Prima le donne e i bambini

Buongiorno,

un passo alla volta, magari passando attraverso insegnanti ed ex aspiranti consiglieri comunali e senatori che proclamano urbi e t orbi il loro odio dalle tribune di qualche social, siamo arrivati al punto di veder rovesciare persino quello che era il nobile motto di ogni soccorritore.

E' successo tra Goro e Gorino, nel delta del Po, dove un paio di centinaia di eroici resistenti indigeni hanno respinto un  tentativo di invasione operato, con la subdola complicità della quinta colonna del Prefetto di Ferrara, da una ventina tra donne (di cui almeno una incinta) e bambini destinati ad essere ospitati in un ostello del paese che, dopo qualche titubanza iniziale, aveva dato la propria disponibilità ad accoglierli.

Non credo che ci sia molto da commentare, sono cose che stanno al di fuori della mia idea di civiltà: già mi aspetto i "Facciamo come a Goro!" dei troppi imbecilli a piede libero.

Mi rimane solo tanta amarezza e tanta vergogna e non mi consola la speranza che, magari, le foto diffuse potrebbero aiutare le forze dell'ordine (in una di esse è ritratto anche un Carabiniere, probabilmente di scorta ai migranti) ad individuare e perseguire i protagonisti di questa infamia per quello che si può (intralcio alla circolazione? interruzione di pubblico servizio?).

Ciao

Paolo

10 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

questo è il risultato di anni e anni in cui ogni volgarità e meschineria verbale sono state permesse, se non incentivate. Dai certi politici, sicuro, ma anche e soprattutto dai media.

Il TG di Rete4, schifezze come la Zanzara o i giornali locali intrisi di cronaca nera non sono corresponsabili di questo schifo?

I piccoli uomini di Gorino non avrebbero un po' di vergogna se il clima diffuso dai media non li facesse sentire nel giusto?

Va preso atto, comunque, che il sentimento xenofobo - letteralmente - è assai diffuso, giusto o sbagliato che sia. Andrebbe combattuto alla radice: cominciando col chiudere certa spazzatura radiotelevisiva-

Saluti

T.

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
Non è una bella cosa quanto è successo a Gorino, ma prima di prendersela con il solito foglio buono per avvolgere il pesce e usare parole come vergogna, trovo più utile riflettere su quanto scrive Ezio Mauro:
http://www.repubblica.it/politica/2016/10/26/news/la_solitudine_dell_indigeno_italiano-150593360/

Michele R. ha detto...

Paolo,
Leggere I.F.B.P.I.I.P è utile solo per coloro che hanno voglia di prendersi a martellate i gioielli di famiglia ;-)

Ciao

PaoloVE ha detto...

@ MR:

mi spiace, ma davanti alle barricate tirate su da centinaia di persone organizzate per arrestare l'invasione di forse 20 tra donne e bambini profughi la parola vergogna è troppo poco.

Come è troppo poco davanti a forze dell'ordine che abdicano davanti alla prevaricazione.

Mauro parla di mpoverimento, isolamento, vecchi, senso identitario e paura.

Non so quanta ragione abbia: il delta del Po, anche se non è mai diventata una regione ricca, non è più la regione economicamente depressa o proprio misera che era negli anni '50, quando vi si faceva la fame e si rischiava di vivere per mesi, magari in decine di migliaia, la necessità della solidarietà altrui perchè sfollati in conseguenza delle alluvioni (quella drammatica e più famosa del '51 non toccò Goro ma rimase più a nord solo di qualche Km. A Goro toccò pochi anni dopo, nel '58).

Di certo il senso identitario dato dalla memoria di quando erano i goranti ad aver bisogno di soccorsi in questa storia non c'è, e non c'è traccia della solidarietà che si potrebbe sperare venga da chi si ricorda di averne beneficiato.

Ho il sospetto che invece, nell'energumeno padano dotato di megafono che si vede ritratto in alcune foto, vi sia stato invece razzismo e xenofobia: sono nel DNA primigenio della lega: ne parlavo pochi post addietro.

E penso vi fosse anche volontà e voglia di mestare ed indurre paure. E che tra i duecento eroi di Goro ve ne fosse di giunti a dar man forte da fuori, ben accolti e superando l'isolamento.

Ho la certezza che se le energie che sono state utilizzate per menar bancali, montar gazebo, fronteggiare le forze dell'ordine, cercare aiuti esterni, sbraitare nei megafoni, ... fossero state indirizzate nel senso della solidarietà, nessuno avrebbe parlato di vergogna e, per citare una bella frase, saremmo rimasti umani.

Ciao

Paolo

P.S. cos'è I.F.B.P.I.I.P?

F®Ømß°£ ha detto...

La sintesi dei titoli dei giornali è "Non siamo razzisti" abbiamo paura.

Appunto, xenofobia, paura.

È anche vero che vanno comprese le ragioni, ma non va compreso il leghista col megafono. Gente così dovrebbe essere isolata, non dovrebbe aver governato per vent'anni.

T.

PaoloVE ha detto...

...applico il "loro" metro di giudizio, quello per cui i migranti starebbero bene perchè hanno un cellulare: da foto e filmati da Goro vedo auto di grossa cilindrata come la Mercedes dietro la signora intervistata, abiti firmati, cellulari..., insomma, quanto basta per non potersi nascondere dietro la propria mancanza di mezzi per negare il livello minimo di solidarietà a qualcuno.

