Ridicole panzane e legittime incazzature

Buongiorno,

oggi me la prendo con Antonio Padellaro che ho intravisto l'altra sera mentre, fremente ospite di Lilli Gruber su La7, attaccava il Presidente Napolitano per le dichiarazioni che dal Quirinale etichettavano come "ridicole panzane" le ipotesi pubblicate su il Fatto Quotidiano -e non solo, anche se in forma ben diversa (1)- dell'esistenza di un accordo segreto volto a garantire a Silvio Berlusconi una onorevole via d'uscita dalla condanna penale cui è sottoposto per frode fiscale.

Perchè secondo Padellaro definire ridicole panzane quanto pubblicato dal suo giornale principalmente sulla base delle affermazioni di fonti in materia attendibili, serene e pacate come i cosiddetti "falchi" del PdL, sarebbe un oltraggio lesivo della dignità del giornale stesso se non della libertà di stampa che il Presidente avrebbe compiuto in spregio al suo ruolo. 


Il che, a mio avviso, è una ridicola e solenne fesseria, per un po' di motivi:
  1. Chiunque io sia, dal semplice blogger, al consigliere di quartiere, al Presidente della Repubblica al Papa (e, aggiungerei, specialmente in questi ultimi casi, visto il loro ruolo istituzionale), nel momento in cui qualcuno mi attribuisce qualsivoglia affermazione o comportamento sono pienamente titolato a -se non addirittura in dovere di- esercitare il diritto di replica nel modo più opportuno per far sì che quelle attribuzioni rispondano al vero. Quindi, con buona pace di Padellaro, Napolitano aveva pieno diritto a replicare alle illazioni pubblicate da il Fatto Quotidiano.
  2. Se le intenzioni che mi sono attribuite sono ridicole panzane nessuno può saperlo meglio di me e, nel caso, sono liberissimo di definirle come tali, senza che ciò rappresenti nè un abuso del mio ruolo nè un'offesa dell'onore altrui nè una violazione della libertà di stampa (mi pare che si sia giunti a ventilare persino questo). Quindi, con buona pace di Padellaro, la locuzione usata da Napolitano non è di per sè offensiva dell'attività del suo giornale nè tantomeno della libertà di stampa o di opinione. (2) Di certo non lo è nel momento in cui le illazioni risultino false.
  3. Disgraziatamente, credo che Napolitano sia di pirsona pirsonalmente un interprete migliore dei propri intendimenti di quanto possa esserlo il Fatto Quotidiano sulla base dei sentito dire dalla on. Santanchè (!) o da qualche suo compagno di fronda, per cui la sua versione dei fatti mi pare più fondata, sostenibile e credibile di quella del giornale di Padellaro che ipotizza senza prove e smentito dall'interessato, l'esistenza di un patto e le intenzioni con le quali sarebbe stato stretto. E quindi, con buona pace di Padellaro, tutto appare come se il rasoio di Occam debba portarci a credere alla versione di Napolitano piuttosto che a quella pubblicata.
  4. Se qualcuno sceglie di iniziare una contesa e lo fa utilizzando toni urlati legittima la controparte a fare altrettanto. Quindi, con buona pace di Padellaro, nel momento in cui attribuisce con toni indignati a Napolitano dei comportamenti al limite del lecito se non oltre, lo abilita pienamente a rispondere con la stessa veemenza.
 Insomma, tirando le somme ed a mio modo di vedere: il Fatto Quotidiano, in nome di una malintesa libertà di stampa e di una evidente metaforica autoattribuzione del nobile titolo di Schienadritta, ha descritto come un fatto (3) delle illazioni non provate, scarsamente fondate e lesive della Presidenza della Repubblica. Il resto è, per usare un aggettivo abusato da Padellaro in trasmissione, un gravissimo esercizio del diritto di replica da parte di Napolitano.

O abbiamo forse la pretesa (un tantinello eccessiva secondo me) che la libertà di stampa significhi che possiamo scrivere qualsiasi cosa ci passa per la testa e che gli oggetti dei nostri scritti debbano anche restarsene in silenzio?

Ciao

Paolo

(1) Perchè una cosa è sostenere l'esistenza del patto sulla base delle affermazioni di una deputata e dei suoi allegri colleghi, mentre cose ben diversa è limitarsi a riportare la notizia che una deputata ed i suoi allegri colleghi sostengono l'esistenza del patto.

