Il (vero) costo della politica

Buongiorno,

nell'ultimo periodo le vicissitudini del nostro debito hanno infiammato le polemiche relative ai costi della politica. Benchè sia stato un fuoco di paglia (adesso che lo spread sui titoli tedeschi è ridisceso un pochino e la borsa ha smesso di incassare dei cali quotidiani del 4% sembra che il problema non interessi più nessuno), si è parlato di molte cose, di cui praticamente nessuna è andata a buon fine: abolizione delle province, taglio delle auto blu, dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, dimezzamento del numero dei parlamentari,... 

Ho il sospetto che nella nostra Costituzione vi sia un codicillo molto ben nascosto e quindi ignoto ai più che impone che i politici debbano essere tantissimi e molto privilegiati. Almeno se ce lo rendessero noto ci metteremmo l'anima in pace.


Andando a memoria l'unica iniziativa di tagli ai costi della politica andata faticosamente in porto mi pare sia stata quella di aumentare un po' il costo a carico degli onorevoli dei ristoranti di Camera e Senato, le cui miserrime tariffe sono state oggetto di una polemica sarcastica e feroce. Poi evidentemente lo sforbiciatore è crollato stravolto dall'immane (ed inutile) sforzo.

In effetti le lamentele popolari, formulate in maniera così ampia ed inorganica hanno avuto le caratterestiche della demagogia e dell'antipolitica, come taluni politici hanno avuto modo di far notare (ricordate Straquadanio / Straguadagno che sosteneva che i politici italiani sono poco pagati?).

L'on. Straquadanio (Straguadagno for friends)
Ad esempio, personalmente, mi sarei battuto con molto più accanimento per il  dimezzamento del numero dei deputati, piuttosto che per quello del loro stipendio, perchè in questo modo vengono tagliati anche molti ulteriori costi accessori (costi per uffici e segreterie, rimborsi, clientele,...) e politicanti di secondo piano, ma questo va OT rispetto al post.

In questo caso, però, i benaltristi hanno ragione: i costi della nostra politica sono ben altri. 

Ne abbiamo una conferma solare in questi giorni, in cui, mentre il Paese è nell'occhio del ciclone di una tempesta finanziaria senza precedenti, ed avrebbe la necessità di esprimere la classe dirigente più solida, affidabile, credibile e politicamente sostenuta possibile, beghe politiche di basso cabotaggio interne alla maggioranza impediscono una nomina celere e condivisa del vertice di di Bankitalia, che, inizialmente indirizzata su Saccomanni, è stata messa in discussione dalla candidatura del "milanese" Grilli e, successivamente dal compromesso Bini Smaghi, oltre ad altre.

Paolo Romani, il successore di Scajola
Perchè parlo di conferma? Perchè siamo sempre noi, che abbiamo contribuito ad alimentare la crisi con una assenza di politiche di crescita economca, cui ha contribuito l'incapacità  di nominare un ministro dello Sviluppo Economico che si è protratta per quasi metà dell'anno scorso.

E queste incapacità decisionali hanno conseguenze ben peggiori del pur sbagliatissimo e scontatissimo menù dei ristoranti dei parlamentari, come ci raccontavamo poco tempo fa parlando di come la credibilità agisca sui tassi di interesse.

Saluti

Paolo

8 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buongiorno,

il dimezzamento dei parlamentari come dice Paolo è un traguardo che ha un senso. Far sì che paghino un po' di più il ristorante è una cosa di una meschinità e di un'inutilità palmari.

Paolo sottolinea come il costo della politica sia, molto più sensatamente, da identificare con le conseguenze dei cincischiamenti fatti sulle decisioni importanti.

Quando dico (e non da solo) che B è dannoso economicamente per il paese, dico anche questo.

Non siamo capaci di prendere decisioni e questo si paga, in un periodo di attacchi speculativi contro il nostro Paese.

E aggiungo: a luglio questi masnadieri irresponsabili hanno organizzato la manovra dicendo "ora due miliardi, gli altri quaranta i prossimi anni, così in caso sarà un altro governo".

Questo comportamento da discoli delle scuole medie impuniti e poco intelligenti non è forse stato un segnale della pochezza della nostra leadership? Non ha contribuito grandemente ai mesi di perdite borsistiche?

E soprattutto, è lecito affermare onestamente che un governo presieduto da persone meno incuranti del destino dell'Italia, questo ce lo avrebbe risparmiato?

Saluti

Tommaso

Michele R. ha detto...

scusate leggermente OT ma interessante:
http://www.wakeupnews.eu/la-silenziosa-rivoluzione-in-islanda/

Milena Gabanelli via facebook

PaoloVE ha detto...

@ michele:

non riesco a vederlo...

Michele R. ha detto...

Il link a me funziona comunque posto l'articolo

La silenziosa rivoluzione in Islanda

Roma – La storia della silenziosa e pacifica rivoluzione islandese è iniziata nell’ormai lontano autunno del 2008, quando le tre più importanti banche del Paese – la Landsbanki Island hf, la Glitnir Bank e la Kaupthing Bank hf – vennero nazionalizzate a causa del pesante debito estero che pendeva sugli istituti bancari.

Nonostante il controllo statale sulle banche, la borsa segnò una pesante battuta d’arresto – con una valuta in ribasso del 76% – e venne dichiarata la bancarotta del Paese. A questo punto il governo decise rivolgersi al Fondo monetario internazionale che approvò un prestito di più di due miliardi di dollari.

