Biennale Architettura: due pensierini sparsi

Buongiorno,

nei giorni scorsi sono stato a visitare parte della Biennale Architettura che sta per concludersi e conto di tornarvi a brevissimo per concludere il giro. In conseguenza di questo fatto mi sono ritrovato a riflettere un po' malinconicamente su un paio di temi che mi portano a guardare altrove (o ad altra epoca) con una certa invidia.

Per quanto riguarda il guardare altrove, facendo parte di un mondo che in ampia parte sta trattando i migranti come un problema da mantenere per quanto possibile lontano da sè, non nascondo l'ammirazione e la mia stima per i tanti Paesi che hanno presentato nei padiglioni di Venezia soluzioni (in alcuni casi solo ipotizzate, in altri invece già messe in atto), per riuscire a gestire l'accoglienza di queste persone in maniera efficace, rispettosa della loro dignità e volta all'integrazione.

Non mi è difficile immaginare che gran parte delle soluzioni tecniche proposte e delle problematiche affrontate possano essere riproposte dovendo affrontare situazioni quali quelle che si stanno verificando a seguito dei fenomeni sismici in Italia centrale.

Per quanto riguarda invece il guardare ad altra epoca, è proprio l'idea della Biennale in sè e per sè a spingermi a guardare con invidia un tempo in cui qualcuno poteva pensare di creare una simile struttura in cui tutti i Paesi del mondo avrebbero potuto esporre e condividere il meglio della loro creatività e delle loro produzioni per diventare parte diun motore di progresso culturale, sociale ed economico.

...Non posso neanche dire che si tratta di nostalgia di un radical chic quale potrei apparire da fuori: le origini della Biennale affondano nell'Ottocento, il che va un tantinello oltre i miei orizzonti...

Ciao

Paolo

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