Servizio Civile Universale: una leva per la difesa della Patria!

Buongiorno,

passatemi il malcelato sarcasmo per la citazione che ricorda toni di altri tempi (non è la prima volta che capita, con la comunicazione renziana, di percepire echi da retorica di regime), ma ho leggiucchiato qualcosa riguardo all'idea, espressa dal Governo nelle linee guida di riforma del terzo settore, di ripristinare una forma di servizio civile su una ampia base volontaria.

Il termine ripristinare non tragga in inganno: il servizio c'era già, e i termini per la presentazione delle candidature relativa all'ultimo bando sono scaduti nel dicembre 2013, quindi non direi che vi sia stata alcuna interruzione.

Semmai le cifre di cui si legge (centomila persone l'anno per i tre anni successivi all'approvazione della riforma) fanno pensare ad un ritorno (e forse anche più di un ritorno) ai numeri di quando il servizio civile rappresentava l'alternativa alla leva militare obbligatoria.

A guardarci un po' dentro, sempre che la riforma non stravolga un po' tutto, l'impressione sugli intendimenti è per me molto positiva sotto molti aspetti: sembra voler permettere ad enti in qualche modo benefici di avvalersi di personale spesso motivato ed a basso costo; ai volontari di poter accedere ad un rimborso spese dignitoso (poco più di 400€ mensili), all'esperienza professionale e formativa maturata ed eventualmente a vitto ed alloggio; allo Stato di beneficiare dell'operato di entrambe le categorie sulla base dei principi di sussidiarietà.

Ma soprattutto credo che per lo Stato questa sia una ottima possibilità di ricostruire un minimo di quel senso civico che era andato perso in decenni di cultura edonista e di ostentato disprezzo per tutto quello che sa di autorità e Stato (1). 

Perchè se un buon numero di giovani cominceranno a vedere e metter mano in quelli che sono i servizi che lo Stato deve erogare ai suoi cittadini, probabilmente pian piano pretenderanno il dovuto rispetto per chi li eroga e, soprattutto, che questi servizi siano erogati bene e non pretesto per nutrire caste e privilegi.

Per ora apprezzo e sto a vedere, sperando che tra l'enunciazione dei principi e la realizzazione dei fatti non avvengano stravolgimenti a rivoluzionare lo scenario e sperando che la cosa non finisca nella lunga lista di cose da concludere nella check list renziana. (2)

Ciao

Paolo

(1) se passate al Governo le parole "una leva per la difesa della patria" potete sicuramente passare a me "cultura edonista". E ringraziate che vi ho risparmiato l'edonismo reaganiano di quando D'Agostino riusciva ancora a far sorridere. In sintesi mi immagino che possa essere l'equivalente del Kennediano "Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese", dopo decenni in cui ad ognuno è stato trasmesso il messaggio che faceva bene a pensar per sè, anzi, che era la cosa migliore che potesse fare.

(2) Mi permetto di aggiungere che, entro certi limiti, un ulteriore beneficio di un servizio di tale portata sarebbe di porre un limite inferiore ad una serie di indecenti abusi sui giovani disoccupati da parte di alcuni datori di lavoro sfruttatori. Chi te lo fa fare di accettare gratis una serie di stage (o cose simili) di utilità estremamente dubbia nella vaga illusione di "fare esperienza e curriculum"  quando hai la possibilità di fare realmente qualcosa di utile facendo curriculum, andandoci in pari, o forse persino qualcosina oltre?

8 commenti:

Philip Michael Santore ha detto...

Più che di ricostruire il senso civico è un'ottima possibilità di far calare surretiziamente e a suon di spesa pubblica in deficit il tasso di disoccupazione, che è il principale indicatore del fallimento degli ultimi governi.

PS: "cosa il tuo paese può fare per te" riassume la mentalità assistenzialista e parassitaria, mentre "cosa puoi fare tu per il tuo paese" è pure peggio, giacché teorizza il servilismo.
A proposito, visto che usa il termine 'leva': non è che per caso pensano di renderlo obbligatorio?

PaoloVE ha detto...

@ PMS:

la prima parte del tuo commento ci può anche stare.

Certo che chiudere sostenendo che Kennedy teorizzasse il servilismo e descrivendo un rapporto con lo Stato nel quale esiste solo il male o il peggio toglie molta credibilità alle tue affermazioni.

Sono comunque sicuro che Giannino ti apprezzerebbe molto. Dall'alto dell'autorevolezza conferitagli dalle sue lauree e dai suoi Master.

Ciao

Paolo

Philip Michael Santore ha detto...

La frase su Kennedy in realtà è una citazione a memoria da Capitalismo e Libertà di Milton Friedman.

PaoloVE ha detto...

@ PMS:

non è una frase SU Kennedy, ma una citazione del suo discorso di investitura.

Quindi il punto rimane tutto (e rimarrebbe anche se Kennedy avesse citato Milton Friedman): sostenere che Kennedy teorizzasse il servilismo verso lo Stato toglie molta credibilità alle tue affermazioni.

Sempre lì si rimane.

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

@ PMS:

non che cambi molto, ma mi sono tolto il dubbio: Capitalismo e Libertà è stato pubblicato uno o due anni dopo quel discorso di JFK.

Quindi, a tutti gli effetti, è tutta farina di JFK.

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

Ehi Paolo,
L' autorevolezza proviene da cio che dimostri di essere capace di fare, e non dalla laurea o dal master. Altrimenti il nobel mancato (parole sue) Brunetta e/o Tremonti verrebbero ricordati come dei mostri sacri dell'economia :-P mentre invece non è cosi.

Philip Michael Santore ha detto...

@ PaoloVE

È appunto quello che stavo dicendo: Friedman inizia il libro citando la famosa frase del discorso inaugurale di Kennedy. Critica il fatto che nessuno ne abbia stigmatizzato il contenuto, dato che esso nella prima parte teorizza l'assistenzialismo ("paternalism" per essere esatti, ho ricontrollato), mentre nella seconda teorizza il servilismo.

PaoloVE ha detto...

@ PMS:

direi che da parte di Friedman è un atteggiamento estemamente equilibrato.

Infatti di fatto esclude che con lo Stato si possa avere un rapporto positivo.

Meraviglia che non si voglia tornare ad una sana realtà tribale.

Ciao

Paolo