Se il governo dà i numeri

Buongiorno,


I numeri purtroppo certificano che gli sbandamenti di Poletti  non sono in proporzione meno significativi di quello tanto sbeffeggiato commesso dall'allora Ministro Elsa Fornero quando sottostimò molto largamente il numero degli esodati (2).

Si tratta di una certificazione che, purtroppo conferma due aspetti pessimi della nostra realtà nazionale:
  • l'incapacità dei nostri politici di confrontarsi con i numeri (e conseguentemente di elaborare politiche sostenibili e credibili, analizzare un trend, elaborare una previsione, correlare fenomeni, ...), nemmeno quando giungono all'incarico avvolti dall'alone mistico dell'essere dei tecnici
  • l'accettazione sostanzialmentre serena se non addirittura benevola di questo fatto da parte dell'elettorato, come se fosse normale avere un Ministro del Lavoro che non ha la più pallida idea di quali siano le dinamiche del mercato del lavoro, al punto di andare a vantare risultati di portata epocale a fronte di una realtà di una piattezza stagnante assoluta.
Il risultato è che siamo destinati a continuare ad avere un Governo ed una classe politica e dirigenziale improntati all'improvvisazione ed alla navigazione a vista, che potranno continuare, creduti, a propinarci ricette basate su improbabili colpi di genio, finanze creative, flessibilità rispetto ai parametri europei e colpi alla Harry Potter.

E, a meno che crediate nei taumaturgici poteri della Bacchetta di Sambuco, è evidente che gli esiti di questa cosa non possono essere positivi.

Ciao

Paolo

(1) Il che non vuol dire che il Jobs Act debba necessariamente essere una riforma negativa: personalmente non mi aspetto che generi occupazione, ma spero che riesca a ricompattare un po' un mercato del lavoro troppo frammentato per permettere alcuna tutela dei lavoratori in ingresso, divisi tra una miriade di contratti e gestioni diverse e, conseguentemente non tutelabili sindacalmente (quello cui stiamo assistendo da decenni in Italia ai danni dei lavoratori dipendenti è un divide et impera in salsa confindustriale: non c'è più classe operaia o impiegatizia, ma un rassegnato parco buoi privo di capacità contrattuale perchè artatamente diviso tra dipendenti e finte partite IVA, statali e privati, cococo, cocopro, interinali, a progetto, somministrati, ..., il cui reddito è ovviamente in caduta libera (come, a certificazione della miopia di tanti imprenditori che hanno scelto di cavalcare questa tigre, i consumi interni, a partire da quelli per l'immobiliare ed i beni durevoli) 

(2) Ricordo che Elsa Fornero si dimostrò specializzata nel sottovalutare le sfighe: non paga di aver trascurato due esodati su tre nelle sue analisi, era quella che affrontava il problema della disoccupazione giovanile partendo dall'idea che i giovani fossero "choosy".

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