Parigi, gli obiettivi mancati / 1

Buongiorno,

dopo quanto avvenuto a Parigi e con il sangue ancora sul terreno è difficile scrivere qualcosa che vada oltre l'espressione di sentimenti di base: incredulità, paura e dolore per quanto successo, ira contro i responsabili, solidarietà per le vittime, desiderio di vendetta.

Non mi sottraggo, provo tutte queste cose, vorrei esprimere a chi in questo momento soffre la mia partecipazione in maniera meno fredda ed anonima di quanto le circostanze mi permettono ed ammetto che sarei contento se avessi la certezza che ad ogni singolo attentatore ed ogni singolo eventuale mandante o complice fossero assicurate le peggiori sofferenze.

Quando prima scrivevo la parola vendetta non ero in errore: in questo momento, anche se razionalmente so di sbagliare, non c'è nulla in me che assomigli ad un desiderio di giustizia, cosa per la quale sono necessari un distacco ed una freddezza che in questo momento non mi appartengono. Adesso, assurdamente, vorrei solo veder ripagato il dolore con un dolore ancora più atroce, ben sapendo che sarebbe il seme per una ulteriore violenza.

Contrariamente a quanto in tanti esprimono, non mi sento però in preda allo sconforto, perchè a mio avviso (forse mi illudo, ma non sono il solo), hanno ragione quei pochi che sottolineano alcuni aspetti che mostrano anche gli aspetti fallimentari (per i jihadisti) dell'ultima battaglia di questa guerra.

Perchè più ci penso e più sono convinto che il Bataclan non fosse l'obiettivo primario dell'azione, ma che in realtà i terroristi mirassero primariamente alla strage allo stadio e, magari e con un po' di fortuna, a colpire in qualche modo Hollande, che era in tribuna.

Infatti, mentre alcuni degli obiettivi sembrano essere stati chiaramente scelti come diversivi o facili target secondari indifesi allo scopo di seminare terrore e confusione, lo sforzo necessario a bucare un dispositivo di sicurezza come quello predisposto allo Stade de France in occasione di una partita della nazionale (per di più contro i campioni del mondo e con le massime autorità in tribuna) credo giustifichi l'idea che il vero e primario scopo dell'operazione fosse una strage ben peggiore, quale quella che si sarebbe potuta ottenere se il panico incontrollato si fosse impossessato della folla allo stadio. E forse addirittura di cercare di sfruttare l'occasione per colpire, nel caos, il massimo vertice, il Presidente della Repubblica, figura che, in uno stato presidenziale, ha una valenza che in parte assomma quelle del nostro Presidente della Repubblica e di quello del Consiglio.

Malgrado la portata della strage, questo scopo è stato mancato completamente: Hollande non ha corso alcun pericolo nè vi è stata alcuna caotica fuga di massa dallo stadio, anzi, nei canti della Marsigliese intonati da chi abbandonava lo stadio immagino che ogni Jihadista abbia avvertito la fastidiosa nota di chi non è riuscito a piegare l'avversario, un po' come quando, nelle guerre del secolo scorso, si avvertivano le petulanti cornamuse dei soldati inglesi.

Fissare questo punto significa però anche dover fare qualche piccolo passo avanti nell'analizzare la situazione, passi che farò nei prossimi giorni.

Ciao

Paolo

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