Buongiorno,
sta passando sotto assoluto silenzio la notizia che la Cassazione ha ratificato l'ovvio (peraltro sempre ipocritamente smentito dal Governo), e cioè che, in assenza di un qualsiasi distinguo, anche per i dipendenti statali è stata introdotta la possibilità di licenziamento senza giusta causa che passa sotto la definizione di riforma dell'art. 18.
Aggiungo una ulteriore ovvietà: quando anche il Governo avesse intenzione di ripristinare la vecchia regolamentazione per i dipendenti pubblici (come sembrerebbe voler affermare la Ministro Madia) la Corte Costituzionale giustamente eccepirà una incostituzionale forma discriminatoria e rigetterà la cosa.
Mi avventuro in una previsione che sarà segnata dallo sfrenato ottimismo che mi contraddistingue e dalla stima che nutro per i nostri governanti e la loro onestà intellettuale: assisteremo adesso ad un percorso che vedrà, nell'ordine:
- il Governo inserire un codicillo che differenzi la posizione dei lavoratori pubblici da quelli privati in modo da ripristinare per i primi le tutele del vecchio articolo 18
- il "benefit" così graziosamente elargito essere usato in sede di trattativa per il rinnovo di contratto in modo da far digerire ai dipendenti statali i già decretati cinque euro al mese in busta quale contropartita per l'incostituzionale blocco unilateralmente decretato da tutti gli ultimi governi che ha paralizzato i loro stipendi ai livelli di praticamente dieci anni fa
- la Corte Costituzionale abrogare il codicillo di cui al primo step lasciando i dipendenti statali con
un pugno di moschecinque euro in mano e nessun privilegio rispetto ai dipendenti privati
Se qualcuno volesse, si accettano scommesse.
Ciao
Paolo
(1) meno cose differenzieranno i dipendenti pubblici da quelli privati meno facile sarà distinguere gli interessi degli uni da quelli dei secondi. E quindi, forse, sarà meno facile dividerli e fregare separatamente entrambi come avviene sistematicamente da decenni.
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