Il bimbo col viso nell'acqua

Buongiorno,

la foto di un piccolo profugo morto annegato, a pancia in giù su una spiaggia turca, con il viso nell'acqua  sembra destinata a diventare probabilmente il simbolo della diaspora siriana e della migrazione attualmente in corso dall'Africa, magari nella forma meno cruda, quella in cui si vede solo un poliziotto che prende in braccio il piccolo cadavere.

Come in tanti hanno già detto, interrogandosi sull'opportunità di pubblicare o meno l'immagine di un bimbo morto, diventerà probabilmente una foto simbolo, come quella del bimbo del ghetto di Varsavia a mani alzate, quella della bimba vietnamita ustionata dal napalm che corre piangendo, quella del bimbo di Beslan in braccio allo spetsnaz o quella della piccola africana denutrita sotto l'occhio dell'avvoltoio.

Sono convinto che vada pubblicata, e nelle forma più cruda, dove si vede chiaramente il cadavere e si percepisce il più possibile l'orrore e lo strazio che che possono esserci dietro. Questa:


Ho l'impressione che in molti si aspettino che questa immagine possa cambiare le cose da qui in avanti nella gestione dei flussi migratori verso l'Europa: personalmente ne sarei sorpreso. 

Nessuna delle immagini che citavo precedentemente ha cambiato di una virgola le situazioni che rappresentavano: l'occupazione nazista della Polonia, la guerra del Vietnam, la scontro tra Russia e terroristi ceceni hanno proseguito il loro corso militare esattamente come prima dello scatto, e non mi aspetto che, in un epoca in cui alle immagini anche molto crude siamo assuefatti, stavolta le cose possano andare diversamente.

Temo che anche per quanto riguarda l'attuale situazione dovremo veder concludere il corso militare delle vicende che stanno contribuendo ad originare le migrazioni e che allo stato attuale, vista la frammentazione delle forze sul campo, non vi sia nemmeno una reale strategia di intervento militare occidentale ipotizzabile che possa contribuire a migliorare le condizioni di chi fugge (1).

L'intrico di interessi contrastanti divisi tra Arabia Saudita, Quatar, Turchia, Russia, Egitto, Curdi, nostalgici baathisti siriani e jihadisti rende infatti pressochè impossibile uno schieramento militare con qualche prospettiva di poter contribuire alla pace in Siria e Libia e, conseguentemente, dobbiamo mettere in conto il protrarsi dell'instabilità che sta gonfiando i numeri dei profughi e dei migranti.

Ciononostantre quell'immagine, se, come spero, riuscirà ad entrare nel nostro immaginario e nelle nostre coscienze, non sarà una inutile esibizione di morte.

Perchè da domani, grazie a quella foto, mi auguro non dico che si si possa smettere di sentir parlare di profughi che vengono qui a fare i turisti, col cellulare ed i vestiti firmati, belli lucidi e colle cuffiette, pagati 35 euro al giorno che spendono in prostitute,... e tutto il resto dell'accozzaglia di inumane stronzate razziste che si continuano a sentire, ma almeno che si possa etichettare chiaramente e senza titubanza per quello che è chi fa questi discorsi e chi, pseudo politici o pseudo giornalisti che siano, vi campa spregevolmente sopra, e relegare loro e le loro opinioni alla considerazione che meritano.

Ciao

Paolo

(1) Forse qualcosa in tal senso sarebbe ipotizzabile in Libia, dove però, dopo il recente disastro seguito all'abbattimento di Geddafi, tutti saranno estremamente cauti nel fare alcunchè

3 commenti:

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
anche io non credo che la pubblicazione di questa foto cambi qualcosa. Però colpisce e fa male al cuore, ma la trovo una cosa retorica e ingiusta perché dovrebbero far male al cuore anche tutti gli altri morti adulti che hanno tentato la via del mare in questi ultimi anni, e aver smosso quel sentimento che chiamiamo Pietà già da un pezzo senza dover giungere al fato del piccolo Asylum.
Comunque rispetto ai precedenti che hai ricordato, io noto delle differenze:
Nel caso della foto del ghetto di Varsavia credo che divenne nota dopo la fine della II guerra mondiale. Mentre la foto del Vietnam ha fatto il giro dell'occidente ma dubito molto che in un paese in guerra e povero le masse si potessero permettere i giornali con la foto con la bambina ustionata dal napalm in prima pagina.

Saluti.

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

trovo sgradevoli alcuni aspetti, e in fondo anche il taglio di questo post, che è lo stesso che hanno voluto dare i rivoltanti media italiani (ma stavolta non solo, temo).

Sul post la mettono in positivo, ma a me non riesce: gli stessi giornalisti che ogni giorno mi impongono le bestialità di Salvini, di cosa parlano?
Parlano del problema reale, dei numeri, delle politiche?

No.

Parlano della foto.

Che è come dire che - ancora una volta - parlano di loro stessi.
Sembra quasi di sentirli dire tra un tweet pensoso e uno faceto: "Mi si nota di più se la pubblico oppure no?"
E giù fiumi di inchiostro su questo cazzo di problema se pubblicare o no. Come se non fossero pronti a pubblicare la foto del fratello se fosse abbastanza morbosa.
E noi dovremmo discutere di questo?
Porci anche noi la domanda se questa foto cambierà qualcosa?

È davvero questo il problema?

Mi scuso per i toni pesanti.

Saluti

Tommaso

“Children are dying."
Lull nodded. "That's a succinct summary of humankind, I'd say. Who needs tomes and volumes of history? Children are dying. The injustices of the world hide in those three words.”
― Steven Erikson, Deadhouse Gates


PS: Perdonami, ma è la seconda volta che sbagli "Spetsnaz" ;-)

PaoloVE ha detto...

@ T.:

l'autoreferenzialità e l'autocompiacimento ipocrita di molti giornalisti è palese, come anche l'enorme coda di paglia di chi non ha pubblicato la foto o lo ha fatto urlando che la colpa è della culona e di Erdogan, ma certo non nostra.

In tali condizioni il fastidio è più che giustificato.

"Spetsnaz"

Corretto, grazie.

спецназ! :-)

Ciao

Paolo