La mancanza di alternativa

Buongiorno,


Credo che il post di Gilioli giunga ad una conclusione errata perchè in realtà, pur citandoli, sottovaluta la portata di due aspetti che rappresentano la parte preponderante dell'anomalia italiana:
  • un'assenza della sinistra che mi pare vada ben oltre l'abdicazione alle ideologie neolberiste diffusa un po' in tutto il continente
  • la peculiarità della figura di Renzi e la sua rispondenza al modello politico cui l'Italia si è ormai da tempo adeguata
Per quanto riguarda il primo punto mi pare evidente che, mentre  in giro per l'Europa politici come Corbyn, Tsipras, Iglesias trovano un loro spazio e margini per influire sulla politica nazionale(al di là dei vacui innamoramenti dei farlocchi di casa nostra), in Italia questo non avviene. 

Concordo con Gilioli nel dire che nel recente passato l'unico politico italiano di sinistra che è parzialmente riuscito nel tentativo di acquisire un minimo di visibilità e, attraverso i suoi candidati, un minimo di peso, è stato Vendola, che secondo me è stato posto fuori gioco dal salvataggio di Berlusconi operato da Napolitano nel 2010 e dal successivo oscuramento mediatico in cui è stato confinato: le precedenti elezioni amministrative, quelle che furono vinte dai vari Pisapia, Zedda, Doria,... mostrarono che il potenziale c'era, ma in qualche modo l'occasione andò persa e la sinistra finì coll'infrangersi nei suoi tradizionali frazionsmi

Il fatto è che il tentativo di Vendola era poco e, successivamente, a sinistra nulla di significativo , tra Fassina e Civati, ha fatto seguito a quell'esperienza.

Quanto al secondo punto temo che Gilioli non si accorga di come Renzi in questo momento sembri essere l'uomo giusto al posto giusto per restare saldamente al potere: in un Paese ampiamente conservatore è uno spregiudicato politico di chiara ed evidente matrice democristiana, che si è impadronito dell'apparato e dello zoccolo duro del principale partito italiano (asseritamente di centro sinistra) e, grazie ad una politica personalistica e neo berlusconiana (e quindi in linea con quella di SB ed altrettanto rispondente alle esigenze elettorali che ne hanno decretato il successo per vent'anni), di gran parte dell'elettorato di centro destra. Renzi, come anni addietro Berlusconi, racconta agli italiani con efficacia ed empio ampio supporto dei media quello che questi vogliono sentirsi dire nel modo più accattivante per loro (1).

L'anomalia italiana rimane sempre la stessa: l'assenza di alternativa, ma non semplicemente su una sponda politica, ma all'immobilismo.

Paradossalmente e per quanto improbabile, potrebbe essere proprio il tecnicismo di una riforma elettorale scarsamente rispettosa del risultato delle urne (è lo stesso Renzi a vantarlo, anche se ovviamente con parole più politically correct) e concepita a tutt'altro scopo a socchiudere le porte alla possibilità di un rovesciamento della situazione favorendo però un movimento come il M5S che non ha ancora -e forse, viste le premesse, non avrà mai- la maturità politica per governare.

Ma Gilioli secondo me sbaglia soprattutto perchè in Italia esiste un centro destra conservatore e non beceramente populista: tristemente si è astutamente appropriato del Governo e del primo partito italiano con Renzi.

Ciao

Paolo

(1) fondamento della narrazione sono due menzogne che pertetrano l'immobilismo: che la situazione in cui l'Italia è non è colpa degli italiani stessi e che non sarà necessario fare sacrifici e rinunce per venirne fuori, sempre che sia possibile.  In Ambito psicologico siamo ancora alla fase di negazione del problema...

4 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

avevo letto il post di Gilioli e mi pare che qui si sia mancato il punto, ci sono anche dei refusi forse.

G sostiene questa logica: all'estero esistono partiti che rappresentano tradizionalmente una destra conservatrice che definiamo "normale" per brevità, mentre in Italia no.

L'assenza di questa controparte a destra - sempre secondo G. - permette al partito erede della sinistra di spostarsi al centro senza timore che gli elettori moderati preferiscano "l'originale alla copia". Perché "l'originale" -inteso come partito di destra tradizionale" non c'è.

Bisogna distinguere tra elettori e partiti, e a mio parere Gilioli non sbaglia: è il partito di destra che manca e questo fa sì che sia possibile l'appropriazione completa della formazione politica di sinistra da parte di chi porta avanti le istanze di destra "normale".

Renzi non sarebbe l'uomo giusto al posto giusto e in un'Italia che è in effetti conservatrice se ci fosse come alternativa un partito tradizionalmente di destra. Che è esattamente la tesi di Gilioli.

Tutto il discorso su Vendola e la debolezza delle proposte di sinistra ci sta ed è un motivo - forse secondario - dell'apparente inamovibilità di Renzi: nessuna alternativa credibile neanche di là.

Sullo spiraglio aperto dalla legge elettorale alla prospettiva - da incubo - dei grillini al governo* sono d'accordo, e anche questa è una differenza tra Italia e resto d'Europa, figlia - di nuovo dell'anomala assenza di due partiti tradizionali.

Saluti

T.

*Estremizzo, forse ;-): con Renzi ci si impoverisce, si diventa schiavi, ecc. ecc. Con i grillini al governo si muore: è gente che abolirebbe i vaccini, per sentito dire.

PS: "empio ampio supporto" dei media mi è piaciuto. :-D

PaoloVE ha detto...

@ T.:

mi scuso per i refusi: dopo li cerco e provo a correggerli.

