Le rivoluzioni mediterranee

Buongiorno,

mentre il ministro Frattini sembra essere più interessato a curare i rapporti con St. Lucia che quelli con i Paesi Mediterranei, qualcuno sta cominciando ad accorgersi che attorno a noi sta succedendo qualcosa, e che potrebbe essere qualcosa di importante.

Le dittature messe in discussione sono quelle sinora appoggiate dai paesi occidentali, che non sembrano essersi presi la briga di chiedere loro null’altro che di garantire i propri interessi economici presso di loro e di frenare l’avanzata degli estremisti islamici, senza porsi il problema della sostenibilità della posizione politica di queste dittature in assenza di una politica sociale.

Il risultato è che il regime di un dittatore corrotto come Ben Alì, privo di qualsiasi significativo appoggio interno, crollava mentre i politici italiani premevano per attribuirgli una laurea honoris causa, come segnalava con un gustosissimo post Santalmassi sul suo blog.
 
Chi ha appoggiato questi regimi ha più di un motivo di nervosismo: le possibilità di successo delle rivoluzioni mediterranee non sono trascurabili (in Tunisia anche il primo tentativo di arginare la rivoluzione cooptando un certo numero di esterni al regime nel governo, con una operazione di facciata, è fallito, mentre in Egitto Mubarack sta tentando la stessa strada, dopo aver perso buona parte dell’appoggio dei militari), anche perché i rivoltosi stanno seguendo schemi simili a quelli già utilizzati nei Paesi dell’Europa dell’Est per portare avanti con successo le “rivoluzioni colorate”, il che fa presagire buone probabilità di successo, ma anche temere la presenza di un regista esterno che organizza, coordina e finanzia i movimenti, regista che, a differenza di quanto avvenuto nei paesi ex sovietici, non sarebbe quindi un governo occidentale.
Le conseguenze più importanti possono essere secondo me tre:

Il fatto che stati come Italia, Francia e Stati Uniti possano perdere l’attuale ruolo di paesi privilegiati nei rapporti con la sponda africana del Mediterraneo a favore di qualcun altro, allo stato attuale non ancora ben definito, con danni economici e politici.

Il fatto che gli equilibri che stanno garantendo una situazione di relativa stabilità attorno ad Israele potrebbero essere annullati, reinnescando per l’ennesima volta le polveriere libanesi e palestinesi (secondo alcuni analisti nemmeno la situazione giordana sarebbe particolarmente solida).

E, da ultimo, anche se appare poco probabile, il fatto che già nel breve periodo ad avvantaggiarsi della situazione potrebbero essere dei regimi integralisti islamici anti occidentali, con cui sarebbe molto difficile rapportarsi, con il rischio concreto di trasformare il Mediterraneo da punto d’incontro di culture diverse a punto di scontro delle stesse. Con l’Italia in prima linea. Altro che St. Lucia ed Antigua.

Ciao

Paolo 

10 commenti:

x ha detto...

Buongiorno,

non sono d'accordo sull'affermazione che i regimi integralisti islamici anti-occidentali potrebbero avvantaggiarsi al punto da originare pericolose frizioni che potrebbero compromettere il futuro delle relazioni tra Paesi nell'area mediterranea rispetto all'Europa.
Soprattutto per l'Italia che ne rappresenta la porta di ingresso.

Per chi ha avuta la fortuna di seguire, come ho fatto io, ieri sera la trasmissione di Gad Lerner, che ospitava tra gli altri anche il direttore di Limes, la rivista di geo-politica piu' completa nel nostro Paese, Lucio Caracciolo, ha potuto ascoltare dalla viva voce da tanti magrebini illuminati, come la componente islamica del movimento di protesta se non proprio esigua, non sia assolutamente preponderante.

