitto e sarcasmi e insulti gratuiti (potrei andare dai professoroni ai gufi, dai ciaone ai rosiconi, dai "Giannino, non serve una laurea per capire..." ai "Fassina chi?", ...)

Nè in chi intende gli accordi politici come mezzucci in cui la controparte non ha valore (chiedere a Bersani, Prodi, Letta, Marino, Berlusconi,...)

Nè infine in chi intende la politica come un gioco delle tre carte fatto aumentando la posta ad ogni azzardo per mascherare il fatto che i conti non quadrano.

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

@T.:

purtroppo so bene che non si tratta di un auspicio realistico. Cionostante temo che sia un passaggio obbligato, anche se difficilmente realizzabile, per salvarci dal baratro.

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

Paolo,
devo ancora una volta darti ragione: Non volendo scrivere bullo come ha fatto persino Gilioli, leadership è l'unica parola che mi è venuta in mente, ma mentre la inserivo mi rendevo conto che non era adeguata a descrivere quei comportamenti che lo hanno fin qui caratterizzato e che te hai ricordato.

Ciao.

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

le dimissioni sono certamente obbligate e questo era il primo obiettivo di molti di coloro che hanno votato no.

Non vedo tuttavia come si possa onestamente trarne uno spunto positivo*. È da illusi sperare che in questo clima prevalga una componente del tutto minoritaria che ci riporti a una politica sana. Equivale - e me ne dolgo - ai voti dispersi in partitucoli ai tempi di B. Quei voti facevano vincere B, ma chi li esprimeva poteva sentirsi la coscienza a posto. Fu inutile discuterne allora, così come lo è stato oggi, in una situazione ancora peggiore.

La tendenza è in tutt'altra direzione. E passare da Renzi alle bestie leghiste o grilline non mi pare un grande affare, pur condividendo molto del tuo livore per l'ex PdC.

Oggi - spiace dirlo - sulla piazza c'è di molto peggio, sfortunati noi.

Saluti

T.

* In realtà il lato positivo è aver mantenuto la forma di costituzione che ha bloccato Berlusconi negli anni passati, ma è una magra consolazione.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

credo che la risposta sia già nel post dii domani....

ti invito ad aver pazienza qualche oretta ;-)

Ciao

Paolo