Fenomenologia dell'ottimista 2.0

Buongiorno,

oggi post di Toomaso, che ringrazio e cui chiedo scusa per aver modificato il titolo da lui originariamente previsto: "Gli ottimisti e gli imbecilli". Mi riservo una chiusa, perchè avevo già iniziato un post sullo stesso tema.

nel momento in cui ho letto - e poi visto condividere con soddisfazione - l'uscita di Eco sugli imbecilli e internet, già sapevo che si sarebbero levati gli scudi degli alfieri della rete e dell'ottimismo

Da buon imbecille, voglio dire la mia: mi pare che gli ottimisti del progresso e della rete trascurino alcuni dettagli che danno in sostanza ragione a Eco. 

È molto semplice dire che gli imbecilli prima di internet esistevano già - grazie tante - e che la differenza è che invece di sparare fesserie al bar, ora lo fanno in rete e in fondo che differenza c'è. 

Io trovo queste differenze, cui credo Eco implicitamente faccia riferimento e che Mantellini mi pare mancare:

  • l'imbecille del bar si trovava spesso in minoranza, o al massimo si sentiva parte di un gruppetto di imbecilli amici suoi. Con internet c'è la possibilità di sguazzare nell'oceano dell'imbecillità globale. Questo rinforza l'imbecille singolo, sottovalutare questo aspetto mi pare difficile. 
  • l'imbecille del bar, sta al bar. Se io evito quel bar (1), non ho a che fare con l'imbecille. La rete, l'imbecille me lo porta a casa, contro la mia volontà. Questo punto non può essere derubricato a dettaglio. 
    • Su facebook mi viene imposto l'imbecille amico di un amico incolpevole. Compare nella timeline quello che fa il saluto romano o il complottista e non ci si può fare nulla. 
    • I siti dei quotidiani rilanciano, compiacendosene, le peggiori cazzate "della rete" per attirare i click degli imbecilli stessi. "Eh ma i quotidiani non sono la rete" sostiene l'ottimista. Ci vuole faccia tosta per confrontare l'impaginazione del giornale cartaceo dove l'imbecillità irrilevante tende a essere su una pagina diversa dalla notizia con quella dei quotidiani online dove le stupidaggini sono in mezzo al testo della notizia. 
    • Ci sono poi i commenti ai quotidiani (2) -vera fogna di internet- dove il peggio prevale con ogni evidenza. Si può non leggerli -si dirà- ma come si fa a sostenere l'ottimismo dinanzi al fallimento assoluto dell'idea di condivisione delle opinioni che essi rappresentano? Anche questi capita di non doverli cercare, più sono disumani, più vengono rilanciati, di nuovo venendo imposti contro la volontà dell'utente. 
Ora, ci si può rallegrare per le magnifiche sorti e progressive che le possibilità offerte dalla rete ci offrono. Si può sostenere -a ragione credo- che la condivisione di idee, il confronto, l'accorciamento delle distanze e il superamento delle barriere siano aspetti positivi che pesano di più delle legioni degli imbecilli. Si può infine rallegrarsi cinicamente della possibilità che ci offre la rete di conoscere meglio questi imbecilli.
 
Quello che non si può fare è negare che ci sia una differenza sostanziale rispetto a prima, e non porsi la questione se il mezzo internet ad oggi aiuti più a diffondere e rafforzare l'imbecillità che a combatterla.
 
Saluti 
 
Tommaso 
 
(1) Qui Mantellini - forse spinto dall'astio per gli "umanisti" così diffuso in rete - attribuisce al solo Eco il non aver avuto a che fare con così tanti imbecilli, prima. Quasi che solo i professoroni stessero nella loro turris eburnea, mentre la plebe imbecille si rotolava nel fango. Mi pare un'argomentazione con un certo pregiudizio e fondamentalmente sbagliata. La scelta di non frequentare il bar degli imbecilli non è certo prerogativa di un'élite. 
 
(2) Ci saranno anche casi di thread di commento costruttivi, ma la norma è un abisso di idiozia e cattiveria.

...ed eccomi per la chiusa finale: ho lasciato molto volentieri il passo a Tommaso perchè il post che avevo iniziato intendeva scrivere sostanzialmente le stesse cose, ma era scritto peggio. 

A quanto scrive Tommaso aggiungerei un paio di cose:
  • Mi meraviglia il fatto che su una non notizia si possa generare una polemica: la posizione di Eco è perfettamente coerente con le tante analisi da lui fatte sulla realtà televisiva dei decenni scorsi, a partire da quella "Fenomenologia di Mike Buongiorno" cui ho voluto alludere nel titolo. I vari Mantellini se ne accorgono adesso?
  • I numeri contano, e l'imbecille 1.0 può venire frustrato dall'esiguità del pubblico che lo ascolta al bar (alla cui scarsa attrattività magari contribuisce in prima persona) almeno quanto l'imbecille 2.0 può essere ringalluzzito dal fatto che i difficoltosi parti della sua mente riscuotono l'approvazione e/o l'interesse da quanlche centinaio di microcefali.Senza sottindendere che tu, carissimo lettore, rientri nella categoria, ma a puro scopo esemplificativo, sottolineerei che questo blog, amatoriale, avente scarsa visibilità e tutto sommato noiosetto, totalizza mediamente oltre un centinaio di letture quotidiane...
  • Eco teorizzava il fatto che la TV avesse avuto una parabola in cui ad un periodo di grande e conclamata utilità sociale (aveva contribuito all'alfabetizzazione dell'Italia) era seguito un progressivo degrado che l'aveva portata ad essere il trionfo della mediocrità, con, nei talk show, gli stessi identici problemi di autorevolezza delle fonti e di credibilità dei contenuti lamentati adesso per internet. Mi chiedo se per Internet non stia avvenendo, in tempi molto più rispretti, la stessa cosa.
  • Ad Eco ascrivo il limite di dar l'impressione di non voler riconoscere che, quanto a possibilità di verificare fonti e contenuti, Internet fornisce questa opportunità più di qualsiasi altro media. Il che non è poco.
Ciao
Paolo

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