Basti ricordare che tutto è cominciato nei primissimi giorni di gennaio quando le piazze di Algeri e Tunisi sono state invase dalla gente a motivo di forti aumenti di prezzi dei generi alimentari.
Non ci dimentichiamo che stiamo parlando di popoli che hanno redditi procapite dell'ordine di qualche dollaro al giorno.
Specialmene in Algeria la rivolta ha una connotazione spiccatamente economica: il Paese è ricchissimo d'idrocarburi, come ben sappiamo noi che importiamo il gas, ma i proventi sono concentrati nelle mani di pochi e non rappresentano un volano di diffusione del benessere sociale.
Io ho la speranza che presto, dalla semplice rivendicazione di piazza di popoli stremati per migliori condizioni di vita, si arrivi alla caduta dei regimi autoritari e dinastici, e alla conquista di forme di governo sicuramente vicine a sistemi democratici di tipo occidentale.
Dimostrando cosi, se ce ne fosse ancora bisogno, l'inutilità assoluta delle guerre di occupazione con i loro ingenti costi anche in vite umane.

Michele R. ha detto...

@Paolo,

Dovrebbero fare te ministro degli esteri al posto dell'inutile e inesistente Frattini che è solo capace di starsene sugli sci.

PaoloVE ha detto...

@ Michele:

probabilmente scio meglio di lui :-)

@ Francesca:

il rischio di ritrovarci a breve degli stati integralisti sulle sponde del mediterraneo è remoto, ma c'è. Anche se per ora le manifestazioni che si vedono non hanno granchè a che fare con una rivolta religiosa, a far temere questa possibilità ci sono alcuni fattori concreti: ad esempio in Tunisia è rientrato dall'esilio ed è stato molto ben accolto un leader islamista, dall'Iran giungono notizie di interessamento agli sviluppi della situazione egiziana e prese di posizione più nette ed udibili di quelle italiane, in entrambi i paesi ad essere in crisi è il regime che avversava gli estremisti e, nell'eventualità della regia esterna non si può escludere che questa possa essere proprio in mano all'Iran, che ha una discreta necessità di allegerire la pressione internazionale.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

direi che se bisogna scegliere tra l'opzione di sostenere un dittatore laico e correre il rischio che gli estremisti islamici prendano il potere, il mio cinismo mi direbbe: "Il dittatore ce l'hanno loro, che se lo tengano e noi non abbiamo il problema dei fanatici con barba e turbante".

Naturalmente le cose sono un po' più complesse di così e i fatti di questi giorni ci fanno sperare che esista la possibilità di non avere né il dittatore né i fanatici religiosi.

Staremo a vedere, anche se troppo ottimismo, specialmente per noi occidentali non ha ragione di esistere.

Saluti

Tommaso

PS

Quando avremo la soddisfazione di non avere il 30-40% di persone che sostiene il nostro di autocrate?

Charles ha detto...

Per quello che puo contare l'ho trovato un ottimo post, con tanti spunti interessanti.
Purtroppo ho l'impressione che il giornalismo tende a farcelo sembrane tanto lontano sia geograficamente che come conseguenze. Benche gli interessi in gioco mi siano completamente oscuri, posso notare che abbiamo decretato la fine di un dittatura molto piu lontana con una guerra (Irak) senza che nessuno avesse chiesto nulla, mentre in questo caso, che la volonta popolare e' chiara, mandiamo solo giornalisti, bah. Alla fine, a pensarci bene, non c'e proprio nulla di contraddittorio :)

@Tommaso

accadra' prima o poi, credimi, accadra' nella maniera piu naturale possibile, non appena ci sara' una valida alternativa, siamo fortunati siamo in una democrazia..

Robotomy ha detto...

Ogni volta che si innesca il fermento popolare si rischiano derive autoritarie ed estremismi, così è successo in passato e così è successo in tempi più recenti.
Per cui anche in questo caso esistono seri timori che gli integralisti possano tentare di prendere il controllo della situazione o comunque di spingere verso derive politiche fortemente antioccidentali. Questo anche alla luce dei toni fortemente populisti di queste formazioni che trovano terreno fertile nei moti di rivolta per quanto scaturiti da problematiche non legate alla religione.
D’altra parte però penso anche che sia proprio la vicinanza (anche culturale) con l’Europa e l’occidente che con il tempo può avere alimentato la consapevolezza in questi popoli, e forse ad un certo punto si sono resi conto di avere il diritto di pretendere condizioni di vita e diritti più simili a quelli dei vicini di continente. Se le cose stessero così (come spero) le spinte progressiste e democratiche avrebbero la meglio.

francesco.caroselli ha detto...

