Garantismo ipocrita e peloso

Buongiorno,

le polemiche ruotate attorno alla lettura degli elenchi dei cosiddetti incandidabili da parte della Presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi hanno avuto tra gli argomenti sbandierati a sproposito da una delle parti i principi di un presunto garantismo per cui quelle "liste di proscrizione" (sic!) avrebbero leso i diritti fondamentali di persone che non avevano in corso alcuna condanna definitiva, in assenza della quale nulla avrebbe dovuto offuscare la loro candidatura.

Quando scrivo "a sproposito"  intendo che costoro hanno potuto candidarsi, essere inseriti nelle liste elettorali, ed anche essere eletti, persino in situazioni in cui sembrerebbe scontata la decadenza forzata all'atto dell'insediamento in virtù della legge Severino attualmente in vigore (se non ho capito male è il caso del neo eletto Presidente della Regione Campania). 

Non mi pare sia invece diritto di alcuno, persona o partito, essere eletto (alcuni sembrerebbero volerlo sostenere, ma la cosa è delegata agli elettori, se non ricordo male), nè essere sottratto ad operazioni di trasparenza relative al loro operato ed alla loro coerenza.

I partiti potevano legittimamente fottersene del codice di auitoregolamentazione proposto dalla Commissione Antimafia e candidare quelle persone, anche se i loro componenti in Commissione Antimafia avevano approvato all'unanimità la proposta del codice di autoregolamentazione pochi mesi prima. E, dall'altro lato, nulla vietava a chicchessia, Presidente della Commissione Antimafia inclusa (1), di segnalare chi decideva di non adeguarsi, sottoponendone agli elettori anche queste scelte e le valutazioni su quel particolare profilo di opportunità politica.

Malgrado il lungo preambolo, non è però questo il tema del post odierno, che mi è stato stimolato dal commento di Tommaso al post di ieri, in cui segnalava un situazioni già nota da qualche settimana ma evidentemente indegna dell'attenzione dei media e, soprattutto, degli inutili garantisti d'accatto di cui sopra.

Inutili perchè, come ho detto, si indignavano per garantire un diritto che non è mai stato messo in discussione (la candidatura).


E sarebbero discriminate per di più in uno dei diritti fondamentali più importanti: quello ad avere opportunità pari a chiunque altro di accedere ad un lavoro per il quale per di più si sono già dimostrati adeguati a valle di una selezione attitudinale.

Perchè a seicento persone già selezionate per lavorare ad EXPO la questura di Milano pare stia bloccando il pass che ne permetterebbe l'impiego per motivazioni che sembrerebbero poter essere anche solo una denuncia da cui si è stati assolti, e addirittura senza comunicarne le motivazioni. In sintesi addirittura anche a persone già assolte, non solo a chi è in attesa di un giudizio definitivo o a chi ha già scontato quanto dovuto.

E per una situazione simile un garantista minimamente coerente dovrebbe fare una battaglia mille volte più grande di quella contro la Bindi, battaglia che apparentemente si riduce invece ad una nemmeno troppo pronunciata alzata di spalle.

Ciao

Paolo

(1) che mi pare avesse addirittura un mandato abbastanza esplicito in tal senso

(2) tale mi pare la pretesa che si debba tacere su alcuni aspetti di opportunità politica di una candidatura, magari in spregio al diritto alla libertà di informazione

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