Precari: il costo ed il valore

Buongiorno,

ricordo di aver già parlato di come in Italia troppo spesso quando si parla di lavoro o di investimenti ci sia una grande attenzione al loro costo, e si ometta in maniera assolutamente stupida qualsiasi valutazione sul loro valore.

In tal senso le dichiarazioni del Ministro Patroni Griffi riportate dai giornali nei giorni scorsi sono l'acme dello pseudoragionamento (anche con lo pseudo davanti la parola ragionamento è terribilmente sbagliata in questo caso) che identifica il costo di un bene o servizio con il suo valore.

Repubblica titola: "Nella P.A. 260.000 precari, impossibile stabilizzarli tutti": mi auguro, contro il mio interesse ed in maniera un po' ingenua che domani i 260.000 precari in questione si fermino e smettano di lavorare, magari per qualche giorno e indicando quali siano i loro trattamenti economici, per togliere ogni equivoco possibile.

E, forse, almeno nella parte di utilità più immediata (non mi aspetto che una persona poco lungimirante capisca per esempio il valore degli investimenti nell'istruzione, visto che non si concretizzano in un utile evidente nell'arco di pochi giorni), il valore del loro operato potrebbe essere un po' più chiaro a chi (s)ragiona e (stra)parla con una leggerezza degna di altri ministri suoi degni colleghi (la Fornero dei choosy ed il Polillo che "in Germania le aziende vanno bene perchè la gente lavora", per citare i primi due che mi vengono in mente).

Perchè il blocco di scuole ed ospedali renderebbe immediatamente chiaro quale peso abbiano queste figure nell'economia e nella società italiane. E non credo che nessuno, davanti a contratti scandalosi, avrebbe il coraggio di prendersela con chi sciopera, nè credo che a nessuno piacerebbe rischiare di fare come Morsi, il presidente egiziano costretto dalla folla inferocita a scappare dal palazzo.

Sia ben chiaro, non credo che tutti quei contratti vadano trasformati in rapporti a tempo indeterminato con atto d'imperio dall'oggi al domani, ma che vengano velocemente banditi i concorsi per i lavori che sono stabilmente necessari (quello del professore precario da trent'anni, del borsista / stagista che lavora nello stesso laboratorio da cinque anni o più, del pompiere / infermiere che opera nello stesso reparto / stazione da cinque anni o più,...), riconoscendo a chi ha operato come precario gli stessi diritti di anzianità che vengono riconosciuti agli altri (come richiede la CGIL -ma non ci avevano detto che la CGIL dei precari se ne sbatteva altamente a favore dei suoi soli tesserati?-).

Perchè il fatto che il problema è enorme non può essere la scusa per lasciar tutto com'è ed anzi lasciarlo gonfiare ancora, visto che lo stesso ministro lo riconduce in parte ad un blocco delle assunzioni almeno parzialmente ancora in vigore.

Ciao

Paolo

P.S. il ragionamento su costo e valore dei precari non riguarda ovviamente solo la P.A. Le retribuzioni e le condizioni contrattuali che si sentono sempre più spesso sono il chiaro indice di una realtà degradata ormai generalizzata. Per potercene risollevare è necessario di fatto ancora che ce ne si renda realmente conto, cosa che le continue uscite di politici e media volte a dimostrare che in fondo determinate condizioni sono normali ed accettabili (ed anzi ulteriormente comprimibili) dimostano non essere ancora un dato assodato.

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