Buongiorno,
ricordate i tempi in cui ci si stracciava le vesti e si scendeva in piazza perchè tra rapporti di prorietà e lottizzazioni politiche la quasi totalità del sistema radiotelevisivo e del suo pervasivo potere di informazione / convincimento erano concentrati nelle mani del solo Silvio Berlusconi?
Allora non si trattava di proteste infondate, come ci ricordò il cosiddetto editto bulgaro (:-)), ma al più inutili, visto il palese disinteresse dell'intera classe politica italiana a fornire al Paese un sistema di informazione libero ed indipendente: per costoro evidentemente era (ed è) preferibile avere una informazioni nelle mani di un avversario e poter sperare di subentrargli piuttosto che saperla libera e non scalabile.
Ricordate magari anche come qualche mese fa la cessione di Rizzoli al gruppo Mondadori per analoghi motivi sia stata salutata con discreto allarme e con romantiche prese di posizione che portarono un gruppo di scrittori (tra cui il recentemente defunto Umberto Eco) a sostenere la nascita de "La nave di Teseo" in nome della libertà e della pluralità.
Chapeau, ma, come ebbi già modo di dire, in questo caso le proteste mi sono parse molto meno fondate: le finanziarie della famiglia Agnelli non avevano più interesse a mantenere investimenti nè strategici nè produttivi in Italia e questo avrebbe comunque condannato alla morte il gruppo Rizzoli, da troppo tempo in rosso e probabilmente gestito con scarsa professionalità.
Quello che non capisco (o che tempo di capire) è come mai oggi la concentrazione editoriale che si sta verificando nei quotidiani dove, sempre a seguito del crescente disinteresse degli Agnelli per la piazza italiana, i gruppi editoriali di Repubblica e Stampa si fondono contestualmente all'uscita della famiglia dal Corriere, non generi apparentemente alcun particolare allarme.
Ed i motivi temo stiano:
- nel fatto che il pluralismo dell'informazione giornalistica italiana, al di fuori dell'informazione schierata e militarizzata delle propagande incrociate, è già adesso limitatissimo e poco più che di facciata, troppo poco per essere percepibile
- nel fatto che, come si dava per scontato che Berlusconi fosse IL MALE, adesso diamo per scontato che Carlo De Benedetti, la sua antitesi sia in qualche modo quasi IL BENE, senza riflettere che il problema non è necessariamente la persona in sè, ma la situazione
- nel fatto che, in fondo, il settore dei quotidiani è sempre più marginale sia come volume d'affari che como strumento di persuasione / propaganda
- nel fatto che, in fondo, ogni giornalista tiene famiglia, e non si sputa nel piatto in cui si mangia nè in quello in cui domani si potrebbe mangiare.
Ciao
Paolo
1 commento:
Buondì,
condivido il senso, ma vorrei evidenziare che Berlusconi era anomalo non solo per la concentrazione nelle sue mani di una grossa fetta dell'informazione televisiva, ma perché era contemporanemanente Presidente del Consiglio.
Condivido i punti alla fine del post: la poca pluralità esiste già, i giornalisti sono una corporazione ben più inattaccabile dei politici, ma non si può dimenticare altri due motivi per cui ieri si protestava molto e oggi no.
Ci si stracciavano - giustamente, pur se poco efficacemente, direi - le vesti per il conflitto di interessi, non per la poca pluralità di informazione.
E inoltre, sono passati vent'anni di continuo declino.
Saluti
T.
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