Buongiorno,
nel 1989 ho condiviso (da
spettatore televisivo) l'entusiasmo davanti all'abbattimento del muro
di Berlino: si trattava della cancellazione di un insulto alla
libertà ed ai diritti dei popoli europei e della premessa per un
miglioramento generale delle condizioni di vita e di sicurezza in
tutta Europa. Fu un evento storico di portata enorme, che cambiò gli equilibri geopolitici dell'intero continente dopo cinquant'anni di guerra fredda.
Negli anni successivi gli
Stati europei furono chiamati a sobbarcarsi una parte dei costi
dell'unificazione della Germania, costi che si riverberarono nei
conti pubblici di tutti gli Stati europei attraverso la propagazione
degli effetti della decisione dell'allora Cancelliere Helmut Kohl di
fissare il cambio tra il Marco della ex RFT e quello della ex Ddr
alla pari attraverso i meccanismi del Sistema Monetario Europeo,
l'antesignano di quello che successivamente sarebbe stato l'Euro.
Successivamente, ad opera dei Paesi Europei, ho visto smantellare confini che avevo
visto esistere da sempre, introdurre monete comuni tra nazioni
vicine, cadere altri muri meno celebrati e più domestici, por fine a guerre nei Balcani che giungevano fin sulla porta di casa nostra ed affrontare l'inizio di unaserie di migrazioni verso i nostri porti.
Erano cose che spesso
comportavano costi e sacrifici (economici e non solo), ma che
miglioravano nell'immediato ed in prospettiva le condizioni di vita
mie e degli altri cittadini europei attraverso un percorso volto a
trasformare il continente europeo in qualcosa più di una somma di
Stati e Nazioni: spostarsi, studiare vivere e commerciare in tutto il
continente diventava facile e naturale per popoli culturalmente
affini al punto di attrarre anche coloro chi era culturalmente
molto distante da noi, come la Turchia.
Non saprei individuare
quando il meccanismo si sia inceppato, ma oggi è chiaro che quel
grande progetto europeo sta fallendo, schiacciato da un mix di
burocrazia, demagogia e populismi.
Sta fallendo nel
perseverare nell'abbandono al suo destino di miseria economica di una
Grecia strangolata dai propri errori passati e dalla odierna scarsa lungimiranza della finanza europea.
Sta fallendo nel
cieco risorgere di confini e, peggio, di orrendi muri dai Balcani all'Ungheria all'Austria a cancellare il segno
più tangibile delle libertà della nuova Europa.
Sta fallendo nel cieco
tentativo di respingere disperate migrazioni generate da fame, guerre
ed oppressione.
Sta fallendo
nell'incapacità (o nella mancanza di volontà) di superare
diffidenze, burocrazie ed egoismi persino nel campo della sicurezza, come hanno recentemente dimostrato gli attentati in Francia e Belgio.
Sta fallendo
nell'incapacità (o nella mancanza di volontà) di estendere anche a
tutti i cittadini i benefici di cui stanno godendo finanza ed
imprese.
Sta fallendo nell'incapacità (o nella mancanza di volontà) di assumersi le proprie responsabilità davanti ai propri cittadini dei governi nazionali che preferiscono nascondersi dietro comodi "ce lo chiede l'Europa".
Non mi meraviglia che in
queste condizioni ci si debba porre l'ipotesi della cosiddetta Brexit, semmai mi meraviglia il fatto che si possa considerare un problema l'abbandono di un progetto fallito da parte di un socio che non lo ha mai condiviso se non in minima parte.
Se
l'Europa attraeva poco gli Inglesi quando prospettava un futuro
migliore per tutti, perchè dovrebbe farlo di più adesso che dimostra di
aver sviluppato (o di non aver risolto) una serie di problemi che la
rendono inefficiente e deficitaria rispetto alle attese originarie al punto di non riuscire più nemmeno a pensare di affrontare gli stessi problemi che fronteggiava coraggiosamente vent'anni fa o più?
Ciao
Paolo
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