La fabbrica degli ignoranti

Buongiorno,

dopo il crollo del ponte Morandi di Genova chiunque abbia prestato un po' di attenzione al sistema informativo italiano che commentava quanto avvenuto ha avuto la riprova del fallimento del sistema scolastico ed universitario italiano.

Nelle interviste trasmesse in radio e tv si verificava sistematicamente un fenomeno evidentemente non casuale: tanto meno l'intervistato aveva studiato materie attinenti alla costruzione e gestione di grandi strutture tanto più nette e precise erano le indicazioni su cause e motivi del crollo da lui forniti con estrema sicurezza (tra tutti ho apprezzato un soggetto che dichiarava con granitica certezza che da trent'anni tutti sapevano che il ponte era viziato da gravi errori strutturali dall'alto della sua qualifica di giornalista).

Per contro chi ha sprecato qualche anno della sua vita a studiare materie come scienza delle costruzioni, costruzioni meccaniche, scienza dei materiali, normalmente dal basso della sua ignoranza borbottava perplesso che, senza effettuare rilievi, era difficile fornire una analisi sensata, potendo il fatto dipendere da una molteplicità di cause e concause: errori progettuali, decadimento o scarsa qualità dei materiali utilizzati, manutenzione inadeguata, eccessivo aumento dei carichi e del numero delle percorrenze, …

E' quindi chiaro l'effetto deleterio che lo studio (in particolare quello specialistico) ha sulle nostre menti, dato che chi più ha studiato meno sa di quanto avviene nel suo campo.

Bene quindi che al governo nel nostro Paese, dietro alla figura che si presta a riscaldare la sedia di Presidente del Consiglio, brillino figure come Salvini e Di Maio, che possono vantare di non avere mezza laurea in due.

Diversamente come sarebbe possibile annunciare ai quattro venti la revoca di una concessione pluridecennale miliardaria in assenza di una qualsiasi minima contestazione formale di inadempienza (1), come successo nei giorni scorsi?

Ciao

Paolo

(1) Ho il forte sospetto che qualche avvocato di Atlantia chiederà con qualche valido motivo ragione e risarcimento di una perdita di valore del 23% del titolo, evidentemente causata dalle dichiarazioni dei Batman e Robin della politica italiana. E che nell'eventualità di revoca della concessione in assenza di gravi motivi, rischieremo di ritrovarci a pagare, oltre ai danni di cui sopra, i manacati guadagni previsti contrattualmente. E, per dirla con un linguaggio da anni di gran moda, quei soldi verranno presi dalle nostre tasche, non da quelle del dinamico duo. Ma non badatemi: in fondo io sono un tecnico, un ingegnere che si ritrova di tanto in tanto e suo malgrado a gestite qualche contratto di appalti pubblici...

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