Renzi, il sindacato, la riduzione del cuneo fiscale e la social card

Buongiorno,

due veloci considerazioni sull'annuncio della riduzione del cuneo fiscale avvenuto due giorni fa da parte di Renzi, ben sapendo che si sta ragionando di promesse probabilmente fatte anche in chiave elettorale, la cui realizzazione è rimandata alla fine di maggio e demandata ad una trafila legislativa e burocratica lunga ed insidiosa.

Renzi ed il sindacato

Tutti i sindacati hanno salutato con prevedibile ed ovvia soddisfazione l'annuncio di Renzi di una riduzione del cuneo fiscale tramite riduzione dell'Irpef a carico dei lavoratori. Soddisfazione espressa in primo luogo dalla segretaria della CGIL Susanna Camusso, di cui Renzi solo il giorno prima sembrava invece prevedere una invero assai improbabile reazione negativa di cui annunciava si sarebbe fatto una ragione con il solito malcelato disprezzo nei confronti di chi è anche solo perplesso rispetto alle sue ricette

L'aver svelato questa macroscopicamente errata previsione mostra una volta di più che Renzi, nel rapporto con il sindacato, ha idee errate e preconcette della controparte. 

Per contro, almeno in questa occasione, il sindacato (sinora dimostratosi negativo davanti a precedenti posizioni spesso tra il "marchionniano" ed il "brunettiano" del Presidente del Consiglio) sta dimostrando invece di effettuare valutazioni pragmatiche e sui contenuti piuttosto che su ideologie e/o pregiudizi.

Cuneo fiscale e social card

Quando ho sentito della riduzione della promessa di riduzione del cuneo fiscale mi è tornato in mente un precedente tentativo, per certi versi simile, di rimpinguare le tasche di alcuni italiani a basso reddito effettuato alcuni anni fa dal governo Berlusconi e cioè quello attuato attraverso la Social Card (1). 

Ammesso che Renzi riesca a mantenere la sua promessa nei termini sin qui esposti, il confronto con quanto realizzato è impietoso nei confronti dell'iniziativa di Berlusconi - Tremonti.

I numeri allo stato attuale parlano di 80 euro mensili in più in busta paga  contro i 40 mensili erogati dalla carta che si stima dovrebbero essere intascati da circa 10 milioni di italiani contro il milione previsto (ed i seicentomila effettivamente benficiati nella pratica) dalla Social Card. Il tutto senza ricorrere a meccanismi inutilmente costosi come quello delle ricariche necessarie per tenere in vita la pensata del duo Tremonti - Berlusconi.

In sintesi l'iniziativa di Renzi ha complessivamente una portata di uno o due ordini di grandezza superiore a quella precedentemente messa in piedi dal governo di destra, beneficiando presumibilmente un parco di persone di 10 - 20 volte superiore per un ammontare doppio con meccanismi privi di costi di gestione. A chi esaltava la Social Card non resta che cantare appassionati osanna al renziano taglio del cuneo. 

Ma credo che, coperture permettendo, anche gli altri debbano accordare una apertura di credito ad una iniziativa che dovrebbe:
  • rimpolpare alcune delle tasche più bastonate dalla crisi, 
  • alimentare un mercato interno asfittico che è il vero limite alla nostra ripresa economica (in fondo le esportazioni continuano ad esserci),
  • riportare liquidità anche alle aziende italiane (anche se in maniera indiretta),
  • limitare le tensioni sindacali (parliamo di un aumento del netto in busta di oltre il 5%, grasso che cola al giorno d'oggi)
Non resta che stare a vedere quanta differenza ci sarà tra quanto annunciato e quanto verrà realizzato e soprattutto come verranno trovate le coperture, visto che in materia le partite di giro che spostano, magari anche gonfiandola, qualche fetta di tassazione da una voce ad un'altra oppure che si traducono nel rendere oneroso qualche servizio pubblico indispensabile non sono certo una novità nel panorama italiano.

Ciao

Paolo

(1) Credo possiate trovare dei miei sarcasmi in materia sul sito di Authan...

3 commenti:

Philip Michael Santore ha detto...

Il taglio dell'IRPEF proposto da Renzi è di per sé un'iniziativa lodevole se verrà effettuato con tagli alla spesa pubblica.
Ma piuttosto che alla Social card, che aveva una platea e una portata diversa, esso va paragonato al taglio dell'IRPEF (prima la no-tax area, poi il taglio del 2005-2006).

PaoloVE ha detto...

@PMS:

Bentornato.

La tua obiezione è più che legittima, ma ho preferito un confronto con una iniziativa un po' più recente e già ascrivibile al tempo della crisi.

Pareggio di bilancio in costituzione, spread e tassi d'interesse, "è l'Europa che ce lo impone" erano fuori dagli interessi della nostra politica ai tempi delle iniziative che citi...

Ciao

Paolo

Philip Michael Santore ha detto...

Beh, proprio per il fatto che nel 2008-2009 si è verificata una grossa ondata di crisi non mi parve una cattiva idea quella di occuparsi di chi era in una situazione di estremo disagio. Di qui la social card e la cassa integrazione in deroga.

È vero che prima non c'era il pareggio di bilancio, la qual cosa mi fa sorgere incidentalmente un dubbio: Renzi ha detto di volere usare quel che resta della possibilità di fare deficit (3%, attualmente pare si sia al 2.6%) per finanziare le sue misure e poi ha dichiarato che il 3% è anacronistico.

Ma se Renzi vuole fare (più) deficit mi sa che il principio del pareggio di bilancio sia un attimino fuori dai suoi interessi.

E pure lo spread e i tassi d'interesse non sono più (almeno sino ad ora) grazie all'azione della BCE un paletto come lo sono stati nel 2011-2012.

E "l'Europa che ce lo impone" francamente è un'espressione che ho sentito dire sin dagli anni novanta.