Buongiorno,
i risultati definitivi delle primarie del PD appena celebrate, che
hanno confermato con il 70% Renzi come Segretario e sancito la
sconfitta dei contendenti Orlado e Emiliano (alle primarie
precedenti, nel 2013, Renzi aveva ottenuto il 67,5% contro Cuperlo,
Civati e Pittella) possono portare ad alcune considerazioni che non mi
pare di aver sentito.
Poco mi sento di dire sul dato dei partecipanti: in quattro anni i
votanti sono passati da 2,8 milioni agli attuali 1,8.
Solo in parte questa riduzione è attribuibile al fatto che le
ultime elezioni si siano celebrate in occasione di un “ponte”
festivo (anche perchè anche le precedenti si svolsero in situazione
simile, l'8 dicembre 2013).
E solo in parte questa riduzione è attribuibile al fatto che la
Segreteria non era realmente contendibile, anche perchè non lo era
nemmeno nel 2013.
A cambiare, probabilmente, è stata la scomparsa, in questo lasso
di tempo, della residua speranza (credo che a molti la situazione
fosse già chiara nel 2013) che dal risultato della conta dei voti
potesse seguire un proporzionale peso delle posizioni nelle politiche
del partito: la precedente Segreteria di Renzi ha chiaramente
evidenziato la totale incapacità (o l'assoluta mancanza di volontà)
di Renzi di mediare con le minoranze interne: il PD è realmente progressivamente diventato in questi anni il PdR.
Ma, al netto di tutto ciò, mi pare che il grosso del crollo
dell'affluenza sia da attribuire a disaffezione dei simpatizzanti
(non necessariamente dei potenziali elettori), sicuramente in buona
parte prevedibile dopo gli accompagnamenti alla porta dei
dissenzienti interni, da Fassina a Civati a D'Alema a Bersani e dei loro accoliti.
Ciononostante, specialmente dopo il risultato del referendum
elettorale, la conferma di Renzi potrebbe essere eletta (ed in
effetti mi pare che in larghissima parte sia così) come una rivincita ed un suo
successo personale: malgrado la sconfitta ai referendum l'ex Premier si conferma
segretario di un partito in prospettiva diverso, magari un po' più piccolo, ma
più coeso.
Ma nella lettura di un successo, a mio modo di vedere, l'asino
casca da tutte le parti.
Casca perchè, una volta uscita dal PD la vecchia minoranza
interna, la percentuale di chi ha votato per Renzi non è
significativamente migliorata, il che significa che ce n'è una nuova, diversa e pesante
grosso modo alla stessa maniera.
Casca perchè il PD alle primarie è stato abbandonato dalle
coorti di età che lo avevano sostenuto quando si proponevano riformee rinnovamento, il che fa pensare che si sia verificato un travaso di
ex simpatizzanti adesso delusi verso altri lidi politici, immagino almeno in parte
verso quel M5S che del PD è il primo concorrente.
Casca perchè il PD alle primarie è crollato nelle cosiddetteregioni rosse e nelle regioni del Nord, cioè in regioni che hanno tutto sommato una tradizione di buona amministrazione, vedendo invece aumentare la partecipazione in regioni in cui la politica è molto spesso attività contorta e poco nobile.
Ciao
Paolo
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