...e se avessero ragione loro?

Buongiorno,

nei giorni scorsi mi è capitato di frequentare marginalmente uno spizzico di Carinzia, come faccio peraltro pressochè da sempre e mi sono accorto di quella che forse è una piccola inversione di tendenza che si sta verificando in quel Paese.

Da anni gli esercizi commerciali carinziani avevano portato avanti una politica sugli orari di apertura che sembravano svogliatamente  rincorrere (pur limitatamente ed in ritardo) l'andazzo italiano che prevede aperture sempre più estese sia in termini di giornate (chissà come facevamo a sopravvivere quando i negozi chiudevano la domenica e durante le festività...) sia in termini di orario (chissà come facevamo a sopravvivere quando i negozi chiudevano alle sette di sera).

Io, che da bambino mi meravigliavo perchè a Villach il sabato pomeriggio era tutto chiuso e perchè i negozi durante la settimana chiudevano per me prestissimo (cioè ad orari variabili tra le 17.30 e, eccezionalmente, le 19.00) mi ero ritrovato ultimamente a vedere come anche in Carinzia i negozi fossero giunti a tenere aperto anche il sabato pomeriggio e come, durante la settimana, l'orario di chiusura si fosse progressivamente spostato per tutti alle 19.00 - 19.30. Persino la chisura domenicale era eccezionalmente messa in discussione in qualche hard discount votato ad acchiappare clienti provenienti dall'Italia nei pressi del confine (!).

Quello che ho notato in questi giorni è, come dicevo, un passo indietro che muove non da piccoli esercizi, ma da catene distributive di media e grande dimensione, locali e non (Media Markt, Mobelix, XXXLutz,... per citarne alcune), che hanno ripristinato le vecchie chiusure serali tra le 18.00 e le 18.30 anche nei giorni feriali.

Non conosco con certezza i motivi di questa scelta, ma ipotizzo e trovo ragionevole che, proprio per la natura degli esercizi che stanno facendo questa scelta, ci sia stato chi si è fatto i conti in tasca e si è reso conto che tenere aperto più a lungo comporta con certezza un aumento dei costi di esercizio (energia, climatizzazione, salari,...), ma non permette necessariamente un corrispondente aumento dei ricavi (1), magari perchè i clienti, specialmente in tempi di crisi, acquistano prevalentemente quello che loro serve, e non modificano quindi significativamente la loro propensione all'acquisto sulla base degli orari di apertura.

Significativo che questo avvenga in un Paese dove il costo della manodopera è nettamente superiore al nostro ed il lavoro dipendente trattato con molto più rispetto: da noi sembra che l'atteggiamento per ora rimanga quello di trascurare i costi di struttura e chiedere ai dipendenti straordinari non pagati flessibilità, nella poco ragionevole speranza che i clienti continuino ad acquistare perchè il negozio lo permette, invece che in base alle proprie esigenze.

Inutile dire che, in questa situazione, mi auguro (senza peraltro sperarci molto) che l'esempio Carinziano (ma credo sarebbe meglio dire almeno austriaco) faccia riflettere un po' anche i nostri commercianti...

Ciao

Paolo

(1) o almeno non mi pare lo permetta in maniera generalizzata

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