Fosche previsioni

Buongiorno,

oggi un post di impressioni personali su quanto sta succedendo in casa del Pd e, conseguentemente, al governo del nostro Paese, post scritto prima degli appuntamenti istituzionali previsti nel fine settimana (quindi a rischio di smentita, che peraltro auspico).

Ho l'impressione che, in un clima di sfiducia, sospetto e inimicizie personali, il Pd stia per assistere allo scontro definitivo tra dirigenza renziana e minoranze con l'incoscienza di chi non si rende conto che non si tratta di un problema interno al partito, ma dell'inevitabile epilogo (peraltro partito da lontano) di un sistema politico che si è dimostrato non all'altezza del compito assegnatogli e che non sembra essere stato capace di preparare una successione.

Qualche anno fa l'incapacità della Destra di rinnovarsi e di sviluppare un dialogo al proprio interno si celebrò con l'abbandono di Fini (e della compagine politica che aveva creato intorno a lui) dello schieramento di governo appiattito su un Berlusconi forte nelle urne ma incapace di esercitare decentemente il ruolo di Primo Ministro e schiacciato dalle inchieste giudiziarie.

Il primo risultato fu lo sfarinamento della Destra, da un lato approdata in maniera scoperta alle posizioni antieuropeiste e populiste di Salvini e Meloni, dall'altro progressivamente traghettatasi nei successivi governi un po' più centristi ed in parte confluita nelle file del M5S e rimasta solo in minima parte fedele al vecchio leader.

Il secondo risultato fu togliere al Centro Sinistra l'antiberlusconismo, unico collante che lo tenesse insieme al posto di un inesistente (o troppo esile) disegno politico comune.

In assenza di alcuna reale prospettiva di un confronto politico interno al PD che non abbia le caratteristiche di uno scontro all'arma bianca, i  risultati di questo secondo processo stanno portando adesso a chiudere l'esperienza politica della Seconda Repubblica attraverso un probabilissimo ulteriore ridimensionamento del consenso elettorale delle forze che avevano espresso il governo o, precedentemente, quella parte di opposizione in grado di andare oltre la sterile protesta.

Scissione o meno (1), credo che dopo il penoso spettacolo dato dal principale partito di governo, tra trame di palazzo, congiure, dimissioni comandate a freddo, insulti ed ipocrisie, l'appeal che questo potrà esercitare sull'elettorato sarà poca cosa, e sarà dettato più dal timore delle alternative che da una reale condivisione di un progetto politico comune per il Paese che non c'è e che non ha i presupposti per poter nascere in un clima di incomunicabilità totale.

In questo momento temo che la prospettiva più realistica che ci si presenta davanti sia quella per cui in breve tempo assisteremo alla polverizzazione anche del Centro Sinistra ed al conseguente rafforzarsi di nazional/populisti e M5S, formazioni di cui non condivido i progetti politici e, soprattutto, cui non riesco a riconoscere le capacità nè le potenzialità per invertire il trend e  traghettare l'Italia verso una condizione migliore di quella attuale.

Ciao

Paolo

(1) in realtà poco cambia tra separarsi e restare insieme senza un progetto comune

Nessun commento: