Grecia & co.

Buongiorno,

ieri mi è piaciuto questo post di Giglioli sull'epilogo (1) della questione greca, di cui condivido molto.

Ho però l'impressione che Giglioli si fermi prima di trarre una conclusione secondo me a questo punto inevitabile sulla attuale realtà dell'Europa.

Perchè una volta constatato che, con tutti i limti del caso (in particolare gli errori dei greci nella scelta di una classe dirigente che li ha troppo facilmente illusi e portati oltre il ciglio del baratro), l'Europa si è dimostrata un efficace strumento per far prevalere gli interessi della finanza (anche quando opera in maniera miope e spregiudicata) su quelli della gente (non solo dei greci, si badi bene), non essendo un collega di Soros, non posso che fare un ulteriore passo e chiedermi se questa Europa ci interessa, rappresenta, tutela e conviene.

Ed allo stato attuale la mia personale risposta è ovviamente molto meno positiva di qualche tempo fa.


L'interesse che posso provare per un ente che ha sinora avuto come massimo risultato la libera circolazione di merci e capitali (2) e sembra intenzionato a mantenere la stessa rotta (almeno da quel pochissimo che trapela dalle riservatissime stanze  dove si discute il TTIP), ma non certo ad operare per una reale unità politica che potrebbe riportare i cittadini europei al centro dell'attività e degli interessi dell'Europa, è molto limitato (3).

Ed è molto elevato il livello di diffidenza che sono costretto ad avere nei confronti di un Ente che sembra effettivamente essere divenuto strumento di chi nega il principio di mutuo soccorso tra Stati e pretende di sostituirsi a mio modo di vedere molto oltre il ragionevole ai principi democratici.

O l'Europa fa un importante passo avanti sul piano dell'unità (e della maturità) politica oppure, così com'è, potrà essere il miglior baluardo dei finanzieri, ma è destinata a diventare un nemico ed un problema per i suoi cittadini.

Ciao

Paolo

(1) sempre che di epilogo si tratti, visto che le condizioni imposte al Paese ellenico sono talmente dure da sembrarmi difficilmente sostenibili per uno Stato. E, purtroppo, spesso,  i precedenti di Stati cui vengono imposte condizioni economicamente insostenibili non brillano per simpatia nè per democraticità.

(2) condizione che ha portato ad un calo dei prezzi delle merci, ma anche alla desertificazione produttiva delle aree meno strutturate (cui è prevedibile seua quella demografica) ed al deprezzamento generalizzatodel lavoro

(3) metto nelle note il tocco da grillino, sottolineando che lo fa con i nostri soldi

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