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

infatti dico di comprendere perché questi presunti penultimi si sentano così vittima di ingiustizia, quando appunto il loro status non è paragonabile con i profughi - ma forse nemmeno con alcune regioni d'Italia.

E si ricade in chi fa da imprenditore della paura: il politico e il giornalista in primis. Ma anche con i molto più numerosi esponenti dei media che, pur non propagandando attivamente la paura, semplicemente la usano come mezzo per aumentare la propria visibilità/successo.

Schifo

T.

Michele R. ha detto...

Buonasera,
Vergogna è una parola adatta ai professionisti della politica che usano questi conflitti per il proprio tornaconto elettorale e non solo...

Apparentemente quello che sto per raccontare pare non aver nessuna attinenza, ma c'entra con una parola che nei nostri tempi è caduta in disuso: SOLIDARIETA'
Nei primi anni del '70 mio padre operaio in una azienda agricola e con due figli piccoli da mantenere, si ammalò di epatite e si assentò da lavoro per 2 mesi e passa, i suoi colleghi per sostenerci fecero una colletta molto generosa, quindi so cosa significa quella parola.
Allora erano possibili cose cosi e c'era generosità perché uno stipendio di un operaio VALEVA qualcosa. Mia madre mi rammenta sempre che in quegli anni ogni giorno era sempre meglio di quello precedente, se avevi voglia di lavorare e ti adattavi non c'erano grossi problemi per reimpiegarsi.
Possiamo dire la stessa cosa del presente? A me pare di no e per le ragioni che Mauro elenca.
Sono cose di cui si deve tenere conto quando si giudicano i comportamenti delle persone. L'ex direttore ne elenca - condivisibili o meno ai vostri occhi - alcune che mi trovano d'accordo, altre - mie - le potete leggere qua.

Saluti

PaoloVE ha detto...

@ MR:

"Vergogna è una parola adatta ai professionisti della politica che usano questi conflitti per il proprio tornaconto elettorale e non solo..."

puoi tranquillamente sostituire la parola vergogna con schifo, se preferisci, il senso non cambia, ed è esattamente quello che provo.

Provo schifo per quanto alcune centinaia di beceri hanno fatto e provo orrore per i beceri stessi: non c'è giustificazione per chi rifiuta a priori anche solo di prendere in considerazione l'idea di aiutare (senza nulla rimetterci) delle persone che ne hanno bisogno.

La storia di tuo padre è molto bella, e , sono convinto, malgrado le prospettive di miglioramento, era sicuramente più difficile trovare il modo di essere solidali allora piuttosto che oggi.

Mia madre ricorda ancora quando, ragazzina e tutt'altro che ricca, assieme a tanti altri portava aiuti agli sfollati polesani a lungo ricoverati nella colonia di Tarvisio. Sono assolutamente certo che anche in quel caso era più difficile essere solidali allora.

Le urla "Non ce ne frega niente" davanti alle dichiarazioni dell'ufficiale dei Carabinieri che spiega chi fossero le persone in arrivo purtroppo sono e rimangono per me un discrimine netto tra l'aver paura e l'essere ignobili bestie, o peggio.

Ciao

Paolo

P.S. Benchè sia un elemento a margine del fatto, visto che in molti insistono sulle condizioni economiche dei gortani, presumendole misere in quanto pescatori e vongolari, mi permetto un'osservazione: dalle mie parti i vongolari sono tutto tranne che poveri.

Michele R. ha detto...

@Paolo

La sintesi dei titoli dei giornali è "Non siamo razzisti" abbiamo paura.

Appunto, xenofobia, paura.


Dice quasi bene Tommaso: paura.
Ma non per il diverso, semmai per un presente sempre più incerto e traballante e che i vongolari, cosi come anche il sottoscritto, sanno che siamo sull'orlo del precipizio personale (per ora), basta poco per finire di sotto. Un mese in cui tarda l'accredito dello stipendio, una tassa più alta di quello che credevi. Una malattia. Cose che in cui in parte sono passato. Il primo istinto è pensare al proprio interesse, alla propria famiglia.
Hanno deciso come in ormai innumerevoli casi - quei profughi sono essere umani con il loro carico di disperazione e di speranza ne sono consapevole - di sparpagliarli sul territorio. Per quanto tempo? E dopo? O, come immagino, verranno là dimenticati? Sono bocche e occhi che ci guardano e hanno GIUSTAMENTE l'aspettativa di poter migliorare la loro condizione, e ciò contrasta con il fatto che già da molto tempo neppure noi riusciamo a migliorare la nostra. Il cosiddetto ascensore sociale si è trasformato in un discensore per l'inferno.
Una guerra tra poveri è ciò che vedo.
Con la paura si ragiona male ma chi ha la responsabilità delle scelte non mi pare messo meglio. E lo spettacolo sia in casa nostra come in Europa in questi anni è stato molto desolante.

Quello qua sopra mi sembra un lungo elenco di paure che non hanno nulla a vedere con la xenofobia. Non giustifico ma cerco di capire le ragioni e le paure degli abitanti di Gorino che credo siano le stesse di molti in tante parti d'Italia.
E la politica? Solo piena di slogan confezionati da una parte come dall'altra e per il resto un grande BOH!

Ciao.