Laffer, se ci sei batti un colpo!

Buongiorno,

permettetemi alcune approssimazioni in quanto sto per dire, perchè, dopo un po' di tempo e da profano qual sono, torno a concionare di economia con la rozzezza che mi contraddistingue e di cui mi scuso preventivamente.

Negli scorsi decenni, almeno dagli anni ottanta, il secondo pilastro su cui fondava il credo economico dei liberisti (oltre alla fede in Adam Smith e nei suoi profeti) era la convinzione (sbagliata e spesso più ostentata che realmente condivisa), che gli stati occidentali si trovassero nella parte discendente della curva di Laffer (1), quella in cui l'aumento della tassazione ridurrebbe il gettito fiscale.

Si trattava di una convinzione mal riposta e secondo me spesso dichiarata senza reale convincimento dagli stessi economisti che propugnavano la riduzione del ruolo e del peso dello Stato (2), in quanto le evidenze misurabili andavano nella direzione opposta alla fede di chi chiedeva il taglio delle tasse: agli aumenti delle aliquote corrispondeva un aumento del gettito fiscale e questo, per chi abbia un approccio minimamente scientifico e matematico ha un significato chiaro ed evidente: il sistema sta evolvendo con la dinamica caratteristica della parte ascendente della curva. Più si tassa, più si incassa e viceversa. Anche considerando il fatto che si tratta di un sistema che si muove con ritardo.

Il fatto che io abbia ripetutamente dichiarato la mia scarsa considerazione dei molti liberismi e neoliberismi che si sono susseguiti piuttosto irragionevolmente nei decenni (cosa c'è di più irragionevole che credere nella mano invisibile dopo Nash? ovvio: continuare a ritenere valido l'approccio di Adam Smith malgrado ne sia stato sbugiardato il presupposto fondamentale! Che MS mi scusi :-)) mi mette al riparo dal sospetto che quanto sto per dire circa una notizia di questi giorni passata un po' in sordina possa essere inquadrabile nella coda velenosa di certe teorie economiche.

Perchè, da profano e a mia memoria, credo che sia la prima volta che, a fronte di un appesantimento generalizzato del carico fiscale e di un aumento del gettito derivante dal recupero dell'evasione, il risultato netto è un calo delle entrate tributarie.

Il che, con la tara della breve durata del periodo in osservazione, l'inerzia del sistema e la particolare situazione del periodo, potrebbe far ipotizzare che oggi l'Italia sia davvero nella parte discendente della curva  (e quindi che si sia nella situazione in cui una riduzione del carico fiscale potrebbe aumentare il gettito favorendo la ripresa economica) o quanto meno che si trovi nella sua parte piatta (in cui le variazioni delle aliquote hanno scarsa ripercussione sul gettito).

Il che significa che operare aumentando la tassazione del garantire il pareggio di bilancio sarebbe ormai inefficace o controproducente e che, con l'attuale sistema economico, l'Italia non sarebbe in grado di aumentare ulteriormente il gettito fiscale. Potremmo essere già al suo massimo. La riduzione del debito pubblico, la ripresa economica e la conservazione per quanto possibile del Welfare dovrebbero pertanto passare per altre strade: vendite e valorizzazione di asset pubblici, tagli agli sprechi ed ai servizi, politiche industriali ed economiche che cambino il sistema economico, normative che permettano un efficace contrasto dell'evasione. E non si tratterebbe più di sola opportunità, ma sarebbe diventata una necessità indispensabile.

Se sto ragionando correttamente qualcuno lo dica alla Merkel e a Letta, please. :-)

Ciao

Paolo

(1) La curva di Laffer è quella che rappresenta l'andamento del gettito fiscale in funzione della tassazione. All'aumentare dell'aliquota secondo Laffer (e ragionevolmente) si avrebbe una crescita del gettito fiscale sino al raggiunimento di un massimo oltre il quale l'effetto disincentivante della eccessiva tassazione per imprese e consumi  porterebbe ad una progressiva diminuzione del gettito stesso. Il busillis è capire dove è situato il massimo della curva.

(2) il fatto che la quasi totalità dei liberisti sposasse e spesso tuttora sposi ideologicamente le (il)logiche reaganiane sulla curva di Laffer pur in presenza di evidenze contrarie mi ha sempre fatto dubitare della loro onestà intellettuale: tutto appare come se a costoro interessasse ben più della crescita economica complessiva del sistema la raccomandazione comune alle due teorie (lafferiana e liberista), e cioè la riduzione della tassazione, (riduzione di cui beneficia chi ha maggiori redditi e capitali a detrimento del welfare comune).

3 commenti:

MS ha detto...

Due parole premettendo che sono ignorante sia nelle materie economiche sia nelle discipline matematiche, figuriamoci nella loro intersezione.
La curva di Laffer è un modello interessante ma dal punto di vista pratico è inutilizzabile in quanto non si tengono conto di due aspetti:
1, geolocalizzazione[1];
2. dinamicità.

Per quanto riguarda il primo punto, per geolocalizzazione[1], parola che va molto di moda, intendo che l'area geografica di riferimento caratterizzata da condizioni economico/culturali determinano una propria curva di Laffer locale.
Il secondo punto è ancora più semplice perché la stessa curva appena disegnata varia nel tempo a seconda delle condizioni economiche locali[1] (diciamo nel medio termine).
Quindi, anche supponendo che la curva si applichi su scala locale (sono discretamente d'accordo), su scala nazionale è improbabile, cioé la somma delle locali non conserverà la forma.
Di peggio, la stessa forma cambierà nel tempo, quindi né conosciamo la forma oggi su scala nazionale, né quella di oggi sarà valida anche domani. Questa volta, peggio di prima, non cambierà nel medio termine ma nel breve per una semplice questione probabilistica che non esprimo per semplicità.
Alcuni economisti salvano Laffer perché i modelli semplici sono facili da trattare (forse gli unici che sanno trattare... ma questa è un'altra storia). Un matematico direbbe: curva a due dimensioni quando ne occorrono quattro? Bocciato senza appello.
Quelli ignoranti come me direbbero... ma di che parliamo?

saluti,
ms

note:
[1] -> ho escluso per semplicità quelle culturali perché nel breve periodo son incidono

MS ha detto...

Scusatemi, i primi due rimandi "[1]" non sono presenti... chiedo scusa.

bye,
MS

PaoloVE ha detto...

@ MS:

corretto: uno dei presupposti è la sostanziale omogeneità e staticità del sistema di cui si parla, il che è un presupposto ideale irrealizzabile.

Secondo me però la realtà italiana se ne discosta sufficientemente poco da poter ragionare su quella curva quasi come se fosse vera.

Da un lato perchè proprio l'Italia è, dal punto di vista economico e non solo, quanto di più statico vi sia, dall'altro perchè in Italia il grosso della tassazione giunge da un ceto sociale abbastanza omogeneo e cui si applica una tassazione omogenea: quello dei lavoratori dipendenti.

Ed è sul fatto di poter modificare le condizioni al contorno (e non solo la tassazione, come siamo stati capaci di fare sinora) che si deve puntare per forzare il sistema economico italiano verso una curva diversa, dove non si sia al massimo della curva, che è la più scomoda delle posizioni, perchè rende inefficace uno strumento importante come la leva fiscale.

Ciao

Paolo