Cos'avrebbe detto un grillino?

Buongiorno,

credo che la tragicomica fine del fallito ribaltone del M5S che ha ripudiato in sede europea l'alleanza con l'UKIP di Nigel Farage, promotore e sostenitore convinto della Brexit nonchè antieuropeista a tutto tondo, per provare ad allearsi con il gruppo liberale, liberista ed europeista altrettanto convinto, meriti qualcosa in più di qualche semplice sarcasmo, sia da parte degli osservatori esterni, sia, ed anzi primariamente, da parte dei grillini. E che i motivi della necessaria attenzione non stiano tanto nella infausta conclusione del processo (e del paventato complottone dei poteri forti a danno del movimento), ma nei modi e nei motivi che l'hanno originato.

Quanto ai modi credo che ci sia di che interrogarsi su quali siano i meccanismi per i quali un movimento politico della portata di quello raccoltosi attorno a Grillo possa passare in pochi giorni (o forse poche ore) dall'adesione compatta ad una linea politica all'adesione altrettanto compatta (questo dicono le percentuali di voto registrate sulla nuova piattaforma informatica di voto del M5S) ad una linea politica diametralmente opposta alla precedente.

Personalmente riesco a fare svariate ipotesi, ma nessuna di esse mi pare particolarmente lusinghiera nè per il Movimento nè per i suoi eventuali sostenitori: data la portata del ribaltone e la sua tempistica fulminea mi è infatti difficile immaginanare cose che si discostino molto dall'adesione acritica delle proposte del Leader quali che siano o, in alternativa, dalla manipolazione dei dati di voto.

Quanto invece ai motivi tutto si riconduce fondamentalmente alla ipotetica domanda da porre ai grillini: cos'avreste detto davanti ad un analogo percorso di qualsiasi altra forza politica? Forse che era motivata solo da una questione di soldi, potere e poltrone? E la tanto sbandierata differenza tra il M5S e gli altri dov'è andata a finire, nel momento in cui il movimento fa le stesse cose che fanno gli altri?

Ciao

Paolo

1 commento:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

condivido, ovviamente.
Opaco il metodo: da un giorno all'altro Grillo si inventa svolte di 180 gradi*, indice votazioni poco trasparenti che stranamente confermano la sua levata di ingegno.
Fallimentare l'esito, una cosa che in partiti normali cancellerebbe il leader dalla scena. Qui ovviamente va tutto bene, abbiamo solo ottenuto di risuscitare Di Maio, che riapre la bocca dopo un periodo di sano silenzio.
Sui motivi, pare evidente che ci fosse la ricerca di fondi e di poltrone, a seguito del possibile phase out degli inglesi. Pare anche chiaro che nessuno li abbia voluti - sti quattro cialtroni - tranne il furbacchione di Verhofstadt, animato da considerazioni altrettanto opportunistiche. In sintesi: una manovra da vecchia politica contro cui i grillini generalmente sono piuttosto rigidi, per usare un eufemismo.

Da cui il titolo del post.

C'è una cosa che però è ancor più raccapricciante: la difesa fatta ieri da Toninelli da Loquenzi. Ci ha spiegato con tono da persona moderna e smaliziata - sembrava quasi un renziano - che si trattava di una questione tecnica e che gli alleati si scelgono più o meno come i passeggeri di blablacar, non sulla base delle idee, figuriamoci. Cinismo politico in totale contrasto con i messaggi* del Movimento che vengono spacciati come positivi.

E, a giudicare dagli interventi degli ascoltatori da casa, il cinismo politico piace alle bestie grilline, che - come sostengo da sempre - sono fondamentalmente ostili alla democrazia, per cui manderanno giù qualsiasi trucchetto meschino purché venga spacciato come atto contro il fantomatico establishment.

Temo quindi che figuracce come questa lascino indifferenti la gran parte degli elettori grillini, tutti eccitati dalla lotta del noi contro loro (tutti malvagi e disonesti, indifferentemente).

Amarezza 2017

T.

*Messaggi che sono del tutto falsi da sempre, nei vertici del M5S. Non finirò mai di ripetere che ritengo che l'operazione di Grillo nulla abbia a che vedere con democrazia, con la sinistra, con la giustizia.