(2) E di certo lo è meno di quanto non lo sia affermare senza prove che il Presidente della Repubblica sta tramando nell'ombra oltre i suoi scopi istituzionali.

(3) Direi che le espressioni usate dall'articolista e non attribuite alle fonti come "Ma qual è il patto tradito, in concreto?" o "Segno che il “tradimento” di Napolitano va di pari passo con la decadenza di Berlusconi." , lasciano pochi dubbi sul fatto che non si tratta di elucubrazioni: il patto c'è, disatteso da Napolitano, ma c'è. Sono solo dettagli come le prove della sua esistenza a mancare.

3 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

condivido tutto.

Dal momento che è certo che i responsabili del continuo attacco all'unica istituzione ancora rispettata sono ben consci della propria malafede, ci si chiede perché lo facciano.

E dal momento che a me le teorie complottisitiche non piacciono, sono propenso a credere che si tratti di narcisismo e interesse economico.

Non è una novità che le panzane complottistiche hanno sempre grande successo in un Paese di ignoranti vogliosi di trovare spiegazioni semplici e possibilmente uniche a tutto ciò che accade, in modo tale da non prendersi la briga di documentarsi e pensare. Molto più comodo saperla lunga e alludere a segreti loschi degli altri ai danni di noi. E indignarsi, ché quando sei indignato sei a posto.

Gli "schienadritta" sanno con che pubblico hanno a che fare e sfruttano la "nicchia di mercato" con il doppio risultato di essere concausa dello sfascio generalizzato e di poter lucrare da esso.

Saluti

Tommaso

MS ha detto...

@PaoloVe: sono pienamente d'accordo

@Tommaso: infatti, penso che sia indubbia la malafede, nel senso sono convinto che essenzialmente il mercato in cui lavorano i giornalisti premia l'utilizzo dell'interesse dei lettori, quindi si è facilmente portati a sfruttare le qualità del lettore/cittadino medio (combinazione di ignoranza, esigenza di complottismo, rilvelazione di segreti
innominabili, ...). Insomma l'autocontrollo degli organi interni mi sembra blando, e comunque l'amnistia è sempre pronta per salvaguardare la libertà di disinformazione

Ciao,
MS

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
Anche a me le teorie complottistiche non piacciono. Però...
Giusto qualche giorno fa la Cassazione dice a proposito di Ustica "Depistaggio accertato nelle indagini". Questo è uno tra i tanti argomenti che potrei portare ad esempio, che alimentano i peggiori pensieri in un paese che non riesce mai a fare chiarezza nemmeno con il proprio passato.
Se non ci siete arrivati, anche nel caso di Ustica quando qualcuno provava ad esporre la tesi del missile veniva guardato storto e l'ipotesi veniva bollata come complottista. E questo vale per le troppe zone d'ombra specie sulle stragi di stato, che ci sono nella storia recente. Il complottismo non viene dal nulla.
Nessuna persona comune è in grado di architettare delle porcate cosi grosse. Ma pezzi dello stato, servizi segreti, forze armate e POLITICI, sì. E' loro responsabilità (parola che in Italia non si sa benne che significato abbia) fare chiarezza. E questo vale anche per l'uomo che da tempo immemorabile oramai fa parte della classe POLITICA e che nel corso della sua carriera ne ha sicuramente viste di cotte e di crude. E' lo stesso che si lamenta delle PANZANE. Ed è lo stesso che per dovere di chiarezza di fronte al paese avrebbe dovuto rendere pubbliche delle telefonate in cui, al telefono si intratteneva con un quello che un tempo era un ministro, ma che in quel momento era un semplice cittadino per giunta indagato per mafia. Soprattutto se c'è chi parla di "indicibili accordi".
Ecco, a leggere questa lunga sequenza di fatti, non posso fare a meno di pensare male. Non perché sono un malfidato e sono un fan di Roberto Giacobbo. Ma perché da troppo tempo la classe politica mi ha dato motivi a iosa per diffidate, dimostrando di essere inaffidabile e irresponsabile. Credere diversamente, è semplicemente da ingenui.

Michele

NB sono 25 settimane che è in sella il governo Letta, che sommate alle circa 75 settimane del governo Monti fanno 100. Quante leggi elettorali si sarebbero potute fare in questo lungo lasso di tempo? Ingenui che continuiamo a credere a questa banda di eternauti!