Come si costruisce l'emergenza mediatica

Buongiorno,

nei giorni scorsi ci sono stati dei forti segnali di destabilizzazione del regime del generale Haftar, il leader della Cirenaica: dato per morto alcuni giorno fa, sembra essere poi "risorto" in un ospedale francese, mentre il suo Capo di Stato maggiore (figura centralissima in una realtà che è di fatto una dittatura militare) era fatto oggetto di un attentato.

Davanti a questa situazione l'attenzione dei nostri media sembra rientrare nella categoria "...e a noi che ce ne importa?!?...": fatta eccezione che per quotidiani a vocazione in qualche modo terzomondista come Avvenire o il Fatto Quotidiano, la notizia fatica ad uscire dalla dimensione del trafiletto.

Il che, sia per il ruolo che Haftar sta(va) giocando sul piano geopolitico nel Mediterraneo, intrattenendo alleanze ed accordi con molte delle potenze attualmente coinvolte nel conflitto siriano (Russia, Egitto, Francia, Arabia Saudita, ...), sia per la sua capacità di rendere la parte del territorio libico da lui controllato quello meno permeato da formazioni jiahadiste e da trafficanti di migranti, è un chiaro esempio di cecità dei media (per di più ingigantito dal fatto che in questi giorni i quotidiani non stanno andando molto oltre la narrazione della stanca attesa di un'evoluzione dei rapporti tra Salvini e Di Maio e dei mandati esplorativi di fanfaniana memoria).

Cecità che, se la situazione non dovesse riuscire a trovare una stabilizzazione, rischierebbe di tradursi nello scoprire a brevissimo (con precostruito stupore) che l'Italia è tornata ad essere esposta a sud all'azione di scafisti e terroristi in maniera scarsamente controllabile.

Ciao

Paolo

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