Scioperi: cose che (non) succedono solo in Italia

Buongiorno,

prendo spunto dalle dure immagini dei dirigenti di Air France che, abiti a brandelli, fuggono scavalcando le recinzioni in metallo protetti dalla violenza dei lavoratori dell'azinanda da acuni poliziotti e vigilantes, e lo faccio senza nessuna simpatia per gli incivili aggressori, ma mentre ho ancora nelle orecchie gli incessanti ritornelli che in Italia si abbattono sistematicamente contro la presunta nostra inciviltà nelle relazioni sindacali, vissuta come opprimente e tipicamente italiana.

E in luogo di "presunta" probabilmente dovrei scrivere "falsa", almeno stando a quanto mi suggeriscono un po' di esempi tratti da un paio di quei Paesi che portiamo ad esempio per dimostrare l'inaccettabilità di quanto avviene da noi.

Il caso dei dirigenti di Air France non è certo il primo esempio di un certo incivile approccio fisico e violento al confronto sui temi del lavoro (immagino sia ovvio che lo condanno), che anzi appare essere inserito a pieno titolo in una sorta di tradizione di violenze che a mia memoria in Italia fortunatamente non si sono mai viste (o almeno non si sono viste da oltre trent'anni), ma la mia intenzione non è certo quella di abbassare il confronto a questo livello.

Semmai vorrei vedere quanto ci sia di vero nella pretesa, tanto sbadierata quando i dipendenti del Colosseo hanno indetto un'assemblea perchè da quasi un anno non venivano retribuiti per l'attività straordinaria festiva e serale necessaria a garantirne l'apertura anche nei festivi ed alla sera, che al Louvre non sarebbe mai potuto succedere nulla di simile.

Il dubbio è su cosa intendiamo per qualcosa di simile. 


Ed è lo stesso museo (e non il sindacato come pretenderebbero insulsamente ed in malafede i nostri media) a comunicare il fatto che anche al Louvre talvolta si chiude per sciopero quando i circa MILLE (!) dipendenti ritengono inadeguate le condizioni di lavoro (1). 

E se ci spostiamo dal Louvre ad altro museo francese, scopriremo che sul fronte scioperi la cosa non è particolarmente diversa, e magari troveremo anche inspiegabili rigidità ad accettare l'apertura 7/7. E non dissimili sono le cose, ad esempio alla National Gallery di Londra sia sul fronte delle aperture (anzi, non vi sono aperture serali e vi è un maggior numero di chiusure per festività)  che degli scioperi

Forse penserete che, malgrado non sia mio il ritornello che recita che "Certe cose al Louvre non succederebbero mai", io abbia artatamente scelto un settore particolare su cui confrontare il nostro sindacalismo con quello altrui.

Non è così, e per dimostrarlo, slealmente (perchè memore del prolungato sciopero dei macchinisti delle Deutsche Banh di quest'estate), parto all'attacco del luogo comune che vuole che, a differenza che in Italia, nella disciplinatissima Germania i servizi pubblici siano al riparo da disservizi causati da vertenze sindacali.


In sintesi: malgrado il facile qualunquismo dei nostri media, certe cose succedono abbondantemente anche all'estero ed anche nei Paesi che prendiamo a riferimento. 

Normalmente succedono anche con motivazioni che considereremmo ben meno solide di quelle sistematicamente nascoste e minimizzate dai media in Italia.

E talvolta vi succede anche di peggio.

Ho il sospetto che, alla fine della fiera, a fronte di un sindacalismo italiano pregiudizialmente molto bistrattato ma forse non meno serio e maturo di quello di altri Paesi che consideriamo più civili di noi, la reale grossa disparità tra le varie situazioni considerate si trovi nei livelli retributivi e nelle condizioni di lavoro. E per di più che non sia necessariamente a favore dei lavoratori italiani. Il che porterà certamente molti di quelli che la pensano in maniera diversa dalla mia a concludere che il sindacato è malvagio ovunque, comunque e semprunque :-).

Ciao

Paolo

(1) Mille! Mi rifuto di scrivervi che i dipendenti che lavorano al Colosseo sarebbero una cifra che trovo indicata oscillante tra i 27 ed i 30, perchè non riesco a credere alla differenza.

1 commento:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

e di chi sarà la responsabilità della diffusione del luogo comune per cui chiunque - anche chi non abbia la benché minima esperienza diretta - è pronto a dirsi d'accordo alla macchinetta del caffé quando si danno le colpe ai sindacati?

Saluti

T.