La lobby dei pezzenti

Buongiorno,

il catenaccio del M5S e l'inizio della nuova campagna elettorale di Matteo Renzi in questi giorni sembrano basarsi principalmente su un punto reso forte dalle gravi malversazioni emerse col passare del tempo negli ultimi anni: l'abolizione del finanzamento pubblico ai partiti.

Grillo giunge a proporre pubblicamente la firma di un documento col quale il segretario del PD si impegna a rinunciare ai cosiddetti rimborsi elettorali, mentre Renzi invita Bersani ad aggiungerlo come nono punto a quelli già proposti al M5S come base di un intesa per provare a dare un governo all'Italia (e che forse già ne prevedevano -troppo- larvatamente la riforma al punto 3), rinforzando la cosa con un dossier che documenterebbe le spese anomale e/o abnormi del PD, a partire, guarda caso da quelle relative a Rosy Bindi, notoriamente all'apice delle simpatie del sindaco fiorentino.

Ma davvero il problema è l'esistenza del finanziamento pubblico ai partiti (che peraltro amo ricordare come fosse stato oggetto di abrogazione a seguito di un bistrattato referendum promosso dai soliti bistrattatissimi Radicali) e non piuttosto il suo ammontare e le modalità di erogazione?

Perchè, in assenza di finanziamento, il sistema politico credo finisca coll'essere pesantissimamente condizionato dal potere economico delle lobby che hanno interessi nella regolazione pubblica, e non tutti hanno la possibilità di costituirsi in lobby e di pesare allo stesso modo, contrariamente a quanto sottintendono coloro che premono per questa soluzione.

Demagogicamente potrei limitarmi a fare l'esempio dell'ipotetica lobby che esprime gli interessi di un milione di pezzenti che non arrivano alla quarta settimana, lobby che non avrà soldi, mentre quella che esprime quelli di una decina di vip ai vertici della finanza internazionale avrà un sacco di benzina da mettere nel motore della macchina politica. Demagogia o meno, in un regime democratico credo che questo possa essere un problema.

Una considerazione meno demagogica e più preoccupante, per certi versi, è il rischio che ogni lobby espressione dei produttori di una posizione di rendita (che quindi accumula profitti e non richiede investimenti = dispone di risorse da poter investire in politica) possa essere avvantaggiata su quella di chi propone una innovazione (che richiede investimenti e non garantisce ancora profitti e non può quindi "promuoversi"). E anche questo può essere un problema.

Insomma, premesso con forza ed a caratteri cubitali che è impossibile continuare sugli stessi binari sinora percorsi, personalmente ritengo che, benchè sia difficile che gli scadenti politici italiani possano giungere ad una autoregolazione accettabile (perchè è a questo che sarebbero chiamati, legiferando in materia), quella di un finanziamento drasticamente più leggero, chiaramente regolato e controllato, rimarrebbe la strada migliore.

Ciao

Paolo

2 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buongiorno,

il risultato elettorale dimostra come ragionamenti come quello di questo condivisibile post non siano compresi da una fetta enorme dei cittadini.

Se la complessità dell'argomentazione supera quella del sussidiario di seconda media, l'elettore fomentato dai media, esprimerà il suo punto di vista grugnendo: "Abolitamo i privileggi della kasta!"

Speriamo di venire fuori da questo clima. Sentire gli incazzati per radio inizia a fare paura.

saluti

T.

mariolino ha detto...

E' esattamente così. I troppi sprechi del passato non consentono scorciatoie. Il ragionamento di Paolo è giusto, ma in questo momento, se lo si votasse, faticherebbe a prendere il 10%. Occorre demolire per poi provare a rifinanziare qualcosa quando il ricordo degli abominevoli sprechi sarà lontano. Quando la crisi economica sarà passata. Ora hanno ragione Grillo e Renzi. L'aver reintrodotto il finanziamento pubblico dei partiti sotto forma di rimborsi elettorali è stata una porcata gigantesca che andava bene a tutti.