La danza macabra dei martiri

Buongiorno,

poco più di un mese fa avevo scritto di come, sostanzialmente nell'indifferenza generale delle diplomazie occidentali (e forse anzi, probabilmente, con la loro implicita approvazione) in Egitto fossero stati condannati a morte 529 sostenitori del deposto presidente Morsi.

Se gli aggiornamenti della notizia da un lato fanno pensare ad un ridimensionamento, dall'altro risultano per altri aspetti ingigantire il problema, perchè segnano un sostanziale di tragico balletto attorno alle vite dei condannati.

Una ampia parte delle condanne a morte erogate una settimana fa (492 su 529) sono infatti state commutate nel "solo" ergastolo, mentre ai restanti 37 condannati a morte se ne sono aggiunti altri 683 a fronte di una sentenza di un altro tribunale.

Mezzo passo indietro, qualche passo avanti, come in una danza macabra davanti alla quale continua a sembrarmi che dovremmo fare di più.

Ribadisco quanto ho scritto nel post precedente: è un errore accordare all'attuale regime militare un sostanziale sanguinoso disinteresse ed un implicito benestare alla cosa, solo perchè la teocrazia che si profilava (peraltro dopo aver vinto legittimamente e democraticamente le elezioni) era dal nostro punto di vista peggiore.

Ed è autolesionista non chiederci se la si possa ancora pensare così, a valle di esecuzioni collettive e condanne di massa all'ergastolo. 

Perchè quando qualcuno sostiene la politica del "sarà anche un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana" (1) sa benissimo che domani, quando verremo visti come i sostenitori di un despota e l'odio delle vittime pertanto si concentrerà anche su di noi, non sarà qualche acida e sprezzante lepidezza a salvarci, ma unicamente l'aver agito per sostenere la giustizia ed il rispetto dei diritti umani, cosa che non mi pare si stia facendo.

E non mi pare intelligente far passare la cosa in secondo piano rispetto al fatto che il nostro ex premier conferma e rincara ad uso elettorale i contenuti di una becera affermazione recente forse di qualche lustro o che qualche giudice definisce in maniera inopinatamente pittoresca il suo stile di vita come stanno facendo i nostri media (2).

Ciao

Paolo

(1) Questa frase la trovate attribuita un po' a tutti, da F.D. Roosvelt a Borghezio passando per Reagan. E il fatto che si sia applicata a gentiluomini come Somoza, Saddam Hussein e Geddafi (e mai ad un Nobel per la pace, per dire) la dice lunga su chi si sta sostenendo e sulla qualità dei risultati che ci si può attendere da lui.

(2) Per di più, aggiungerei a titolo personale, facendo esattamente il gioco che Silvio Berlusconi desidera, per riottenere spazio nelle aperture di TV e giornali.

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