Buongiorno,
no, non sono impazzito e non ho intenzione di diventare un fashion blogger, qualsiasi cosa questo significhi. Mi fa però piacere segnalare il caso di Brunello Cucinelli, di cui si sta parlando un po' in questi giorni, caso imprenditoriale estremamente atipico nel panorama italiano per come sembra riuscire a coniugare successo imprenditoriale, impegno sociale e coerenza tra dichiarazioni ed atti.
Ma, come dicevo, il successo imprenditoriale in questo caso è solo uno degli aspetti del caso, che bisogna premettere per introdurre come è stato ottenuto.
Perchè sembra che, a differenza di molti che usano le proprie dichiarazioni unicamente come marketing, Cucinelli dimostra di crederci davvero. E quando sostiene che l'apprezzamento del made in Italy nasce da una qualità figlia di lavoro di squadra, ambiente, qualità della vita e cultura sembra trarne sistematicamente le conseguenze con coerenza: difende la qualità della vita dei propri dipendenti, promuove la loro possibilità di spendere in cultura, divide con loro gli utili, restaura il borgo medievale in cui ha sede l'impresa e non solo.
Insomma, mi sembra essere un bell'esempio e, per fortuna, non l'unico nel suo settore.
Come dimostra anche Renzo Rosso, il fondatore del marchio Diesel che sta riversando una quota non indifferente dei suoi ricavi in attività che poco hanno a che vedere con la sua azienda e spaziano tra il macenatismo (dal restauro del ponte di Rialto a quello del ponte degli Alpini di Bassano), la promozione dello sviluppo sociale in loco e di iniziative di pace e sviluppo attraverso ONG.
Quindi: chapeau. E, detto da uno come me che di moda non capisce (ed anzi tende a disprezzare un pochino) e che è spesso molto critico sulla classe imprenditoriale italiana, non è assolutamente poco.
Ciao
Paolo
1 commento:
Sento parlare - bene - di Cucinelli da almeno un paio di anni, che pare seguire a suo modo il sentiero tracciato da Adriano Olivetti.
Felice di sapere che ci sono ancora persone con sani princìpi in giro in questo paese, e non solo parolai, arraffoni e furbi.
MR.
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