Buongiorno,
domenica ho ricevuto una bella lezione da una squadra di ragazze preadolescenti in cui mia figlia gioca a basket dall'anno scorso e di cui sono ovviamente diventato orgoglioso e sfegatato tifoso (pensate un po' come sono ridotto).
Quindi vi tedio con un po' di fatti miei.
Per contestualizzare: la squadra, già migliorata molto dall'anno scorso quando era rimasta impigliata nei bassifondi del primo girone (diciamo che si parla a livello provinciale, per capirci), quest'anno ha invece caparbiamente superato lo scoglio e adesso milita a metà classifica di uno dei successivi due gironi regionali che portano alla final four, in una regione in cui abbondano le squadre che utilizzano le giovanili per alimentare prime squadre che militano in A e B, anche nelle primissime posizioni (o che comunque hanno strutture e numeri derivanti da tradizioni consolidate, appena appannate da traversie sociali).
E queste differenze non sono cose da poco: si va dall'allenamento settimanale in più (che per fortuna noi ci risparmiamo) alla logistica gestita con la coppia di furgoni ipersponsorizzati della società e relativi autisti (invece della pittoresca carovana di auto di noi genitori al seguito), dalla possibilità di avere rincalzi e sostituzioni in caso di infortuni/malattie/impegni (mentre oltre un terzo della nostra squadra è sotto età per raggiungere il numero minimo necessario), alla possibilità di fare scouting presso le squadre circonvicine, o di stipendiare adeguatamente gli allenatori (mentre noi..., ok, ok, avete capito). Tutte differenze ottenute investendo risorse impensabili per la piccola realtà di cui stiamo parlando.
Nello specifico domenica le ragazze affrontavano la favorita del girone, che, a punteggio pieno, a sorpresa e fuori casa ha da poco sconfitto quella che tutti ritenevano la squadra da battere.
E la affrontavano purtroppo nel peggiore dei modi: senza rincalzi si sono ritrovate ad avere difficoltà a racimolare il numero minimo di giocatrici per poter scendere in campo, a fronte di una corazzata che schierava al completo il propiro migliore organico. Per di più tra le assenti c'erano le due giocatrici più prolifiche in termini di punti.
Poichè la realtà non è un film americano dove il protagonista avrebbe infilato il canestro del sorpasso con il tiro della disperazione da metà campo a fil di sirena, ovviamente il punteggio dice che hanno straperso, perchè quarantaquattro punti di differenza sono tantissimi anche nelle giovanili. :-(
Però, senza voler blaterare di improbabili vittorie morali (vittoria morale a -44 è un concetto ridicolo):
- tra le numerosissime assenti in campo quasi tutte hanno fatto in modo di essere alla partita, chi con le stampelle in panchina, chi almeno per un saluto ed un incoraggiamento dalla tribuna
- tra quelle che hanno giocato due (una era mia figlia) lo hanno voluto fare benchè praticamente convalescenti (e non voglio sapere se qualcuna abbia taroccato la misura del termometro, visto che alla sera era tornata la febbre scomparsa solo il giorno prima)
- per molte di quelle scese in campo, malgrado tutti i limiti del giocare in otto contro dodici (e non poter quindi nemmeno utilizzare normalmente i falli nè rifiatare) a mio avviso è stata probabilmente la partita meglio giocata nella stagione, salvo cinque pesantissimi minuti di assoluta follia probabilmente legati anche all'evidente ed ovvio debito d'ossigeno
In sintesi: è stata una prova d'orgoglio, una dimostrazione di impegno, di senso del dovere e di attaccamento alle compagne (la mia retorica non giunge a parlare di attaccamento alla maglia) come raramente se ne vedono, bellissima e genuinamente da ammirare.
E io ne sono compiaciuto e financo un po' commosso (vi avevo già accennato al fatto di essere diventato sfegatatamente tifoso della squadra, vero? :-)) e voglio rendervi partecipi di tutto ciò per iscritto perchè sono diventato afono per dar voce alla passione di tifoso :-).
Anche se siete interisti e di sport quindi capite 'na mazza... :-)
Ciao
Paolo
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