Dopo un inverno incerto, nel gennaio del 2009 il popolo islandese si ribellò manifestando davanti al Parlamento, costringendo il Primo ministro Geir Hilmar Haarde alle dimissioni, dopo quasi tre anni di governo di coalizione dell’Alleanza socialdemocratica.

A febbraio dello stesso anno venne eletto il nuovo governo guidato da Jóhanna Sigurðardóttir con i socialdemocratici e la sinistra verde islandese, governo riconfermato anche nelle elezioni anticipate di aprile e di portata storica, sia perché la Sigurðardóttir è la prima donna a guidare l’Islanda, sia perchè è la prima volta al mondo che viene eletto un capo di governo dichiaratamente omosessuale.

Ma a un cambio di regime non corrisponde necessariamente un miglioramento della situazione economica generale, ed è questo il caso dell’Islanda, costretta da una legge proposta dal Parlamento a risanare il debito con Olanda e Gran Bretagna grazie al pagamento di 3,5 miliardi di euro, somma che avrebbe gravato interamente sui cittadini islandesi per quindici anni.

Così i combattivi islandesi nel 2010 decisero di occupare ancora una volta le piazze e di chiedere un referendum relativo alla legge proposta dal Parlamento. Le proteste sono continuate fino a quando il presidente Olafur Grimsson – in carica dal 1996, rieletto in tre consecutive tornate – non ha annunciato il referendum consultivo popolare, dopo aver posto il veto alla discussa legge, definitivamente accantonata dopo la schiacciante vittoria dei “No”, attestatisi intorno al 93%.

Il risultato del referendum è la chiara espressione del pensiero popolare: gli islandesi non hanno alcuna intenzione di accollarsi un debito enorme generato da una politica finanziaria disastrosa condotta da chi detiene il potere finanziario del Paese.

Ma questo non è bastato. L’Islanda vuole di più e sta facendo di tutto per ottenerlo senza spargimenti di sangue, ma con le proteste di piazza, i lanci di uova e la tenacia.

La vittoria dei “No”, però, non è piaciuta ai vertici del Fondo monetario internazionale, che ha deciso di congelare il prestito concesso, nella speranza di spingere il governo islandese al pagamento dei debiti con Olanda e Gran Bretagna.

(1a parte)

Michele R. ha detto...

(2a parte)
A questo punto ecco l’ennesimo colpo di scena: a metà del 2010 il governo ha deciso di aprire un’inchiesta per giungere ad attribuire con certezza le responsabilità del crollo finanziario dell’Islanda, inchiesta a cui sono seguiti diversi mandati di cattura a carico di banchieri e top manager.

I lavori della nuova Assemblea costituente (da http://www.flickr.com/photos/stjornlagarad/5817796165/in/photostream/)

Nel bel mezzo di questa bufera – a novembre dello scorso anno – è stata eletta un’assemblea costituente composta da 25 cittadini eletti tra i 522 candidati. I requisiti necessari per essere votati ed eletti erano solo tre: la maggiore età, il sostegno e le firme di trenta cittadini e la mancanza di affiliazione partitica.

La nuova Costituente ha iniziato i suoi lavori a febbraio di quest’anno ed è recentemente divenuta famosa (ma non come meriterebbe) grazie a un’iniziativa che invita ogni cittadino a contribuire alla stesura della nuova Costituzione islandese – progetto chiamato Magna Carta, su ispirazione della Magna Charta Libertatum che Giovani Senzaterra fu costretto a concedere ai suoi feudatari e sudditi esasperati dalle sue vessazioni – attraverso i social network Facebook e Twitter, mentre su un canale YouTube creato ad hoc è possibile seguire i lavori dell’assemblea.

I lavori della nuova Assemblea costituente sono vicini a concludersi, ma in attesa degli esiti del referendum e poi della ratifica parlamentare, la bozza della Costituzione è già in rete (proponiamo il link alla pagina di Google Translate che presenta una traduzione, seppure approssimativa, dall’islandese all’italiano), mentre si sta sviluppando anche l’Icelandic Modern Media Initiative, una interessante iniziativa che dovrebbe servire a creare una rete di sicurezza, anche legale, perché il giornalismo d’inchiesta non debba scontrarsi e soccombere all’ingerenza dei poteri forti della politica e della finanza internazionali.

Questa la storia della silenziosa rivoluzione in Islanda. Una rivoluzione costruita mattone su mattone grazie alla volontà del popolo di risollevare le sorti del Paese e di non pagare le colpe di una gestione sconsiderata della cosa pubblica.

La grande stampa internazionale non ha dedicato alcuno spazio alla vicenda, forse perché è più comodo presentare come unica soluzione a condizioni economiche e sociali disastrose la lotta armata, il sangue, i morti per strada, per scongiurare il pericolo che un manipolo di cittadini consapevoli decidano di esercitare, finalmente, i propri diritti.

Francesca Penza

F®Ømß°£ ha detto...

@MR

Beati gli islandesi che sono 320.000!

T.

Michele R. ha detto...

@tommaso
Difficile mettere d'accordo 2 persone, figuriamoci 320K, per non parlare di 60M! ;-)

F®Ømß°£ ha detto...

@MR

Appunto