Privato, pubblico e politico / 2

Buongiorno,

riprendo e concludo, temo un po' confusamente, quanto avevo iniziato nel post di ieri.

Contrariamente a quanto normalmente si ritiene, per mia esperienza ed almeno limitatamente al settore ed all'area geografica di mia competenza (mi limito quindi a parlare della Sanità del Nord Est: non me la sento di generalizzare oltre), mi sentirei di affermare che ormai i trasferimenti al servizio pubblico di inefficienze e malversazioni private e le strategie dettate dai politici e/o dai tecnici di nomina politica rappresentano dei problemi di ordine superiore rispetto all'eventuale scarsa professionalità (comunque voi vogliate intenderla) del normale dipendente pubblico.

Perchè se in passato ci lamentavamo che gli scioperi e la scarsa professionalità dei dipendenti pubblici ci portavano ad avere troppi scioperi e servizi inadeguati ed oggi osserviamo il perpetrarsi del problema da parte però dei dipendenti delle ditte private che gestiscono gli stessi servizi in appalto, significa che appaltare (nelle sue declinazioni di marketing che lo rendono gradito: esternalizzare, dare in outsourcing, privatizzare,...) non è stata una soluzione.
 
Il che già rappresenta in sè un primo elemento che facciamo fatica ad accettare, imbevuti come siamo dell'idea che privato è meglio, sempre e comunque.

E, se i dipendenti pubblici sono almeno in parte un falso problema molto sbandierato a giustificazione delle inefficienze vere o presunte dei servizi pubblici (1) (2), forse il vero grosso problema sta altrove, in chi, dotato di poteri di discrezionalità, dava loro indicazioni ed obiettivi e definiva le strategie di ampio orizzonte, nascondendo la propria scarsa professionalità dietro a presunte responsabilità altrui e spesso operando al servizio di un substrato di imprenditori di pochi scrupoli: per l'appunto politici e tecnici nominati dalla politica.

Per concludere: all'inizio del precedente post parlavo di confusione creata ad arte su cosa in Italia è una gestione poltica della cosa pubblica e cosa è una gestione pubblica: magari sarò complottista, ma sono convinto che la distinzione venga sfumata apposta da politici e media proprio perchè permette di nascondere dietro ad un gran numero di episodi di micro malversazione commessi dai normali cittadini dipendenti dela P.A., un numero molto inferiore di macro episodi il cui impatto è estremamente più rilevante, commessi da posizioni apicali di estrazione politica.

E quindi, ponendo sullo stesso piano il singolo assenteista cronico (che magari mentre è assente per malattia in ufficio fa il bagnino al diving center) e l'alto funzionario che certifica falsamente delle esigenze in realtà inesistenti perchè si possa procedere al mega appalto di una struttura inutile, si modificano le prospettive e le priorità in modo da permettere il mantenimento delle condizioni che permettono il realizzarsi degli affari più lucrosi.

Ciao

Paolo

(1) come sembrerebbero confermare gli esempi citati ieri

(2) intendiamoci bene: assenteisti, fancazzisti, corrotti, ... nella P.A. ci sono, e sono spesso numerosi. Non mi sogno nemmeno lontanamente di voler contestare questo fatto, nè che il fenomeno vada vigorosamente contrastato.

2 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

l'odio - coltivato dai media - verso il dipendente pubblico è un sentimento unanimemente condiviso.

Così come lo è l'odio per i politici cattivoni.

Il problema tuttavia è molto più grande, perché è l'intera società che premia i comportamenti peggiori, producendo una classe dirigente inadeguata e disonesta a vari livelli: lavorando nel privato vedo tutti i giorni parecchi fannulloni strapagati, dirigenti incompetenti, nepotismo e cooptazione.

Quella di attribuire al pubblico o alla politica tutti i mali è una semplificazione comoda e autoconsolatoria.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@T.:

purtroppo sono d'accordo con te.

Volendo provare ad essere oyyimisti, la speranza sarebbe che, rimossi il comodo capro espiatorio e lacoltre di fumo, magari qualche mente cominci ad aprirsi...

Ciao

Paolo