Buongiorno,
la formale presentazione della richiesta inglese di lasciare la UE, benchè attesa al punto di apparire persino tardiva, ha sollevato una discreta quantità di commenti a tutti i livelli, commenti di cui alcuni mi appaiono tutt'altro che rassicuranti.
Benchè io abbia da tempo (e forse da sempre) l'impressione che aver voluto "comperare" l'adesione di una neghittosa Gran Bretagna all'Europa con condizioni particolari di favore strappate dall'allora Primo Minstro inglese Margaret Thatcher sia stato un errore gravissimo e pagato due volte (1), mi proccupa molto leggere dichiarazioni, provenienti da entrambe le sponde della Manica, che sembrano mettere le basi per un divorzio conflittuale.
Personalmente credo che l'opzione migliore per tutti sarebbe stata una piena adesione inglese alla UE, adesione che però, nei fatti, non è mai stata completa. In conseguenza di ciò, anche la Brexit può rappresentare, in un certo modo, una opportunità per gli europei che si vedono liberati di un freno rispetto ad una maggior integrazione nelle politiche europee, freno per di più esercitato da uno Stato della rilevanza politica, economica e commerciale della Gran Bretagna.
Al di là di questo aspetto credo che il modo peggiore per gestire l'allontanamento della Gran Bretagna dalla UE sarebbe quello, magari strumentalmente (2), punitivo.
Perchè ogni passo indietro su libera circolazione, reciproco riconoscimento di titoli e professioni, armonizzazione delle legislazioni e delle attività normative, ... , introdurrà difficoltà e costi nei reciproci rapporti per entrambe le parti in un periodo in cui per l'Europa, dalla Russia alla Turchia, dagli Stati Uniti al Nord Africa, gli amici sembrano essere veramente pochi.
E, personalmente, non vorrei ritrovarmi nella parte del marito che, per far dispetto alla (ex) moglie inglese, si taglia gli europeissimi ...
Perchè ogni passo indietro su libera circolazione, reciproco riconoscimento di titoli e professioni, armonizzazione delle legislazioni e delle attività normative, ... , introdurrà difficoltà e costi nei reciproci rapporti per entrambe le parti in un periodo in cui per l'Europa, dalla Russia alla Turchia, dagli Stati Uniti al Nord Africa, gli amici sembrano essere veramente pochi.
E, personalmente, non vorrei ritrovarmi nella parte del marito che, per far dispetto alla (ex) moglie inglese, si taglia gli europeissimi ...
Trovo corretto discutere la separazione prima di definire gli accordi per regolare i reciproci rapporti, perchè c'è bisogno di dare a mercati, investitori e finanza un quadro definito e stabile nel più breve tempo possibile: la Brexit deve concludersi velocemente almeno nella fase di separazione. Poi, credo che sarà il peso dei singoli temi e gli interessi di entrambe le parti a dettare le priorità degli accordi internazionali tra le due sponde della Manica.
Ciao
Paolo
(1) Ho l'impressione che le particolari condizioni di vantaggio economico accordate alla Gran Bretagna abbiano in qualche modo implicitamente confermato gli inglesi nella loro convinzione di rappresentare un dono all'Europa, dono che questa pagava troppo poco. In sintesi quello che avrebbe voluto essere uno strumento per convincerli della bontà di una scelta che li lasciava molto freddi, ha finito per rafforzarli nel loro scetticismo, che si è manifestato negli anni con scelte politiche che dall'Inghilterra hanno sempre cercato di frenare politiche di maggior integrazione, sino a giungere ad attentarne alla solidità ai giorni nostri con la Brexit.
(2) Si percepisce da più parti il desiderio di usare i danni derivanti alla Gran Bretagna dalla Brexit come deterente per eventuali altri Paesi che potessero desiderare di percorrere un percorso simile
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