Twitter e gli utili idioti

Buongiorno,

oggi ospito molto volentieri un post di Tommaso (che ringrazio) su un tema tornato di attualità dopo le inchieste sugli attacchi a Mattarella in occasione del veto a Savona...

Ciao

Paolo

Buongiorno,

sto frequentando più assiduamente Twitter, cui ero iscritto da tempo, ma che leggevo poco. Ne è risultata un'esperienza che ha luci ed ombre, ma che mi ha fornito uno spunto interessante.

Il numero di utenti attivi di Twitter è attorno agli 8 milioni (Wired, 2016), quindi una percentuale piuttosto piccola della popolazione. Se consideriamo che di questi una larga fetta non si occupa di politica, si potrebbe pensare che il dibattito su Twitter sia un esercizio onanistico e che le sue tendenze siano autoreferenziali e poco influenti su ciò che avviene al di fuori del social network. Sulla base di questo si potrebbe tendere a liquidare come risibili le presunte influenze sulle elezioni americane. La domanda che si pone è: come può un dibattito tra una minoranza (elitaria, tra l'altro) spostare gli equilibri in una popolazione molto più grande che non sa nemmeno cosa sia Twitter?

A mio modesto parere la risposta sta nella frequentazione di Twitter, nel come è composta questa élite, e negli attori in gioco. 
Almeno nel Twitter italiano colpisce subito la dimensione ristretta del dibattito politico. Ci sono molti politici, impegnati a informare o fare propaganda. Ci sono tutti i giornalisti. Ad essi si aggiungono profili più o meno seguiti che esercitano l'ironia cinica che è la cifra di questo Social Network*. Ci sono poi profili di "tifosi" di una o dell'altra parte, con seguito variabile dalle migliaia di follower allo zero. Ci sono poi molti profili senza foto con un nome e dei numeri. In poco tempo ci si rende conto che solo pochi profili sono veramente attivi (non riesco a dare un ordine di grandezza preciso, a naso direi poche migliaia al massimo. Parlo sempre in relazione ai temi di attualità).
Molto rilevante è anche la quasi assenza di una discussione seria e pacata: si twitta quasi solo per fare ironia o per litigare.

Altra cosa che colpisce ed è evidente, frequentando Twitter, è che molte notizie vengono prodotte qui: i politici usano Twitter per fare annunci, dichiarazioni, attacchi polemici. I giornalisti (che vivono dentro Twitter) riportano, commentano e pubblicano - fuori dal social network. Il risultato è che, non solo i giornalisti creano l'agenda delle notizie all'interno di Twitter, ma anche essi stessi sono influenzati da ciò che si dice in questo social network: la loro stessa percezione e scala di priorità ne viene modificata. 

Quindi, chi è popolare su Twitter, gode di attenzione da parte della stampa e diventa ancora più popolare attraverso i media tradizionali. È una sorta di travaso da Twitter al mondo reale, attraverso i media, che - a mio parere - non solo è rilevante nella formazione dell'opinione pubblica, ma lo è anche molto di più del processo inverso, quello per cui ciò che avviene al di fuori, viene riprodotto nel social network. 
Twitter non è uno specchio fedele della società, e dell'opinione pubblica, e non è nemmeno - solo - uno specchio deformante. È piuttosto qualcosa in grado di agire e di modificarle, attraverso mezzi molto più tradizionali.

In questo senso Twitter si presta a essere uno strumento con cui è più facile influenzare l'opinione pubblica, molto al di là dei reali frequentatori della piattaforma. Risulta quindi molto rilevante comprendere chi stia partecipando a quella che è a tutti gli effetti una guerra di (dis)informazione in questo social network, visto che i suoi effetti li subisce chiunque, anche se non iscritto.
Con uno sforzo ridotto è possibile disturbare o deviare una conversazione, spingere un tema, annichilirne un altro. Grazie al lavoro dei giornalisti appiattiti su questo strumento l'effetto verrà moltiplicato una volta riversato nei media tradizionali.

La mia sensazione è che ci sia una forte sottovalutazione della questione, con la conseguenza che non sono in atto difese efficaci. Magari invece sono io ottimista e le legioni di idioti che appaiono su Twitter a chiedere le dimissioni di Mattarella, il no ai vaccini e #Foapresidente sono reali con le stesse proporzioni che appaiono nel social network.

Saluti

*e parte rilevante della rovina della società, a mio parere.

1 commento:

PaoloVE ha detto...

...fossi un complottista mi farei un paio di domanda su come stia in piedi una società che sembra fatta per condizionare l'opinione pubblica e che in forse un decennio non ha mai fatt utili...

Ciao

Paolo