(In)culture politiche diverse

Buongiorno,

la mia (molto scarsa) cultura politica mi porta a ritenere che una commissione abbia tra i suoi scopi fondamentali il creare i presupposti per mediare ad alto livello tra posizioni diverse, cercando di ottenere un risultato che possa essere più largamente condivisibile (1) di quello che ci si potrebbe ragionevolmente attendere da una sola parte.

In altre parole lo strumento con cui effettuare costruttivamente una sintesi tra posizioni diverse.

E' per questo che resterei interdetto davanti alla decisione di trasformare una commissione in uno strumento unipolare e monocorde: sono sicuro che da una commissione composta di dieci miei cloni politici ed altrettanti miei vassalli emergerebbe, sorpresa sorpresa, esattamente la mia posizione. Ma, malgrado l'altissima considerazione che ho del mio acutissimo intelletto, non avrei certo la pretesa che questa sia necessariamente la posizione migliore, nè quella che sarebbe più largamente apprezzata. In compenso avrei la certezza di aver utilizzato uno strumento pleonastico per giungere allo scopo: per esprimere la mia posizione basto io, non serve una commissione ridotta a claque di cloni replicanti.


Ed è per questo che resto interdetto (2) davanti alla decisione di Renzi di sostituire i membri della minoranza PD in commissione per la riforma del sistema elettorale: c'è bisogno di una commissione in cui i membri che esprimono posizioni diverse da quella del proponente vengono sostituiti con altri fedeli alla linea? quale utilità ha una commissione che ripete pedissequamente la posizione del singolo che l'ha nominata?

E, per finire, la solita domanda a chi oggi davanti a questa ennesima cosa non fa una piega: come avremmo reagito qualche anno fa se una cosa simile l'avesse fatta Berlusconi? Non avremmo forse avvertito e lamentato la puzza di una decisione autocratica se non autoritaria e criptofascista?

Per finire un'autocritica: chi avesse l'impressione di trovarmi ripetitivo non ha tutti i torti, perchè ho scoperto di aver scritto le stesse cose circa un anno fa, quando in altra commissione avvenne la stessa cosa. Evidentemente per Renzi non si tratta di singole sbavature, ma di una questione di carattere e metodo.

Ciao

Paolo
(1) che in democrazia significa, con molta approssimazione, sostanzialmente migliore

(2) interdetto si, meravigliato no: ho premesso un riferimento ad mia una cultura politica diversa da quella attualmente (e da un bel po') maggioritaria. E, giusto per rimarcare ulteriormente le differenze tra culture politiche e anche se al cosa è leggermente OT rispetto al post: personalmente ritengo che in democrazia si possa etichettare chiunque come gufo, rosicone, nostalgico, insignificante minoritario e frenatore dopo aver risposto a tono e nel merito sui contenuti delle sue osservazioni. Adesso vedo che si usa sistematicamente farlo invece di rispondere.

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