Vediamo intanto se riesco a mettere meglio a fuoco quanto vorrei esprimere:

a mio modo di vedere il PD è diventato un moderno partito di destra moderata, perchè, al di là di una remota origine di un pezzo del suo apparato burocratico dall'ex PCI (ma nessuno ricorda mai che nel percorso ulivista anche una parte dell'apparato burocratico dell'ex DC vi confluì) attua una politica di destra moderata e richiede il voto all'elettorato di destra moderata, disprezzando ostentatamente qualsiasi cosa abbia la benchè minima parvenza di sinistra e qualsiasi rapporto con chi potrebbe voler portare avanti politiche in qualche modo di sinistra.

La presunta assenza di un partito di destra moderata è quindi, secondo me, solo un equivoco: il partito c'è e di anomalo ha solo il fatto che non si ami riconoscerlo come tale.

Per gli stessi motivi ritengo che anche l'idea che tale partito non sia mai esistito in Italia sia almeno parzialmente mentita dal PSI di Craxi, partito convintamente filoatlantista che chiudeva la porta in faccia al PCI aperto al centro ed al compromesso storico di Enrico Berlinguer, ed era asse portante di un pentapartito la cui componente principale era una DC conservatrice ed in ampia parte apertamente di destra.

L'assenza lamentata da Gilioli ha dertamente caratterizzato il ventennio berlusconiano: in quel periodo mi pare però che sulla deriva centrista dei partiti di centro sinistra che si sono susseguiti abbia avuto un peso preponderante la capacità di acquisire uno spropositato peso politico degli eredi dell'ex DC: spesso elettoralmente isignificanti, ma estremamente capaci di condizionare pesantissimamente la politica di Ulivo - Unione - ... con manovre ed accordi tutti interni all'apparato del partito)

E quindi sostengo che l'anomalia della politica italiana non stia qui, ma, ad esempio, nel non riuscire ad affrancarsi da uno stampo conservatore e personalistico. Da Craxi in poi, quindi dagli anni ottanta, è sempre stato solo quello il modello politico vincente in Italia, con l'unica breve eccezione di Prodi.

E stia congiuntamente nell'assenza (vera e concreta) di una sinistra intesa come elettorato e progetto politico che invece altrove sembra aver modo di manifestarsi in forme diverse, dalla CDU dell'altro ieri (le cui politiche nel panorama italiano si sarebbero collocate a sinistra delle politiche di DS - Ulivo - Unione - PD) a Podemos di oggi.

E poichè l'attuale politica è di destra moderata, a causare l'assenza di alternativa non è certo l'assenza -solo formale- di un partito di destra, ma piuttosto quella della sua controparte.

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

Buongiorno

"Ma Gilioli secondo me sbaglia soprattutto perchè in Italia esiste un centro destra conservatore e non beceramente populista: tristemente si è astutamente appropriato del Governo e del primo partito italiano con Renzi."

Condivido.

"Con i grillini al governo si muore"

Probabile

"è gente che abolirebbe i vaccini, per sentito dire."

Vero, tra di loro c'è tra chi crede alle scie chimiche ;-) Vuoi mettere con chi promette mari e monti che anche su cose che dal punto di vista delle risorse finanziarie mi pare siano più facilmente realizzabili - vedere alla voce diritti civili - e invece... il nulla. So bene che il M5S ha i suoi enormi difetti. Se qualcuno mi sa dire come fare per punire chi attualmente sgoverna senza dare soddisfazione ai grillini mi esponga la sua idea.

Saluti

PS Auguri di buone feste a tutti voi.

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

perdonami, ma mi pare che continui l'equivoco: un conto sono le politiche che il partito pratica, un conto è come si definisce e la tradizione che si porta dietro.

Il PD è un partito di destra moderata? Sotto certi aspetti sì.
Il PSI degli anni '80 lo era? Sotto certi aspetti sì.

Entrambi però sono partiti che formalmente non si dicono o dicevano di destra anzi.

Mi pare che il punto sia esattamente questo.

Potrebbe il PD (partito che si dice di sinistra) fare politiche di destra e puntare agli elettori di destra moderata se esistesse un partito che si autodefinisce di destra, ha questa tradizione dal dopoguerra e propone le stesse politiche? No.
Questa è l'argomentazione di Gilioli, e a me pare sensata. I CI (Conservatori Italiani) proporrebbero essi stessi le politiche che oggi i renzianos ci propinano e gli elettori di un'Italia conservatrice, saprebbero bene chi scegliere.

È l'assenza di un vero partito conservatore - di nome e di fatto - che permette la spregiudicatezza renziana nello spostare a destra il partito di nome progressista, ma di fatto conservatore.

Si può riformulare diversamente:
- in Italia oggi c'è un solo partito "di sistema", dove all'estero ce ne sono due.
- questo fa sì che il partito rimasto, formalmente di sx, possa comportarsi "da partito di dx" come scivi nel tuo post
- questo pone anche dei dubbi sull'effetto di una legge con ballottaggio che contrappone due partiti "anti sistema" a uno "di sistema", contrariamente alla situazione francese dove il rapporto è inverso. Anche questo era nel tuo post.

Si può quindi dire che oggi manca il partito di dx "di nome" o che manca il partito di sx "di fatto", ma la situazione è quella.

Condivido che l'assenza di un partito di sinistra e che la personalizzazione siano temi altrettanto gravi, ma lo svuotamento dei partiti di sinistra - con l'accettazione del sistema delle disuguaglianze - e la ricerca del leader più che delle idee non sono peculiarità italiane: il post di Gilioli era proprio su questo.

Ciao

T.