Buongiorno,
la sentenza del TAR che ha annullato l'incarico di cinque direttori di importanti musei nazionali affidato con gran battage mediatico (perchè aveva aperto le porte a professionisti stranieri) meno di due anni fa, sta scatenando un sacco di reazioni indignate, che però meritano almeno una importante precisazione che, a mio modo di vedere, le rende estremamente fuori luogo.
La notizia viene sostanzialmente presentata sostenendo che, in preda ad un rigurgito sovranista, il TAR del Lazio avrebbe anacronisticamente annullato l'attribuzione degli incarichi perchè questi non potevano essere affidati a cittadini stranieri, e su questo aspetto, e non sulle altre cause riportate solo occasionalmente, iin maniera accessoria e marginale e mai nei titoli, verte la totalità dei commenti, ovviamente indignati per l'atteggiamento burocratico ed arretrato tenuto dai giudici, definito tale da rendere irreformabile il nostro Paese (1).
Se le cose stessero così saremmo in una botte di ferro, ma il fatto che, da un lato 4 direttori sospesi su 5 siano italiani (per essere pignolo: Paolo Giulierini, Museo Archeologico
Nazionale di Napoli, Carmelo Malacrino, Museo Archeologico Nazionale di
Reggio Calabria, Eva Degli Innocenti, Museo Archeologico
Nazionale di Taranto, Martina Bagnoli, Gallerie Estensi
di Modena), e 6 direttori stranieri su 7 (sempre per quella storia della pignoleria: Zuchtriegel, Paestum, Schmidt, Uffizi, Bellenger, Capodimonte, Bradburne Pinacoteca di Brera, ...) non siano stati interessati da alcun provvedimento dovrebbe far venire qualche dubbio.
In sintesi: uno solo dei direttori sospesi è straniero (Peter Assmann, Palazzo Ducale di Mantova), per cui, malgrado sia praticamente solo su questo aspetto che tanto si dibatte, molto probabilmente la nazionalità dei vincitori del concorso non è stato un elemento fondamentale per la loro sospensione dall'incarico, ma unicamente una nota a margine.
Personalmente ritengo molto più probabile che sulla decisione del TAR abbia influito il fatto che le modalità dei colloqui orali e della non chiara attribuzione dei punteggi di merito non abbiano garantito la necessaria trasparenza all'esame: il TAR infatti parla di criteri che non consentono di comprendere il reale punteggio attribuito al candidato (!) e di colloqui per le prove orali avvenuti a porte chiuse, con lacune nella verbalizzazione ed avvenute via Skype, il che, al di là del folklore pseudomodernista, mi pare motivo ben più fondato.
E adesso, proviamo a fare un passo oltrenotizie e commenti: immaginate cosa direbbero gli indignati un tanto al chilo che adesso stanno strepitando per l'oscurantismo nazionalista se un candidato a loro sgradito fosse stato assunto a fronte di un concorso pubblico effettuando il colloquio a porte chiuse, senza una adeguata verbalizzazione dello stesso e con una attribuzione arbitraria dei punteggi.
E ponetevi il problema di quali saranno i risultati del prendere provvedimenti per rimediare ad una situazione (oggettivamente inadeguata) sulla base delle pressioni di costoro.
Ciao
Paolo
(1) Coro indignato cui il nostro presidente del consiglio in pectore si è immediatamente unito, ovviamente attaccando acriticamente il TAR: "Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato acambiare i musei: abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i TAR.". Complimenti!
1 commento:
Buondì,
ennesimo esempio di distanza tra evento reale, racconto sui media e reazione dell'opinione pubblica.
Non funziona.
Saluti
T.
Posta un commento