Alitalia: analisi e luoghi comuni

Buongiorno,

il referendum con cui i dipendenti di Alitalia hanno bocciato la proposta di un nuovo piano industriale che prevedeva l'accettazione da parte loro unlteriori tagli sia al numero di dipendenti sia ai loro salari come precondizione per ulteriori investimenti degli azionisti sta originando analisi e commenti, molti dei quali improntati all'idea che la vittoria del NO sia da attribuirsi alla convizione dei votanti dell'inevitabilità di un ulteriore salvataggio da parte dello Stato che garantisca i loro privilegi.


Mi pare però che in ragionamenti simili, che attribuiscono ai votanti pensieri ed opinioni molto ben allineate ai luoghi comuni che li descrivono come la stessa casta privilegiata di decenni fa, vi siano molte lacune:
  • in meno di dieci anni il personale di Alitalia è stato sostanzialmente dimezzato e sorte simile ha subito il loro salario: direi che non è ragionevole pensare che chi ha votato NO possa dare per scontato il fatto di poter ambire a qualche forma di tutela, come fanno G&A
  • chi riparte con i propri ragionamenti da Prodi, Air France e Berlusconi riparte da una realtà del mercato del volo totalmente diversa da quella attuale, il che getta un discreto pregiudizio su gran parte dei ragionamenti
  • negli ultimi piani industriali relativi ad Alitalia il taglio del costo della manodopera (peraltro parzialmente rientrato dalla finestra in forma di aumento delle attività appaltate esternamente) è servito a mascherare la mancanza di sostenibilità degli stessi, cosa che molti esperti del settore affermano anche per il piano industriale in valutazione. 
  • i precedenti accordi tra azienda e lavoratori, sono stati "onorati" (1) da parte dei secondi, ma da parte dell'azienda manca moltissimo alla voce investimenti: troppo poco (e molto meno di quanto promesso) si è fatto in termini di acquisto di slot e di vettori per riprendere un ruolo nel settore più remunerativo del lungo raggio e la stessa partnership internazionale instaurata con Etihad non sembrerebbe preludere a questa possibilità. In sintesi si è chiesto ai dipendenti di avallare per l'ennesima volta dei tagli che avrebbero portato, al più, ad altre richieste di ulteriori tagli tra qualche anno
  • troppo poco si è fatto per migliorare la qualità di un management evidentemente inadeguato da parte di una politica che continua a considerare Alitalia uno strumento propagandistico
  • le condizioni economiche e lavorative in Alitalia non sembrano più essere allineate (o superiori) a quelle di mercato, ma significativamente inferiori, al punto di avere in corso una fuga delle professionalità verso aziende concorrenti
In definitiva ho l'impressione che per Alitalia e per la sua disastrosa gestione si sia effettivamente giunti al capolinea, che per contribuenti e dipendenti la strada della cessione possa essere quella meno dolorosa e che, invece, una parte delle presunte elites che su questi argomenti discettano, non si sia minimamente accorta di questo cambiamento....

Ciao

Paolo

(1) Nel senso che i tagli salariali ed occupazionali ci sono stati

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