Matteo soffre di Montite?

Buongiorno,

più passa il tempo più vedo crescere inquietanti somiglianze tra l'attuale Presidente del Consiglio ed il successore di Silvio Berlusconi, quel Mario Monti che, da affermato e riconosciuto "tecnico", avrebbe dovuto tirare fuori l'Italia dalla crisi, operando un mix di rigore economico e stimoli alla crescita, e che invece arrestò il proprio percorso dopo aver messo in campo solo il primo componente del mix (cosa peraltro non banale in quel momento, data la crisi degli interessi sul nostro immane debito pubblico), per di più utilizzando sostanzialmente misure (dai tagli agli inasprimenti fiscali) tutt'altro che innovative ed anzi già ben collaudate e che, lungi dall'intaccare privilegi e rendite, hanno colpito i soliti noti.

Le somiglianze si sono proposte sin dall'inizio: entrambe i Presidenti del Consiglio non sono stati eletti e sono assurti allo scranno attraverso procedure probabilmente corrette nella forma e altrettanto probabilmente necessarie per risolvere un impasse imbarazzante, ma certamente non brillanti dal punto di vista della democraticità nella sostanza, per di più con un appoggio trasversale da parte di media ed opinione pubblica imbarazzante per l'acriticità.

Ma non è questo il punto: in entrambi i casi credo che sia stato indispensabile fare di necessità virtù e mandare giù il rospo per garantire un governo al Paese.

Il fatto è che l'Italia che il Governo Letta ha traghettato da Monti a Renzi ha continuato ad aver bisogno di una politica volta a favorire la crescita economica del Paese, cioè di quella componente del mix programmatico di Monti che nè il Professore della Bocconi, nè il suo successore Letta, nè adesso Renzi hanno saputo sinora imbastire.

Se Monti si fermò al rigore, mi pare che adesso Renzi abbia spostato l'obiettivo della crescita al di fuori del mirino, preferendo dare la precedenza alle riforme elettorali ed istituzionali (peraltro ancora incomplete).

Perchè i celeberrimi e spessissimo citati ottanta euro in busta paga, pur muovendosi secondo me nella giusta direzione, se non saranno inseriti in un contesto di altre iniziative rischiano di essere quello che alcuni detrattori di Renzi hanno sostenuto sin da subito, e cioè una mera forma di propaganda elettorale, per di più condotta in maniera piuttosto becera con i soldi dei contribuenti.

E, purtroppo, il dichiarazionificio renziano mi pare ancora molto più interessato a promettere una  nuova architettura politica ed istituzionale (il cui disegno apparente confermo piacermi sempre meno), piuttosto che una nuova politica economica ed industriale. Ma per l'Italia e per i suoi cittadini, l'emergenza era è resta il persegimento di una politica economica ed industriale che favorisca la crescita e che continua a non vedersi.

Nemmeno nei cronoprogrammi.

Ciao

Paolo

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