Branchi, bullismi e media

Buongiorno,

partendo da uno spunto diverso, per vie alternative, ma con risultati almeno in parte simili mi ritrovo ad affrontare un argomento che Uriel ha appena trattato nel suo nuovo blog (un altro ancora!).

Il mio spunto è stato il video dell'aggressione alla ragazzina dodicenne da parte di una bulla ed il senso di sgomento che mi dà constatare che nessuno tra i presenti, nell'arco di un minuto o più, sembra aver tentato alcunchè per provare ad arginare la violenza e fermare il pestaggio. Eppure, oltre a chi sta effettuando le riprese, nel video del pestaggio si intravedono più persone, forse complessivamentre una decina, sicuramente un numero sufficientemete elevato da potersi aspettare un qualche moto d'animo volto a fermare quel sopruso. Almeno uno, uno solo, che accenni un principio di reazione.

Invece niente.

Trovo che l'approccio che spesso la stampa ha nei confronti di fenomeni di questo genere sia sbagliato e pericoloso e che si concentri su aspetti di secondaria importanza se non proprio non attinenti, evitando pressochè sistematicamente di cercar di capire cosa porta un gruppo di persone a partecipare ad atti violenti e prevaricatori o accettare situazioni di violenza e prevaricazione senza fare nulla, addirittura spesso senza nemmeno fingere di guardare da un'altra parte.

Per iniziare: il punto non è che queste cose vengano riprese da un telefonino e finiscano in internet o vengano utilizzate come forma di ricatto, cose sulle quali i media scelgono molto spesso di sprecare analisi.

E parlo di sprecare analisi perchè pestaggi di gruppo, stupri di gruppo, ricatti e relativa indifferenza esistevano prima della diffusione di internet e prima che l'invasività e la pervasività dei social network li rendessero così ampiamente visibili (1)  e non vi è alcuna evidenza del fatto che fossero meno numerosi (anzi, azzarderei che il fatto che le vittime oggi possano essere nella condizione di avere a disposizione delle prove astutamente prodotte da un cretino possa essere un incentivo in più a sporgere denuncia senza rischiare di incorrere nella vergogna dell'insinuazione del "Ci stava" o del "Ha iniziato lui").

Ed il punto non è nemmeno che talvolta la vittima possa eventualmente aver avuto dei comportamenti che possono esserci piaciuti o meno, che possiamo moralmente approvare o meno o che siano stati avventati o meno.
 
Tutti pseudo alibi striscianti per cui in qualche modo la vittima se la sarebbe andata a cercare (2) che ai media apparentemente piace molto sottolineare e che hanno l'effetto ovvio ed abbietto di scoraggiare la persecuzione di reati simili e di far sentire la vittima ancora più isolata ed in qualche misura causa del proprio danno.
 
Sono d'accordo con Uriel quando afferma che sino a quando i media daranno una attenzione preminente a questi aspetti (3) il loro ruolo in questa materia sarà assolutamente negativo perchè focalizza l'attenzione su aspetti irrilevanti ai margini del problema, dando in qualche modo al problema stesso la patente della normalità.
 
Perchè se la notizia è che, passatemi la semplificazione, su Youtube c'è il video di uno stupro di gruppo ad una minorenne sbronza, pesantemente truccata e in perizoma che si era appartata nei bagni di una discoteca con un ragazzo appena conosciuto e non il fatto che è avvenuto uno stupro e che la vittima non ha trovato chi la difendesse in un locale pubblico; se la notizia è che su Facebook si trovano le foto di un gruppo di ragazzi che danno fuoco al barbone che ogni sera crollava sbronzo dietro al muretto dove questi si ritrovano perchè li disturbava la sua sporcizia e non che un uomo è stato arso vivo; se la notizia è che girano in Whatsapp le riprese di un travestito che è viene molestato, insultato e menato all'uscita del Muccassassina perchè dava scandalo per il suo look esagerato e disturbava l'attività dei parcheggiatori abusivi e non che è stato linciato un uomo; ... allora quello che si sta passando è che la seconda visione in qualche modo rientri in qualche modo in una  normalità magari sgradevole ma scontata, e che l'abiezione stia solo nella prima, dove aguzzini e vigliacchi in qualche modo trovano tante insulse false giustificazioni e dove la vittima è in qualche modo tenuta sempre distinta da noi.
 
Del video di cui parlo all'inizio, per tornare alla radice, non mi colpisce il fatto che sia stato distribuito in internet (i cretini non mancano mai ed i loro comportamenti vanno oltre ogni previsione in materia di stupidità), mi colpisce e non mi stupisce la brutalità, ma mi colpisce, mi stuupisce e mi ripugna soprattutto l'incomprensibile inerzia di chi sta colpevolmente a guardare.

E mi piacerebbe veder dare importanza in proporzione ai questi fattori anche dai media, cosa che troppo spesso non succede.

Ciao

Paolo

(1) e, paradossalmente, perseguibili: la diffusione di questi video è diventato uno strumento che permette di individuare ed inchiodare alle loro responsabilità i colpevoli con frequenza superiore a quanto avveniva una volta

(2) quando palesemente avviene qualcosa che va ben oltre e che ne infrange anche il diritto più minimo

(3) attenzione che anche a me appare motivata dall'interesse a richiamare lettori in maniera facile, facendo leva sugli aspetti più pruriginosi e torbidi, come ben si addice alla nostra stampa

1 commento:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

il punto è sempre lo stesso, i media italiani sono una parte fondamentale dell'imperfetta società in cui viviamo, dove diventano normali i fattacci che citi nel post.

Si tratta di giornalisti pigri, ben integrati in questo orrore, che sfruttano l'alibi fornito da legioni di lettori che sono lieti di cliccare su ciò che costituisce il 90% delle homepage dei quotidiani online: tette e sangue.

Non c'è da stupirsi che dinanzi ad atti di prepotenza, la maggioranza sia interessata solo all'inquadratura con il cellulare: una conseguenza di media che fanno le scelte ben descritte nel post è di far sentire sicure le suddette legioni che è giusto comportarsi così, che la logica del "se l'è cercata" è corretta.

È meno importante, ma c'è un'altra osservazione: i nostri pigrissimi giornalisti, alcuni dei quali sono pagati per oziare tutto il giorno sui social network, tendono ad avere una deformazione "professionale" per cui sovrastimano l'importanza dei temi legati alla comunicazione. È anche per questo che il fatto che un video finisca su whatsapp acquista un rilievo maggiore rispetto al contenuto criminale del video stesso.

Ma è anche per questo che c'è una tendenza a dare un valore maggiore alle analisi* sullo stile di comunicazione dei politici (Renzi e B su tutti), rispetto ai contenuti delle loro proposte politiche e, soprattutto agli effettivi provvedimenti di governo.

Saluti

T.

PS. Ti mando una mail in privato.

*Alcuni tecnici informatici frustrati liquiderebbero tali analisi come fuffa da umanisti, ricorrendo a paragoni in cui non manca mai qualche nazista. Credo invece che - a patto che siano serie - siano molto importanti, ciò che è tremendamente errato è che siano il punto della discussione politica.