Del perchè la sinistra continuerà a perdere/1

Buongiorno,

in questo post, lungo e diviso in due parti, da qui in poi è tutto molto discutibile, radicato essenzialmente nelle mie opinabilissime convinzioni (insomma nulla che voi che vi lasciate subdolamente influenzare da queste sgrammaticate pagine, possiate citare come se fosse un passo della Bibbia o del Corano), nonchè schematizzato probabilmente oltre il ragionevole per condensare il tutto in un paio di post.

Credo che un progetto politico trovi consenso nel momento in cui si presenti come una ragionevole prospettiva di miglioramento delle condizioni di vita di quelli cui si rivolge (le promesse elettorali) ed ancor di più nel momento in cui i risultati si concretizzino in tal senso. Diversamente, specialmente nel secondo caso, nel medio periodo la finzione è destinata a mostrare la corda ed il consenso a crollare.

Quand'ero molto giovane i partiti di sinistra avevano un disegno politico volto a ridurre le differenze di opportunità tra i cittadini schematizzabile nella risposta a due fronti di esigenze:
  • il miglioramento / la difesa dei redditi medio bassi (realizzato ad esempio attraverso l'estensione del welfare, la promozione di veri sistemi cooperativi, l'adeguamento dei salari all'inflazione e appoggiando le iniziative sindacati)
  • l'estensione dei diritti / eliminazione delle discriminazioni (divorzio, aborto, lotta alle discriminazionioni di genere, razza, religione, lotta al lavoro nero...)
Direi che almeno sino ai primi anni Ottanta, non senza periodi di crisi, i partiti di sinistra poterono vantare dei risultati discreti, ottenuti direttamente o indirettamente, e distribuiti su un parco di beneficiari molto largo (lavoratori dipendenti, famiglie, donne,...).

Conseguentemente mantennero a lungo un consenso significativo ed una base elettorale consistente e piuttosto agguerrita, motivata oltretutto dalla prospettiva di poter trasmettere le stesse prospettive di miglioramento anche ad altri ed alle generazioni successive.
 
Col passare del tempo ed il progressivo accettare prime e condividere poi anche a sinistra di logiche liberiste e "blairiane" il primo fronte è stato progressivamente snaturato: si è cominciato ad assicurare che un "moderno" mercato del lavoro improntato a sempre maggior "flessibilità" e meritocrazia avrebbe mantenuto in funzione l'ascensore sociale per le classi medie e meno abbienti e si è cominciato ad accettare e condividere che il welfare fosse utilizzato come una grassa greppia cui far pascere un settore privato assunto come più efficiente ma spesso solamente vorace.

Non siamo più in una fase in cui il welfare si estende, ma in quella in cui lo si difende o si cerca di farlo. Non siamo più nella fase in cui si pensa di trasferire il welfare ai giovani, ma quella in cui gli si accolla il debito pubblico ed il peso delle pensioni altrui.

Man mano che i risultati di questa perseveranza nell'errore politico che ci ha portato dai co.co.co. ai voucher hanno cominciato ad essere numericamente rilevanti e chiari in senso opposto a quanto promesso, i partiti di sinistra hanno progressivamente cessato di essere visti come i difensori di chi più aveva bisogno, dei redditi medio bassi, fenomeno accentuato dalla loro crescente subalternità sia alla destra che agli interessi della parte padronale (mi si passi il termine desueto) di gruppi industriali, finanziari e bancari (chi devo citarvi? De Benedetti? Riva? Mussari? Marchionne? Profumo? Farinetti? Della Valle? Serra?...)

...e per oggi ho scritto abbastanza. Per chi fosse interessato, domani concudo.

Ciao

Paolo

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