Male che va si fa una bella guerra preventiva....

Troppa ignoranza e ipocrisia avvolge noi distratti occidentali...

Mi sono proprio stancato delle continue ingerenze degli Stati stranieri Sulla politica interna di uno Stato sovrano.

Io da bravo trekkie credo che la Prima Direttiva sia un dogma imprescindibile.

Ove quando questo non fosse possibile io eviterei cmq un comportamento

L'occidente professa sempre Libertà e democrazia, ma agli orecchi degli arabi questa è solo propaganda.
E come dargli torto?

Osama Bin Landen quando combatteva contro Russi era un Freedom Fighters, poi dopo è diventato terrorista.
ma probabilmente lo era anche prima, quandofu "formato" e finanziato dagli USA.

Perchè la dittatura di Saddam, di Alhmadinegiad e dei Talebani sono intollerabili, mentre quelle di Gheddafi, Ben Ali e Mubarack (e fino a poco tempo fa Musharaf)invece andavano bene?
..anzi tali dittature erano "sotto tutela" degli USA che non smettevano di rifornire GRATUITAMENTE di armi gli apparati di sicurezza interni.
Che schifo.

Non so come andrà a finire ma il fulcro di tutto il mondo arabo secondo me è l'arabia saudita.
Se i cittadini riuscissero a cacciare sceicchi e monarchi assoluti da quelle terre magari potrebbero pensare di gestire nel loro interesse il petrolio....

Penso poi anche che se mezzo mondo odia gli Stati Uniti ci sarà pure un motivo!

provate a vedere cosa ne pensano in sudamerica degli Yankee

Charles ha detto...

@francesco
riguardo all'ipocrisia che avvolge le varie ingerenze di noi occidentali sono d'accordo con te: interveniamo per la democrazia e per la liberta'? Direi proprio di no. Si interviene per guadagnare potere politico e economico.
Intervenire e persino abbellire il fatto con paroloni, pero', non credo sia sbagliato. Penso che sarebbe da irresponsabili lasciare che le cose seguano il loro corso in nome di una qualche fiducia nel prossimo. E dire apertamente il motivo dell'intervento sarebbe altrettanto stupido.
Alla fine mi sembra che in fondo tutto poi segua effettivamente il suo corso: quello di mille diversi interressi contrapposti o comuni.

PaoloVE ha detto...

Per quanto riguarda la situazione egiziana segnalo anche come da parte dei Paesi occidentali, secondo alcuni osservatori, si sia cercato di puntare sul cavallo sbagliato per stabilizzare la situazione (Muhammad al Baradei, Premio nobel per la Pace e direttore dell'AIEA) privilegiando la vicinanza all'occidente alla popolarità (che invece avrebbe portato a privilegiare l'appoggio al segretario generale della Lega Araba Amr Moussa).
E' vero che contro Moussa gioca l'età e delle posizioni spesso fortemente indipendenti da quelle USA, ma pare che la sua popolarità in Egitto sia tale da permettere di considerarlo una alternativa più affidabile di al Baradei, specialmente nell'ottica di gestire una transizione, e nella speranza che delle elezioni non premino le frange estremiste dei Fratelli Mussulmani, con il rischio di aprire derive sul modello algerino, in occasione della vittoria elettorale degli integralisti del Fronte Islamico di Salvezza.

Ciao

Paolo

x ha detto...

Egitto

Transiszione subito, chiede Obama.

Domanda:

Ma nel nuovo governo ci sarà un posto per Ruby Rubacazzi, vista l’esperienza, magari come Ministro delle Mummie??