Buongiorno,
pur sviluppando normalmente un qualche senso di partigianeria rispetto alle parti in causa nei più dibattuti casi giudiziari, normalmente tendo a non esprimermi in materia vuoi per il mio interesse abbastanza scarso per la cronaca nera e per il personale fastidio per la morbosità con cui i nostri media la trattano, vuoi perchè normalmente poco in linea con gli argomenti di cui tratto nel blog (e magari col rischio di ritrovarsi nei commenti gli strepiti di forcaioli ed innocentisti per sentito dire).
Inoltrer quando lo faccio talvolta avviene io mi lasci prendere e che lo faccia a sproposito, come avvenuto qui -ma qui trovate la doverosa smentita-: non escludo assolutamente perciò che anche questo post finisca nel filone delle topiche di cui sopra.
Sono però molto perplesso davanti alla sentenza della Cassazione che ha condannato definitivamente Alberto Stasi per l'omicidio di Garlasco: senza avere una più pallida idea circa la colpevolezza o meno del condannato, sarei curioso di capire in base a quale logica la Corte di Cassazione abbia potuto avallare la sentenza di condanna erogata in secondo grado (1), quando lo stesso PG (cioè sostanzialmente la parte che sostiene le ragioni dell'accusa) pare non sia giunto a richiedere tanto, chiedendone l'invalidazione e la ripetizione del processo in virtù della sua debolezza.
In sintesi, con molte meno certezze (ma anche meno possibilità di documentarmi) condivido in termini di dubbio e relativamente al caso specifico ed al malsano rapporto che talvolta sembra instaurarsi tra Pubblici Ministeri e media quanto trovo scritto qui.
Ciao
Paolo
(1) condanna che giungeva peraltro a valle di due assoluzioni, di cui quella in secondo grado annullata e rovesciata dal nuovo processo poi consolidato dalla Cassazione in questi giorni... Insomma, non fosse per l'apparente illogicità dell'ultima sentenza, con 5 gradi di giudizio dovremmo essere in presenza di un garantismo ultra spinto...
1 commento:
Buondì,
sul delitto di Garlasco non ho un'opinione, non avendo seguito la vicenda.
Il punto tuttavia è proprio quello che viene sfiorato all'inizio del post: perché vicende come questa diventano meritevoli di prime pagine, titoli principali e persino interruzioni della programamzione?
Non è solo una questione di scelta - perché questo omicidio sì e quello no - ma proprio una questione di rilevanza. Ha davvero importanza per l'opinione pubblica una storia del genere?
Dal punto di vista dei risultati che l'eco mediatica ottiene possiamo osservare: aumento del cinismo, diseducazione sul sistema della giustizia , morbosità, riduzione dell'esposizione di altre notizie.
Sicuramente giornalisti bene indottrinati mi snocciolerebbero* criteri per cui certe cose sono "notiziabili" e altre meno. Ma ciò che va messo in discussione sono proprio questi criteri: una storia del genere non può e non deve essere mai la prima notizia.
Saluti
T.
*Rischiando la vita peraltro
Posta un commento