Concorrenza? #consumatorestaisereno

Buongiorno,

dopo le scuse di prammatica per i sempre più frequenti buchi nelle pubblicazioni del blog, passo al tema del giorno, cioè il ddl sulla concorrenza, del quale alcuni contestano dei dettagli più o meno rilevanti, sostenendo che comportano un passo indietro nella tutela degli interessi del consumatore.

A mio avviso, in realtà, probabilmente sull'argomento sarebbe necessario un esercizio (sicuramente poco attraente per gli standard decisionali della politica cui ci siamo ormai da tempo assuefatti) che parta dal porsi il problema, prima di sparare a colpo sicuro la soluzione.

Ed il problema in realtà è se le liberalizzazioni avvengono realmente nell'interesse del consumatore.

Perchè, senza che nessuno metta in discussione questo assunto, antipatiche stime e dati bisbetici sembrano sgarbatamente intenzionati a non volersi piegare a confermarlo. In sintesi: la realtà manifesta una marcata reticenza a confermare l'assunto in questione

Infatti l'Authority per l'Energia (1) ha premuto per il rinvio dell'obbligatorietà del passaggio al libero mercato di gas ed energia perchè stima i costi aggiuntivi sino ad oltre il 20% da esso derivante per i clienti. Sorpresa! Parliamo del 20% di costi al consumatore in più invece dei risparmi che diamo per scontati in un regime di libera concorrenza, mica briciole. Però dobbiamo anche ammettere che si tratta di stime, e si sa, le stime si lasciano scrivere, per cui possiamo facilmente immaginare che queste siano state redatte dalle solite lobby interessate a mantenere gli attuali privilegi.

Il fatto è che, se le stime si lasciano scrivere con una certa facilità, è molto meno facile scrivere le statistiche sullo storico (sia chiaro, qualcosa si può fare anche in tal senso, ma è molto più difficile), ed è sempre di questi giorni una ricerca della CGIA di Mestre (2) che fornisce dati piuttosto sconfortanti per i consumatori, andando a vedere come si sono comportati i mercati liberalizzati negli anni scorsi, e verificando come con pochissime eccezioni alle liberalizzazioni abbiano negli anni fatto seguito rincari ben superiori al tasso di inflazione.

Parliamo di assicurazioni, banche, trasporto aereo, trasporto ferroviario, trasporto urbano, pedaggi autostradali, elettricità, gas,...: l'unico settore che sembra salvarsi è quello della telefonia.

Insomma, per essere in presenza di un dogma assoluto ed indiscutibile, assistiamo ad una pioggia di eccezioni a tappeto, (il che, mi concederete, è un bel paradosso), eccezioni e paradosso cui però stranamente non fa seguito nessun tweet nello sterminio di cinguettii della comunicazione istituzionale. Che so io: una cosa del tipo #laregolamentazionebuona)

Propongo una lettura diversa e secondo me più realistica: le liberalizzazioni piacciono ai nostri governanti non tanto perchè porteranno benefici al consumatore (cosa che la realtà sembra non volerci accordare a cuor leggero), ma perchè costoro sperano portino benefici alle aziende ed, indirettamente, al parametro macroeconomico che più di tutti vogliamo veder risalire: il PIL.

Pagheremo tutto, pagheremo (più) caro, quindi il PIL crescerà.

Il fatto che questo avvenga a spese dei consumatori, crisi permettendo (3), è per loro di secondaria importanza (4).

Ciao

Paolo

(1) è noto che questa Authority è un covo di vecchi gufi della peggior specie

(2) non vi sfuggirà nemmeno che la CGIA è una ben nota congrega di rosiconi conclamati, spero

(3) sarei infatti più fiducioso nei risultati se non fossimo da anni avvitati in una situazione di crollo della domanda interna, condizione che mi fa temere che l'effetto in positivo sul PIL dei rincari possa essere controbilanciato in negativo da una eventuale contrazione della domanda...

(4) ogni tanto mi pongo questioni ormai obsolete quali cosa sia "di sinistra". Non che sia importante, ma non mi pare lo sia provare a ridistribuire il reddito privilegiando pochi cittadini (gli imprenditori) a scapito di tutta la collettività (i consumatori).

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