Ricordati che devi pagare, dice il gufo...

Buongiorno,

il susseguirsi ad ogni piè sospinto di commenti da parte di esponenti del Governo e del PD sempre molto favorevoli rispetto al conseguimento vero o presunto di obiettivi in materia economica in virtù delle politiche impostate dal Governo stesso (1), richiede un piccolo esercizio di memoria per capire se e quanto possiamo effettivamente credere di essere in presenza di una ripresa economica in grado di diffondere un minimo di benessere nel nostro Paese e, soprattutto, di poter pensare a questa come a qualcosa di solido, perchè temo ci si trovi in presenza di dati economici quanto meno un po' opinabili, quando dal singolo dato mensile si passa a dare un'occhiata ad alcuni macroparametri un po' meno limitati.

La crisi dei debiti pubblici che ha investito i cosiddetti PIIGS anni fa, per trascinarsi nel nostro Paese sino ad oggi, nasceva da situazioni legate a realtà statali in cui era presente un mix di elevato debito, bassa crescita economica ed elevati deficit. A fronte di ciò i creditori hanno iniziato a considerare i Paesi indebitati difficilmente solvibili e ad applicare conseguentemente (talvolta anche speculando) gli interessi sul debito che si applicano a creditori scarsamente affidabili o addirittura a non erogare più ulteriore credito.

Quello dei creditori non fu un comportamento meramente speculativo, anzi aveva solide basi: chi presta denaro vuole riaverlo indietro e calcola gli interessi in base al rischio di non riuscirci, ragion per cui eroga credito più facilmente e ad interessi inferirori a chi ha un indebitamento basso rispetto al PIL ed ha un differenziale positivo tra crescita economica e deficit.

A fine 2011 l'ennesimo governo Berlusconi crollò sotto il peso di una economia nazionale che, sulla base di questi parametri, ci collocava tra i Paesi a rischio default e a causa dell'incapacità di prospettare alcuna manovra correttiva alla situazione che andasse al di là della pura cosmetica.

Dove ci collochiamo in tal senso quattro anni dopo e con che prospettive? Dove ci hanno portato e dove ci porteranno il discutibile rigorismo di Monti, l'intermezzo di Letta e un Governo Renzi che appare non avere alcuna reale opposizione nelle aule (ed ancor meno fuori da queste, se dovessi misurare il consenso sulla base del sostegno accordatogli dai media?).

Nel 2011 il rapporto tra debito e pil era al 120,7%, oggi è peggiorato di oltre una dozzina di punti percentuali sfiorando quota 134%. Questo risultato è stato l'effetto combinato del permanere del deficit pubblico e di un calo del PIL solo parzialmente e recentemente arrestatosi. 

Per dei creditori, siamo un debitore che si trova addirittura in una situazione peggiore di quella che nel 2011 generò il panico: abbiamo più debiti di allora e guadagnamo meno. 

In termini prospettici per fortuna le previsioni ci dicono che possiamo ambire ad una inversione di tendenza per quanto riguarda i guadagni: seppur timidamente, il nostro PIL sembra essere destinato a crescere. Purtroppo sembra essere destinato a farlo meno di quanto, tra promesse di tagli alle tasse e richieste di sforamento dei elasticità rispetto ai parametri europei (mi chiedo se la Costituzione abbia ancora un valore, visto che contiene il miraggio del pareggio in bilancio), verrà eroso dal deficit.

Pertanto, sempre per i creditori, siamo un debitore intenzionato a far peggiorare le proprie condizioni di solvibilità.

E, purtroppo, non vedo motivo alcuno per cui, dopo tanti garruli proclami, quando la BCE dovrà ridurre la portata del quantitative easing che sta svalutando l'euro sul dollaro ed i Paesi del Golfo rialzeranno i prezzi dell'energia, noi non si debba tornare nell'occhio del ciclone finanziario.

Ciao

Paolo

(1) ad esempio ho enormi dubbi sul fatto che i minimi cenni di vitalità del mercato del lavoro (sempre che fluttuazioni così tenui possano essere considerate cenni di vitalità) possano essere riconducibili al Jobs Act (che personalmente valuto tutto sommato positivamente per aver concesso un minimo di stabilità in più ad una generazione di lavoratori dipendenti massicciamente invischiati in una miriade di contratti precari) piuttosto che al mix di cause esterne dato da un euro che si svaluta e dal basso costo dell'energia.

2 commenti:

Michele R. ha detto...

Ciao Paolo,
questo non c'entra un tubo con il post ma visto che hai disattivato i commenti a radio tiranna...

Saluti.

PaoloVE ha detto...

@ MR:

notizia falsa e tendenziosa al limite della diffamazione!

:-)

Radio tiran(n)a, dopo un paio d'anni di inattività, è stata spostata nelle "pagine morte", ma i commenti sono ancora aperti...

Ciao

Paolo