Barilla, quando il problema non è l'omofobia.

Buongiorno,

stanno facendo rumore le dichiarazioni del patròn della Barilla, Guido, circa il fatto che l'azienda titolare di marchi diffusi come Barilla e Mulino Bianco non farà mai spot con famiglie gay. Il tutto condito, per evitare fraintendimenti, da incisi chiarificatori come "noi abbiamo una cultura vagamente differente" e "con rispetto per gli omosessuali che sono liberi di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri".

Personalmente nutro pochi dubbi su cosa significassero quelle dichiarazioni e non mi piace per nulla il messaggio che è stato dato e, solo successivamente e solo malamente, rettificato, ma ognuno ha il diritto di essere quello che è, persino se omofobo, e di comportarsi di conseguenza. Ma, poichè ho una cultura vagamente differente, aggiungo senza disturbare gli altri.

Paradossalmente credo che Barilla faccia bene a non utilizzare famiglie gay per la sua pubblicità, perchè questa è indirizzata a proporre un prodotto tradizionale al maggior numero di potenziali consumatori tra un pubblico indistinto, e pertanto una pubblicità che abbia come target le famiglie gay sarebbe molto probabilmente inefficace rispetto a quella rivolta alle famiglie eterosessuali che sono ovviamente la stragrande maggioranza. Penso sia una scelta aziendalmente corretta. (1)

E allora, vi chiederete, dov'è il problema di cui parlo nel titolo?

Il problema sta nel fatto che il titolare di una azienda che compete sul mercato globale in un settore in cui il placement del prodotto è fortissimamente condizionato da marketing e comunicazione se ne esca in maniera improvvida con dichiarazioni simili, in grado di pregiudicarne in maniera significativa vendite e fatturati a causa dei prevedibilissimi boicottaggi su un mercato come quello USA, dove l'attenzione alla discriminazione di genere è alta e la propensione all'utilizzo dello strumento del boicottaggio è patrimonio diffuso tra i consumatori. Il problema è che Guido Barilla, come troppo spesso capita a troppi imprenditori italiani, si è dimostrato inadeguato al suo ruolo

E non è un problema che tocchi solo il paròn, come amano ripeterci i sostenitori del "La ditta è sua, ne fa quel che vuole": quando mancheranno quote di fatturato al paròn verranno a mancare alcuni lussi, ai suoi dipendenti cose molto più essenziali.

Di questo errore quello che pagherà meno alla fine sarà l'imprenditore che, pur dichiarandosi convinto che ""La pubblicità è una cosa molto seria e va discussa in genere da persone che ne capiscono", dimostra di condizionarne l'uso a propri personali convincimenti di natura morale piuttosto che a considerazioni utilitaristiche e di non saper comunicare in pubblico, visto che certe dichiarazioni lasciano il sospetto che sotto un abito di cashmire e/o una chioma stile Luca Cordero di Montezemolo spesso si possa nascondere il troglodita di "Cado dalle nubi" beffardamente andato in onda nel bel mezzo della querelle.

Ciao

Paolo

(1) Sono altrettanto convinto che, ad esempio, IKEA faccia altrettanto bene ad utilizzarle per la sua pubblicità, perchè si rivolge con prodotti innovativi (almeno sotto il profilo stilistico) ad un target molto meno indifferenziato, prevalentemente giovane e frequentemente anticonvenzionale.

3 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Ben scritto,

Credo vadano distinti il giudizio morale, la libertà di pensiero e le considerazioni di opportunità e di immagine.

In sintesi trovo che Barilla abbia il diritto di pensarla come vuole sui gay, e a maggior ragione che nelle pubblicità possa decidere lui chi mettere (e condivido che una famiglia gay non sarebbe stata, prima di questa polemica, una mossa vincente).

Mi pare chiaro che dal punto di vista comunicativo la sua uscita sia stata un disastro, viste anche le pezze peggiori del buco che ha saputo mettere dopo. Si percepisce la solita omofobia italiana piena di ipocrisia peraltro molto diffusa e accettata. È anche vero quanto dice Paolo che non prevedere le conseguenze anche economiche di una sparata del genere depone molto male se uno pensa al "grande imprenditore" italiano.

Nel mio modo di vedere però, le reazioni scandalizzate che hanno infestato media e social network, hanno in parte mancato il segno e rivelano qualcosa di come l'opinione pubblica e il pensiero unico giudichino in modo un po' distorto.

La maggioranza dei commenti indignati sostiene che Barilla non avrebbe il diritto di scegliere che tipo di famiglia rappresentare nelle sue pubblicità. I soliti alfieri delle petizioni ora vorrebbero obbligarlo a rimediare con uno spot ad hoc. Poi le solite ciance sul boicottaggio.

Questo frastuono conformista da un lato conferma che, sì, le dichiarazioni sono state un enorme autogol dal punto di vista comunicativo, ma mi porta anche a questa riflessione: non è che questa indignazione ha a che fare con il fatto che si attribuiscono a un privato cittadino gli stessi obblighi che si richiedono (giustamente in quel caso) a un personaggio pubblico? In altre parole, non è che, per il solo fatto che siamo abituati a sentire questo tipo di uscite dal politico di turno, c'è un riflesso condizionato, con indignazione, petizione ecc. annesse che in fin dei conti svuota di significato l'indignazione stessa?

Saluti

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

concordo sull'esagerazione delle reazioni e, spesso, sulla loro inadeguatezza.

"si attribuiscono a un privato cittadino gli stessi obblighi che si richiedono (giustamente in quel caso) a un personaggio pubblico?"

considerazione interessante, secondo me. Certo che, se ti fai intervistare da una delle trasmissioni radiofoniche più seguite, probabilmente ti metti nella condizione di farti assimilare ad un personaggio pubblico. Insomma Barilla non stava parlando nel suo salotto ai suoi compagni delle elementari...

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

ho sbagliato a usare "personaggio pubblico". Intendevo riferirmi a un rappresentante dei cittadini.

Il mio sospetto è che larga parte di chi si indigna e firma petizioni non colga la differenza tra chi non può esprimere certe idee discriminatorie, in quanto depositario di responsabilità pubbliche e chi, per quanto in pubblico esprime legittimamente le sue idee criticabili, ma personali.

Per inciso io boicotto la trasmissione radiofonica che si nutre e ci nutre di queste schifezze. Un calo di ascolti di quei due guasconi sarebbe un segnale molto migliore del calo di vendite di pasta ;-)

Ciao

T.