Rapiti diversi

Buongiorno,


Non è la prima volta che cittadini italiani vengono rapiti in territori “a rischio”: nel passato più o meno recente sono stati sequestrati (e purtroppo talvolta anche successivamente uccisi) operai e tecnici di ditte private, giornalisti, cooperanti e persino mercenari, e tali avvenimenti hanno spesso generato vive polemiche.

Nella disgrazia i quattro rapiti dell'altro giorno (cui faccio i miei più sentiti auguri di una rapida liberazione) e la ditta che li ha inviati in un contesto a rischio hanno la piccola fortuna di non essere attaccati in Italia da una opinione pubblica che sembra trovare normale il fatto che qualcuno venga esposto a questo genere di rischi come effetto collaterale del proprio lavoro (1).

Insomma, se la ditta XXX manda YYY in un contesto di guerra civile e costui viene sequestrato da una qualche banda/tribù di integralisti anti occidentali, nessuno si sogna di imputare la cosa ad alcuno, né di pretendere che il sequestrato o l'impresa che l'ha mandato lì affrontino in proprio le spese per un eventuale salvataggio o il pagamento del riscatto: la consideriamo una sorta di fatalità di cui è giusto si faccia carico lo Stato.

La cosa cambia radicalmente se siete dei cooperanti, dipendenti di ONG o giornalisti impegnati a fornire una informazione di un certo tipo sui fatti (per intenderci se siete Giuliana Sgena, non Domenico Quirico). In questo caso troverete una ampia fetta di opinione pubblica che proclamerà che ve la siete andati a cercare, che dovreste pagarvi da soli l'eventuale riscatto, e che lo Stato dovrebbe lasciarvi lì, e che probabilmente siete anche conniventi con i rapitori (se non loro amanti).

Ecco, trovo particolarmente sgradevole vedere come una ampia parte della nostra opionone pubblica e dell'informazione che la fomenta scelga deliberatamente di applicare metri di valutazione diversi alle singole persone basandosi non tanto su quello che hanno realmente fatto, e nemmeno sulla base delle loro intenzioni, ma piuttosto sulla base della loro presunta stereotipata appartenenza ad un'area politica e/o culturale.

E trovo particolarmente penoso ricordare come chi oggi (giustissimamente) tace per i tecnici della Bonatti, spesso ieri attaccava le due Simone o Greta e Vanessa e l'altro ieri, paradossalmente, pretendeva di incoronare come eroi i nostri mercenari, cioè gli unici che erano andati scientemente in luoghi a rischio per esercitare un mestiere in cui il rischio non era un effetto collaterale ma ovvia conseguenza del lavoro.

Ciao

Paolo

(1) Sarà una generalizzazione, ma nonè la prima volta che succede.

3 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

Qui un articolo che parla delle responsabilità della ditta che avrebbe "mandato allo sbaraglio" i suoi tecnici.

Condivido il senso del post.
Il pensiero unico reazionario ormai è così diffuso che è difficile anche aprire bocca quando l'uomo del bar ripete i luoghi comuni così capillarmente diffusi dai media.

Vado ad appendere uno striscione contro le tasse sulla casa. Devo togliere quello contro i profughi che mi rovinano la speculazione immobiliare, però.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

avevo visto l'articolo e, in un primo momento mi era cparso che, oltre a circostanziare le modalità del sequestro, contesse una almeno parziale smentita dei conteuti del post relativamente all'atteggiamento dell'opinione pubblica.

In realtà le dichiarazioni critiche nei confronti dell'operato della ditta sono poco più che un retroscena senza fonti circostanziate e non una posizione attribuibile all'opinione pubblica, per cui non l'ho poi utilizzato.

Anzi, mi pare possa essere un ulteriore elemento a supporto: nemmeno quando ci sono elementi che fanno pensare ad una responsabilità delle ditte nel creare i presupposti dei rapimenti l'opinione pubblica se la prende con loro, mentre se si trattasse dell'operatore di una ONG avremmo un congruo numero di articoli (e di commenti rabbiosi) in cui lo si tratta da probabile fiancheggiatore dei sequestratori da lasciare là.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

il link non intendeva confutare la tesi del post, anche io ho pensato quello che scrivi nel commento quando l'ho letto.

La cosiddetta opinione pubblica rispecchia sempre ciò che viene ripetuto sui media principali - o le imbecillità criminali che vengono diffuse attraverso programmi di "intrattenimento". Non è certo un articolo, di scarsa visibilità peraltro, che modifica il pensiero unico.

L'articolo riporta una "fonte governativa", ma dal momento che ciò che questa fonte dice contrasta con i luoghi comuni, non avrà risalto nei titoli dei TG.
E l'imbecille del bar non lo inserirà nelle sue giaculatorie rimasticate.

Saluti

T.