Il costo della manodopera

Buongiorno,

Sergio Marchionne
in questo blog, e precedentemente sull'Antizanzara, mi è capitato spesso di parlare di Marchionne per come le sue strategie aziendali abbiano di fatto riportato il costo della manodopera al centro della politica industriale della Fiat ed italiana. 

L'ho fatto, ad esempio, qui, qui e qui

Gli imprenditori italiani continuano a chiedere alle loro maestranze (principalmente attraverso forme contrattuali di precariato flessibilità) un costo del lavoro più basso. Lavorare di più, con meno diritti, per un minor salario. E una fettina di culo vicina all'osso, grazie.

Anche se ultimamente è stato Marchionne a ribadire con molta forza l'argomento stiamo parlando comunque di un trend che, con alti e bassi, dura ormai da almeno un ventennio buono, ed è un punto sul quale secondo me, l'imprenditoria italiana sta continuando a prendere una cantonata colossale, contribuendo ad affossare l'economia nazionale.

Da così...
Perchè è vero che il costo della manodopera nei paesi in via di sviluppo è inferiore a quello dei ricchi paesi occidentali, ma è altrettanto vero che si tratta di un fattore in buona parte temporaneo sul lungo periodo (i salari nei paesi in via di sviluppo crescono piuttosto velocemente riducendo progressivamente il gap con quelli occidentali) e che ha mascherato quello che secondo me era ed è il più importante parametro su cui si dovrebbe competere per accrescere il benessere comune: la ricerca e l'innovazione.

...a così.
Nei giorni scorsi la stampa ha dato, un  po' in sordina, una notizia che porta acqua a questo mulino.

La Foxconn, colosso cinese della produzione di dispositivi per l'IT già celebre per le pessime condizioni di lavoro e per i suicidi tra i dipendenti, ha deciso che per lei il costo della manodopera non sarà sostanzialmente più un parametro di competizione sul mercato, perchè automatizzerà pesantemente i propri impianti

Cioè punta sul mantenere in house la produzione (piuttosto che spostarla in Africa dove costerebbe meno), investendo in innovazione sui processi e sulla tecnologia. 

Quella che secondo me doveva essere la ricetta per l'imprenditoria italiana e che è stato uno dei fondamenti dell'economia tedesca. Purtroppo l'opposto della scelta italiana.

Il risultato è che la Germania resta una economia forte, la Cina (e la Foxconn) continueranno a crescere, malgrado costi della manodopera crescenti, mentre sull'Italia temo che i mercati continueranno a sbagliarsi, come dice il nostro Premier in questi giorni.

Perchè la Germania e la Cina stanno portando la competizione ad un livello tecnologico ed organizzativo cui le nostre imprese non hanno più, per tutte le deliberate rinunce fatte in questi anni, la possibilità di accedere. 

E, visto che il costo della manodopera sarà un fattore sempre più marginale rispetto ai costi degli impianti ed al know how, non dobbiamo aspettarci che salari da schiavi possano essere in futuro degli incentivi perchè le aziende straniere possano investire da noi.
Ciao

Paolo
Da Io, robot

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