Il PDL piange, ma il PD non ride

Buongiorno,

Ok, ok, guida tu!
Terzo post sui risultati elettorali. Quello più difficile, perchè a criticare gli sconfitti son buoni tutti, ma criticare i vincitori è più difficile, e oggi vorrei parlare del punto di vista dell'opposizione, il che complica un po' le cose, sia perchè l'opposizione ha vinto sia soprattutto perchè, in un Paese normale, a guidare la maggioranza e l'opposizione sono i due principali (o unici) partiti dello schieramento (cosa che personalmente riterrei auspicabile, in quanto affida la guida a chi ha i numeri per poterla esercitare nel rispetto del mandato elettorale), ma in Italia non è così. Sulla maggioranza da tempo la Lega sta esercitando una golden share su tutto ciò che non riguarda i problemi personali del Premier, mentre all'opposizione un PD muto e completamente caotico si sta lasciando condurre da chiunque gli stia passando accanto, IDV o SeL che sia.
Una vittoria dell'opposizione?
Fatta la doverosa premessa comincio a fare qualche distinguo: non tirerei dentro l'analisi il caso di Napoli, dove l'opposizione ha vinto con un candidato indesiderato persino dall'IDV, in presenza di una astensione al voto particolarmente corposa e con un paio di problemi endemici particolari che annullano tutto il resto come rifiuti e malavita: è una situazione un po' troppo particolare per poter dire chi a vinto e addirittura SE ha vinto...

Al di là di questo le vittorie dell'opposizione hanno spessissimo ricalcato il seguente schema (la principale eccezione è quella di Fassino a Torino): alle primarie il candidato del PD (spesso uomo d'apparato, sostanzialmente incapace di indicare una linea politica) viene sconfitto dal vendoliano di turno, che, a sua differenza, è in grado di proporre qualcosa di alternativo alla destra (non sempre necessariamente qualcosa di concreto, in più casi, nello stile di Vendola, ho sentito anche molta demagogia, retorica e populismo, che però evidentemente sono stati interpretati come una passione che nella politica italiana attualmente manca).

Ed il panorama politico è talmente deserto che tanto basta spesso per attrarre buona parte di chi, pur al di fuori dell'alleanza e senza particolari accordi, non ha passato il vaglio del primo turno, tra i grillini e tra i centristi, ma anche tra i potenziali non votanti. E, talvolta, con il PD che non si è nemmeno sbattuto molto per il risultato, una volta appurato che il candidato non sarebbe stato il suo.

Abbiamo vinto?!? Mo davvero?!?
E con questo si sono concretizzati molti risultati sorprendenti secondo le vecchie logiche, risultati dei quali però il buon Pierluigi Bersani dall'ardita metafora farebbe bene a non andare ancora troppo fiero, perchè è evidente che troppo spesso il risultato non è farina del sacco del PD, ma sorcio catturato da un altro gatto :-).

Ora però è il momento di vedere il bicchiere mezzo pieno, di riconoscere che la situazione attuale può essere (andiamoci piano, ho detto "può essere", non "è") un punto di svolta e di partenza e di dare la biada al somaro (magari se parlo come lui Pierluigi mi capisce meglio), in modo che, una volta che si è avviato un meccanismo vincente, questo abbia energie per andare avanti e portare risultati. E per poter partecipare alla festa da protagonisti, non solo da invitati.

Questo si traduce, secondo me, in alcune cose:

  • far tacere D'Alema e Veltroni, prima che ripropongano la solita proposta di una alleanza al centro che negli ultimi quindici anni ha ucciso qualsiasi possibilità di vittoria a sinistra e qualsiasi entusiasmo nella base elettorale (chi era pronto a battersi a morte per la Binetti?)
  • abbandonare la rincorsa degli uomini della provvidenza in stile Calearo o Luca Cordero di Montezemolo: possono funzionare a destra, ma non credo che il miliardario (magari anche con quarti di nobiltà) abbia appeal o cose in comune con l'elettorato di sinistra
  • definire un programma politico appetibile per un elettorato di sinistra (è ovvio che non sto parlando di espropriare la proprietà privata, vero? Lo dico solo per essere sicuro di non essere frainteso), magari proponendo un meccanismo per l'uscita da un mercato del lavoro troppo precario e penalizzante per i giovani
  • proporre quelle riforme a costo zero che riporterebbero a sinistra laici e minoranze che hanno progressivamente abbandonato il PD, quando hanno riconosciuto nei propri confronti solo un impegno di facciata (e spesso nemmeno quello), riforme che segnerebbero in senso progressista e civile la nostra società
  • rendere sistematiche vere primarie interne, oltre che di coalizione: se il PD avesse permesso anche ai propri giovani di emergere,invece di imporgli investiture che non arrivano mai, forse avrebbe qualche risultato "a rimorchio" in meno e qualche sindaco in più. Come dimostra Renzi.
  • pianificare (e non solo blaterare di) una riduzione dei costi della politica: riduzione parlamentari, eliminazione province, soluzione del problema delle società miste pubblico privato (ciò che è di interesse pubblico sia gestito dal pubblico, qiuello che non lo è dal privato. Punto. Se no nascono solo casini, come nelle partecipate in cui nei CDA i politici ci stanno per percepire uno stipendio, ma sostanzialmente senza poteri gestionali: pesi morti ben retribuiti, indirettamente, da noi)
  • pianificare una riforma fiscale credibile con aliquote diverse per reddito ma meccanismi di detrazione / deduzione uguali per tutti, eliminando differenze tra dipendenti e non e riducendo alla radice i margini per l'evasione
  • pianificare una politica industriale a partire dalla necessità di realizzare una diversa politica energetica e nuove e più efficaci infrastrutture
  • selezionare e formare i propri amministratori e dirigenti (anche se per la Lega non ha funzionato)
  • battere il ferro finché é caldo: i referendum offrono una buona possibilità di sconfessare ulteriormente le scelte del governo
  • Oh, Bersani! tutto io devo fare in questo partito? Qualche idea ed iniziativa non potresti mettercela anche tu? Che poi per ora nemmeno ti sto votando! :-)
Con sforzo
Credo che imbastendo queste iniziative il PD potrebbe sperare di riprendere un ruolo di leadership nella sinistra e, approfittando della crisi di credibilità della destra, persino di poter tornare a governare. Magari sarà difficile, ma nulla si ottiene senza sforzo. Domandatelo ai vendoliani. Oppure a Obama. O a Renzi.

E' ora di capire che il potere non è un diritto, ma un impegno che bisogna andarsi a prendere da chi non ha alcuna intenzione di lasciarlo andare.

Ciao

Paolo


1 commento:

denny ha detto...

come nn essere daccordo?
quoto il tutto.
(vi leggo sempre)